Chapter 8: Madness

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Aurora

«Hemmings non verrà,» costata Michael. Calum sospira e «È troppo codardo», borbotta.

«Ha gli allenamenti» mi affretto a dire. Cerco qualcosa che possa giustificare la sua mancanza, eppure dentro di me un presentimento mi dice che Calum ha ragione. Luke è sempre stato un po' codardo.
«Va bene, allora» Hood si alza dal parapetto e io lo seguo, avvicinandomi ad Ashton.
Quassù sembra di trovarsi completamente fuori dal mondo e in un'altra dimensione, come se nulla possa raggiungerci e nulla possiamo raggiungere. È una sensazione di vuoto ma infinito contemporaneamente, come quando finisci un esame importante e sei sollevato, ma allo stesso tempo ansioso di saperne il risultato.

«Vorrà dire che saremo solo noi quattro.»
Il neozelandese si lascia andare in uno sbuffo e infila le mani nelle tasche della sua solita giacca in pelle. A volte mi chiedo se ne abbia di più paia o indossi sempre la stessa.

«In quattro a fare cosa?» chiede Michael. «Non dirmi un'orgia o qualcosa di simile, perchè potrei veramente spaccarti la faccia».
Calum alza gli occhi al cielo e «Volete ancora suicidarvi, dico bene?», chiede con nonchalance.
Sussulto nel sentire le sue parole, pronunciate senza alcun peso e come se avesse detto la cosa più futile di tutte. Ashton ingoia un groppo in gola e Clifford si fa improvvisamente interessato, camminando a grandi falcate verso di noi.

«Cosa? No!» ribatto. «Era... non so perchè quella notte sono venuta quassù, ma è stato un errore.» Sbotto.
«E dovreste capirlo anche voi che, se siamo ancora qui e non tre metri sotto terra, ci dev'essere un motivo. Non dovevamo morire, quella notte. E la cosa più giusta da fare sarebbe quella di dimenticare l'accaduto e proseguire con le nostre vite, in pace.»

«Magari non siamo morti proprio perchè le nostre vite dovevano incontrarsi» asserisce Michael. «Forse volevamo questo».

«È proprio qui il punto,» asserisce Calum. «Tutti noi abbiamo qualche desiderio che vorremo avverare prima di morire. Vi propongo questo: un desiderio per uno. Gli altri dovranno cercare di farlo avverare e, quando tutti i desideri saranno compiuti, ognuno di noi va per la propria strada. Suicidatevi, mettete su famiglia, andate a vivere sotto i ponti... non mi interessa.»

«Qual è il senso di tutto questo?» sbotta Irwin. Incrocia le braccia al petto e Calum si stringe nelle spalle.
«Fare qualcosa di concreto prima che arrivi la fine.»
«È una cazzata!» urla Ashton, per poi ridere falsamente.
«Non lo sarebbe se solo tu la smettessi di darmi del deficiente».
«Non l'ho mai fatto!»
«Non in modo esplicito. Ma lo pensi sempre.»
«Non riesco a fidarmi delle persone come te, perchè mi fanno schifo.»
«E cos'hanno le persone come me di tanto schifoso da non piacere al Signor Irwin?»

La situazione gli sta sfuggendo di mano e credo che, tra pochi secondi, questa discussione potrebbe trasformarsi in una rissa.
Ashton si passa una mano tra i ricci, con un'espressione nervosa e incazzata in volto.
«Tu sei quel genere di persona che ride delle sconfitte altrui. Una di quelle persone che farebbe di tutto per apparire fighe agli occhi degli altri, persino fidanzarsi con la sorella del proprio migliore amico per via di una fottuta scommessa e, prontamente, una volta vinta la sfida lasciare la ragazza di punto in bianco senza spiegazioni, lasciandola affogare nella merda e ignorandola, come se non esistesse più.»

Gli occhi di Ashton sembrano... lucidi. Ho sentito di sua sorella e Calum da alcune voci di corridoio, circa un'anno fa. Da quel momento ho iniziato ad etichettare quel genere di ragazzi e, quindi, evitarli per scampare a umiliazioni.

Un giorno incontrai Lauren Irwin per i corridoi e le dissi che mi dispiaceva davvero tanto per ció che le era accaduto.
Arrivammo a diventare amiche.
Spesso uscivamo insieme a Sharyl e ci divertivamo tantissimo a prendere in giro i ragazzi come Calum Hood.

Poi ho iniziato a frequentare Luke. Sharyl ha iniziato a mostrare comportamenti strani e non da lei, isolandosi lentamente da tutto e tutti. All'inizio non me ne preoccupavo, infondo ognuno di noi ha i suoi brutti periodi e pensavo semplicemente che le sarebbe passato e sarebbe tornata la ragazza di prima.
Io e Luke cominciammo a sentirci come amici, naturalmente, ma avevo una cotta per lui da anni e quando mi invitó alla festa a casa di Hood non seppi dire di no.

Quella stessa sera mi sono ubriacata per la prima volta e la mia reputazione è andata a puttane quando ho iniziato a ballare con un ragazzo, che avevo scambiato per Luke. Se ne aggiunsero altri due e, nonostante avessi detto che si dovevano togliere di torno e non avevo più voglia di ballare, loro continuavano a toccarmi i fianchi e chiedere a qualcuno di riprendere quel loro attimo di gloria.

Disgustoso come possano essere insensibili le persone.

Sharyl venne ricoverata, il video fece il giro della scuola e Lauren smise di parlarmi. Aveva ragione a non farlo, eppure quando camminavo per i corridoi o in classe o in mensa e persino all'uscita di scuola e tutti quanti mi additavano dandomi soprannomi orribili che fingevo di non sentire, percepivo il bisogno di avere Lauren al mio fianco. Qualcuno che fosse già stato nella mia situazione e potesse capire come ci si sentisse vuoti, insignificanti e ridicoli in una situazione del genere.

«Tutto bene?»
All'improvviso Michael, Calum e Ashton si voltano verso di me e riacquisisco lucidità, accorgendomi di star piangendo. Mi passo il dorso delle mani sugli occhi con gesti veloci, senza preoccuparmi del mascara che ora mi sporca la pelle.
«Tutto okay», borbotto. «Semplice allergia» sforzo una risata e mi stringo nelle spalle.

Ma siamo tutti emotivamente troppo instabili per credermi.

«Vuoi un passaggio? Ho la moto, ma la mia patente è in regola, te lo giuro.»
Irwin alza gli occhi al cielo alle parole di Calum, che abbassa lo sguardo verso il basso. È strano veder fare un gesto così timido da una persona come lui.

«La accompagno io, Hood.»
Il tono autoritario di Ashton mi fa innervosire.
«So perfettamente tornare a casa da sola. E ora non voglio tornarci.»

Quindi mi siedo di nuovo sul parapetto, incrocio le braccia sotto il seno e inizio a osservare il tramonto che si staglia oltre i palazzi di Sydney, continuando a piangere in pace e silenzio.

𝐂𝐎𝐔𝐍𝐓𝐃𝐎𝐖𝐍Where stories live. Discover now