Epilogo: The final Countdown

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Aurora

Tre mesi dopo

«Oh e andiamo, smettetela di pomiciare sul mio divano, disgraziati!» afferro un cuscino e lo lancio verso Michael e Luke, che si dividono d'un tratto e me lo rilanciano indietro. Lo schivo con una mossa fulminea e finisco di abbottonare controvoglia la toga blu per la cerimonia del diploma. Davvero, io neanche volevo andare a questa fottuta cerimonia. Avrei preferito recarmi direttamente nell'ufficio della Preside o chi per lei, farmi dare quel pezzo di carta, stringere la mano al personale ingoiando la voglia di lasciarmi alle spalle la Sydney High School al più presto e tornarmene a casa.
Invece Calum e la mia famiglia mi hanno praticamente costretta ad andarci, affittando una toga anche per me e promettendomi che alla fine della pagliacciata avremmo potuto lanciare petardi in giro e mandare a fare in culo metà degli insegnanti lì presenti. Michael, per questo, non sta nella pelle.

«La ribellione. Una rivolta da dentro il Sistema. Dal mio profondo, dopo anni, sento di avere l'opportunità di lasciarmi alle spalle le Istituzioni dell'Odio e procedere verso la mia strada. Ho intenzione di verniciarmi il culo e stamparlo su ogni armadietto. Questo per vendicarmi del fatto che non ce li hanno mai lasciati decorare. Loro e quelle fottute manie di perfezionismo.»
Mike, ora con i capelli di un nero corvino, balza in piedi di scatto e alza le braccia al cielo.
«Tu e le tue propagande anarchiche finirete nei guai, un giorno.» Luke si dirige verso il tavolo nella sala da pranzo e prende la sua toga appoggiata alla sedia.

«Ma quel giorno non sarà oggi.» Michael lo segue. «Io credo nell'anarchia moralmente corretta, amici miei. La mia libertà finisce dove inizia quella di qualcun altro. È questo il mio regalo al mondo, non uno stupido diploma che mi illude di essere più intelligente di qualcuno che non ha continuato gli studi. I più grandi, quelli che hanno cambiato la storia, non avevano alcun attestato. Tipo Gandhi, o Virginia Woolf, Osho, Jung e una marea di altre persone. Nessuno di loro aveva un cazzo di diploma, eppure li hai mai visti friggere le patatine in un fast food? No. Punto primo: perché a quei tempi ancora non esisteva alcun fast food. Punto secondo: loro non ne avevano realmente bisogno. La loro esistenza era destinata a un compito superiore.»

«Punto terzo: Jung ce lo aveva, un diploma. Come credi che sia diventato psicoanalista?» Luke fa un cenno d'assenzo alle mie parole. Si fa scivolare nella toga e aiuta Michael a non incapparsi nella sua.

«Sì, puo' anche essere.» La testa del corvino spunta fuori tra l'ammasso di tessuto blu mentre io mi guardo intorno alla ricerca di Calum. Salgo al piano di sopra e busso alla porta del bagno. «Ehi, sei presentabile? Posso entrare?»
Lui, per tutta risposta, apre la porta. «Sì, vieni. Stavo cercando di mettere un po' di gel su questi capelli del cazzo. Sai, per sembrare uno studente modello, o roba del genere.»
Passa le dita tra i capelli mentre si guarda allo specchio, poi si lascia andare in un sospiro sconsolato e scoppio a ridere.
«Cosa?», chiede. Mi stringo nelle spalle. «Sembri Draco Malfoy, Santo Cielo. Lascia perdere, stai meglio senza. Tanto non saresti sembrato un bravo ragazzo in ogni caso.»

«Oh, ma vaffanculo!» si impettisce e scompiglia i capelli. Dopo essersi lavato le mani e averle asciugate sul tessuto della sua t-shirt nera, lo vedo voltarsi verso di me. «I ragazzi sono di sotto?» Annuisco alla sua domanda.
«Stiamo aspettando te ed Ashton. Vuole farci da accompagnatore.»

«Bene. Devo dirti una cosa.»
Incrocio le braccia al petto, corrugo le sopracciglia. Sembra abbastanza teso. L'ultima volta che ha fatto questa faccia mi ha confessato di aver ascoltato l'intera discografia di Britney Spears per un giorno intero. «Spara.»
Prende un respiro profondo. Si passa di nuovo le dita tra i capelli, sposta il peso da un piede all'altro, inclina la testa e si morde il labbro inferiore. Diamine, sembra serio. Sto per fargli cenno di darsi una mossa perché inizio a preoccuparmi, ma lui mi precede. Fa un passo verso di me, riducendo drasticamente le distanze, e mi bacia. Mi bacia, cazzo. Ci impiego una manciata di secondi per elaborare ciò che sta accadendo. Le sue labbra sono morbide e calde come ho sempre immaginato che fossero, e le sue mani sul mio volto tremano un po'. Mi sfiora quasi con paura che io possa rompergli le ossa da un momento all'altro, quando invece sono talmente sorpresa e confusa da non riuscire a muovere un muscolo. Cosa diavolo sta succedendo?

𝐂𝐎𝐔𝐍𝐓𝐃𝐎𝐖𝐍Where stories live. Discover now