Chapter 24: Tidy the room

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Calum

Mi passo tra le mani una pallina anti stress, facendola rimbalzare contro il muro davanti a me e afferrandola subito dopo. Sono le otto di sera, i miei lavorano fino alle nove e Mali è uscita insieme a delle sue amiche. Sono solo in casa.
Ho ancora una canna accesa tra l'indice e il medio, che avvicino alla bocca prima che la palla possa tornare indietro. La riafferro con la mano libera e ripeto il ciclo, fin quando sul muro si vanno a formare dei segni di colore lasciati dallo scontro con la vernice scrostata della pallina.

Sono seduto sul materasso da ore, probabilmente. L'ultima volta che ho spostato lo sguardo sull'orologio erano le sei e trenta. Peró mi piace stare solo, accompagnato solo da me stesso e il ticchettio dell'acqua che perde dal rubinetto del bagno. È quasi rilassante.
D'un tratto non mi accorgo di aver iniziato a fissare il muro, la pallina caduta a terra che rotola via e la canna che si sta consumando forse con troppa velocità.
E il mio telefono sta squillando.
Quindi allungo il braccio e lo tiro fuori dal groviglio di vestiti su cui era immischiato, corrucciando le sopracciglia quando leggo il nome sul display.

Ashton Irwin.

Senza neanche pensarci il mio dito si muove sullo schermo, accettando la chiamata.
Attendo che sia lui il primo a parlare.

«Brad Pitt, Luciano De Crescenzo, Oliver Sbacks e Thierry Lhermitte. Sai cosa hanno in comune queste quattro persone?»

«Il cazzo?» tento.
La sua risata quasi mi fa perdere l'udito, quindi decido di allontanare il telefono dall'orecchio e metterlo in viva voce. Riprendo a balzare l'antistress sul muro.

«Prosopagnosia.», asserisce. Subito drizzo le orecchie. «Tutti e quattro soffrono di Prosopagnosia.»
«Come fai a saperlo?»
«Ho fatto delle ricerche.»
Ridacchio. «Perchè?»
«Volevo dimostrarti che non importa quali siano i tuoi problemi, non importa se non riesci a riconoscere delle cazzo di facce, nella vita si puo' fare sempre qualcosa di grande.»
Rimango in silenzio. Neanche mi accorgo di non star dicendo nulla. Mi riscuoto pochi secondi dopo, quando Ashton riprende a parlare.
«Brad Pitt e Thierry Lhermitte sono attori, Luciano De Crescenzo è un famoso scrittore italiano e Oliver Sbacks un medico», aggiunge. Sorrido, anche se so che non puo' vedermi.

«Posso farti una domanda?» si fa improvvisamente serio. «Me ne hai già fatta una,» rido.
«Oh, andiamo! Concedimene un'altra.»
«Va bene, spara.»
«I tuoi lo sanno? Della Prosopagnosia, intendo.»

Scuoto il capo. «No, non ancora.»
«Quando hai intenzione di parlargliene?»
«E se non gliene parlassi?»
«Amico, sono la tua famiglia. Meritano di sapere; ti hanno pulito il culo fino a pochi anni fa e tua madre ti ha buttato fuori dalla vagina sopportando nove mesi di intemperie. Per non parlare di Mali che ti sopporta ogni giorno. Devi dirglielo.»

«Non so se mi hai fatto sentire estremamente motivato o offeso.»
«In realtà volevo fare entrambe le cose.»

Spengo la canna nel posacenere sul comodino. Ormai non ne ho più bisogno. Mi imposto un promemoria mentale per ricordarmi di metterla via prima che i miei la vedano.

Rimaniamo entrambi in silenzio, fin quando il rumore di una porta che si apre e una voce familiare dall'altro capo del telefono mi provocano un doppio battito cardiaco.

«Ash, hai preso tu il mio libro di letteratura?»

«No, ma prova a chiedere a Harry. Ho visto che stava facendo degli origami, un'ora fa.»

Poi un «Harry!» prorompe nella stanza e in un attimo la porta sbatte.

«Come- come sta Lauren?» chiedo. Sento Ashton muoversi e borbottare un "Ops, eccolo qui il libro" prima di rispondermi.
«Lauren? Sta benone. Ha deciso di partecipare al concorso di poesia, alla fine.»

«Davvero?» sorrido, forse troppo. Mi fanno male le guance. «Nessun rancore?»
Ashton ride. «No, nessun rancore. Ma all'inizio ci è stata molto male.»

«Dici che se adesso mi presentassi sotto casa tua con un mazzo di gigli e una banda di musicisti messicani mi perdonerebbe totalmente?»

«Bello, stai parlando di mia sorella. Chi dice che ti faró entrare?»
Alzo gli occhi al cielo. «Allora stringiamo un patto; io dico ai miei genitori della Prosopagnosia e tu non mi uccidi se tento di chiedere scusa a tua sorella. Affare fatto?»

«Affare fatto.»

Sento la porta d'ingresso aprirsi e subito balzo in piedi. La mia vita sta per riprendere la strada giusta. Tutto diventerà straordinariamente perfetto.
«Adesso devo andare; i miei sono a casa.»

Quando sto per riattaccare, la voce di Ashton mi richiama.
«Calum?»
«Si?»
«Ti avrei fatto entrare in casa comunque.»

«Oh, fanculo.»












WELLAH

Bene ok i cashton sono carini ma i muke vi faranno sclerare di più, credo.

IMPORTANTE:
Avevo pensato di creare una playlist per Countdown, ma siccome tendo a infilare sempre le stesse canzoni su ogni playlist di ogni storia ho deciso che sarete VOI a sceglierle.

Commentate con il titolo di una canzone che vi piace o vi sembra adatta a questa storia, poi io le aggiungeró alla playlist su Spotify.

Oppure, semplicemente, scannerizzate il banner che vi lascio qui sotto e aggiungete voi le canzoni (ho reso la playlist collaborativa, in teoria potreste farne ció che volete. In teoria.).

Bene, buona vita vi amo e niente Cliffoconde a tutti 💞💓💕💖💝💖💕💓

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𝐂𝐎𝐔𝐍𝐓𝐃𝐎𝐖𝐍Where stories live. Discover now