15. "Per così poco?"

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Quel martedì sera Emma, Martha, Micheal e Joe vanno al falò senza Richard in quanto l'indomani sarebbe andato in missione e aveva necessità di riposarsi. Con la torcia spianata in avanti, Joe illumina la strada mentre Martha e Micheal camminano a braccetto ed Emma si stringe le braccia intorno al corpo fasciato da una giacca pesante. L'escursione termica è ancora più accentuata, considerato che - in condizioni normali - l'autunno starebbe avanzando lasciando spazio all'incombente arrivo dell'inverno. La strada è stracolma di pietroline che i passi spostano, procurando un rumore piacevolissimo. Superano l'ultima duna della strada, prima di scendere lungo il fosso e andare incontro ai primi ragazzi arrivati che iniziano a mettere fuoco alla legna appena addossata. Emma stringe le labbra mentre si mette accanto a Joe alzando il passo. Non ha per niente voglia di sentire Martha e Micheal sbaciucchiarsi avanti a lei quando sopraggiungono quei cinque minuti di tensione sessuale e danno sfogo al loro appetito. Emma si siede per terra, incrociando le gambe e guardando le prime fiamme sollevarsi verso il cielo particolarmente nuvoloso, quella sera. La luna piena è coperta dalla foschia e rilascia uno strano bagliore.
"Una notte perfetta per i lupi mannari" dice Joe, spegnendo la torcia e sedendosi accanto a lei mentre Martha e Micheal vanno a salutare il solito ragazzo che il martedì sera offre loro del whisky. Emma sorride, per poi tornare con la testa al pensiero più prepotente nella sua mente. Quei soldati che avevano tentato di aggredirla erano tornati e si sarebbero potuti incontrare in qualsiasi momento. Sicuramente l'avrebbero riconosciuta. Un brivido le fa rizzare i peli sulle braccia e le incrocia subito al petto, seppellendoci la testa dentro. Joe le appoggia una mano all'altezza delle scapole."Qualche problema?"
Ma Emma scuote la testa. "Nessuno, tranquillo."
"Non è vero. E' da ieri che stai così. C'è indubbiamente qualcosa che ti turba."
"Joe, davvero. Niente che abbia particolare importanza."
"C'entra il soldato Lodge?" chiede abbassando il tono di voce e avvicinandosi al suo orecchio. Emma lo guarda negli occhi scuri, non facendo alcun cenno del capo. Anzi, il suo sguardo si sposta immediatamente dietro Joe, esattamente al principio del fosso. Stephen sta scendendo lentamente, con una felpa nera addosso e un pantalone dello stesso colore. Una macchia scura contro il terriccio color sabbia. Joe segue la traiettoria dello sguardo dell'amica, sollevando il sopracciglio. "Qualunque cosa sia" dice, continuando a tenere gli occhi fissi sul soldato, "vai a dirla al tuo lupo mannaro."
Emma vede Stephen avvicinarsi ad un gruppo di colleghi, salutandoli con strette di mano e pacche sulla schiena mentre gira gli occhi per vedersi intorno. Quando incontra gli occhi di Emma dall'altra parte del fuoco divampante, socchiude gli occhi e stringe le labbra.
Un lato di esse si solleva impercettibilmente verso l'alto in un timido sorriso.
Emma prende un ampio respiro e appoggia una mano sulla spalla di Joe. "Hai ragione" dice, alzandosi in piedi e girando intorno al fuoco per raggiungere il soldato. Gli si mette un po' distante, intimandogli con un'occhiata di raggiungerla un po' più lontani dal resto del gruppo che potrebbe tendere le orecchie da un momento all'altro. Stephen accoglie la richiesta e si accosta a lei, mettendosi esattamente di fronte e nascondendola alla vista del fuoco. La sua ombra si staglia sulla figura più minuta di Emma che, ad un soffio di vento, si solleva il cappuccio della giacca sulla testa.
"Mi dica, signorina Jensen."
"Ha ragione" dice, guardandolo negli occhi scuri. I capelli stanno iniziando a ricrescere sulla sua fronte. "Ho bisogno di sapermi difendere, in qualunque caso."
Stephen stringe le labbra, vittorioso. "Quindi accetta la mia proposta" le dice, abbassando la voce per fare in modo che solo l'infermiera possa sentirlo.
Emma annuisce con il capo. "Sì, signore. Dopotutto qualche lezione mi farebbe bene."
"Perfetto" dice Stephen, strofinandosi tra loro le mani. "Mi dica lei come possiamo organizzarci."
"Ogni due giorni, possibilmente prima o dopo il mio turno in ospedale."
"Ma io non ho idea di quando lei lavori, considerato che non l'accompagno più da nessuna parte." Emma tira fuori dalla tasca della giacca un foglietto piegato e lo porge al soldato, ingoiando a vuoto. Stephen sorride, "E' equipaggiata, vedo."
"Sapevo già avremmo avuto questo tipo di conversazione."
Stephen da una rapida occhiata al foglietto, facendo dei rapidi calcoli a voce alta. "Dunque" inizia, tenendo gli occhi fissi sugli orari di Emma. "Potremmo iniziare già domani per minimo due ore al giorno. Come ha detto lei, faremo l'allenamento ogni due giorni perché sa già che potrebbe avvertire dolori muscolari per un giorno, considerato i movimenti inusuali che farà. Facciamo che ci incontriamo al primo fosso dopo l'accampamento, così non rischiamo che qualcuno ci veda e non è neppure tanto lontano. Dovrebbe percorrere la stessa strada che farebbe se dovesse venire qui." Stende una mano verso l'infermiera, aspettando che lei gliela stringa. "Ci troviamo lì dalle undici all'una. Così poi le lascio il tempo di pranzare e andare in ospedale per il secondo turno."
Emma annuisce, seguendo il filo logico del soldato, poi esce la mano dalla tasca e l'avvicina a quella di Stephen, stringendogliela. Il soldato la muove, vittorioso, poi lascia la presa sulla mano delicata dell'infermiera e si infila il foglietto nella tasca del pantalone. "Le auguro un buon proseguimento di serata" dice, dandole poi le spalle e tornando dai suoi colleghi.
Emma stringe le labbra e ritorna da Joe che la guarda con le braccia strette intorno alle ginocchia sollevate. L'amico solleva un sopracciglio scherzosamente, poi aspetta che Emma gli sia seduta accanto. "Hai un po' di cose da raccontarmi" e l'infermiera sa perfettamente quanto abbia ragione. Dopotutto è bene che almeno una persona conosca i suoi piani - e che questa persona non sia Martha, considerato quanto sia incline a spifferare le cose degli altri a qualsiasi orecchio sia proteso verso di lei.
Così, silenziosamente, gli racconta tutto.

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