Chapter 30: Runaway

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Luke

«C'è una festa, sabato sera.»
Michael alza lo sguardo dal taccuino consumato su cui stava disegnando e «Qui c'è una festa diversa tutte le sere, Luke» dice, una liquirizia tra i denti e lo sguardo distratto.
Annuisco. «Ti va di andarci?»
Ecco che la sua attenzione si rivolge completamente a me. Chiude il quadernetto e lo allontana, osservandomi con sguardo divertito.

«Tu ed io? Ad una festa? Insieme?» le sue sopracciglia diventano due archi tanto le alza, e sulle labbra si dipinge un ghigno.
«Tu ed io, a quella festa, insieme come buoni amici. Esattamente.»

«Buoni amici che amano scopare e baciarsi di nascosto piuttosto che rivelarsi al mondo per quello che sono realmente, certo.»
Torna con la schiena sulla tastiera del letto, poggia il taccuino sulle sue gambe e ricomincia a fare ciò che stava facendo prima.

«Andiamo,» lascio cadere una mano sulla sua coscia, rivolgendogli uno sguardo divertito. «Il coming out non serve a niente. E ho una ragazza, ricordi?»

«Ovviamente. Come dimenticarsene.» Michael sbuffa una risata. «Perchè non ci vai con lei? Scommetto che non vede l'ora di passare del tempo con il suo meraviglioso e fedele ragazzo. Non trovi?»

«Cosa ti prende», chiedo. Sposto la mano e lui ridacchia, marcando il tratto della penna sul foglio. «A me? Niente. Cosa succede a te, piuttosto!»

«Non mi sta prendendo niente.»
«A me pare di sì. Ti stai alterando.»
«È colpa tua! Riesci a farmi sentire una merda per qualunque cosa faccia.»
«Oh, okay. Scusami. Non devo parlare, ho capito. Devo solo essere la tua puttana personale per poi venire messo da parte non appena trovi qualcosa di meglio da fare.»

«Cristo santo, non intendevo questo!»
Balzo in piedi, mi passo le mani sul volto. I lividi e gli ematomi che mi ha lasciato Zayn fremono sotto le mie dita.
Michael mi guarda. Continua a guardarmi. Il suo sguardo riesce a mettermi in soggezione come nessun altro sa fare.
«Ascoltami, se non vuoi venire alla festa e continuare ad essere l'asociale di sempre, per me va ben-»

«Asociale
«Sì, Michael. Non esci mai di casa, le poche volte che lo fai ti irrita qualunque minimo particolare e finisci sempre per startene in disparte. Di certo queste non sono le caratteristiche di una persona loquace.»
«Magari è perchè non voglio affogare ogni giorno tra la falsità delle persone, e interpretare un ruolo che non è il mio. Come invece fai tu, Luke. Tu reciti un ruolo diverso ogni fottuto giorno. E-e questo mi ha fatto pensare "chi è il vero Luke Hemmings?". Quello di ieri notte, di stamattina o colui che sarà oggi pomeriggio?»

Si alza anche lui, mi raggiunge e si limita a puntare i suoi occhi arrossati nei miei.
«Chi sei davvero, Luke? Voglio saperlo. Voglio capire se per te sono solo un qualcosa per passare il tempo.»

Silenzio.
Silenzio e silenzio.

La verità è che non lo so neanche io. Ha ragione: ho interpretato così tante parti diverse che mi sono dimenticato quale sia quella vera.
I suoi occhi color giada mi perseguitano anche quando chiudo i miei e poggio la schiena al muro, cercando di mantenermi stabile nonostante la stanza abbia iniziato a girare e girare.
«Ti amo».
Ora è lui a fare silenzio.
«Cosa?»
«Ti amo».

«Sì. Come no. Vattene, Luke. Voglio stare solo.»
Indica la porta. China il capo. Fa per sedersi sul letto quando «Ti amo», ripeto.

𝐂𝐎𝐔𝐍𝐓𝐃𝐎𝐖𝐍Where stories live. Discover now