Chapter 11: Do I Wanna Know?

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Luke

Sono sempre stato un ottimo attore.
Al corso di recitazione per crediti extra sono l'allievo più votato per interpretare i ruoli principali delle recite, difatti non mi riesce poi così male impersonificarmi nei panni di qualcuno che non sono io.

Insomma, lo faccio ogni giorno. Mi sveglio, scendo dal letto, il tempo di lavarmi e ascoltare una canzone dei Green Day che subito indosso le vesti di Lucas Robert Hemmings, uno tra i migliori studenti della Sidney High School, eccellente in tutte le materie, capitano della squadra di basket e una persona gentile e sincera con tutti.

Sono sempre stato bravo a recitare un ruolo che non è il mio, quindi ci è voluto poco per far credere a Michael che ero fottutamente ubriaco.
La verità? Ero steso nel giardino di casa mia, la seconda nella schiera di abitazioni del quartiere, a osservare le stelle ponderando l'idea di ubriacarmi davvero fino a finire in coma etilico.

«Quindi... cosa ne pensi dei Muse?» chiedo, solo per spezzare il silenzio che ci avvolge. Sento il disperato bisogno di urlare e solo impegnando il mio tempo a parlare con qualcuno riesco a sopprimere i miei pensieri.
«Mi piacciono» Michael annuisce, ciondolando le gambe seduto sul muricciolo, e facendo scontrare i talloni sui mattoni rovinati. È seduto al mio fianco e guarda la città come se fosse qui per la prima volta; il cielo stellato, le luci della città accese e il rumore di una festa che si sta svolgendo nelle vicinanze. Sembra così tranquillo.

«Anche a me piacciono.»
Silenzio.

Siamo seduti sul parapetto del palazzo più alto di Sidney, lo stesso dal quale volevamo buttarci giù la notte del trentuno dicembre.
L'intenzione c'è ancora, ma con qualcuno al mio fianco tutto passa in secondo piano.

«Ti piace davvero la vita che hai?»
La sua domanda mi fa corrugare la fronte.
«È complicato» borbotto, accompagnando le mie parole a una risatina da perfetta persona ubriaca.
Michael si volta a guardarmi, distogliendo lo sguardo dal panorama. «Semplificalo, allora».
«È complicato».
«Lo so»

La cosa che mi piace quando parlo con lui (e che ho scoperto solo questa notte) è che riesce a capirti anche con un solo sguardo, e che ti chiede le stesse cose che, lo so per certo, domanda a se stesso. Quindi parlare con lui è come farlo con un altro te, qualcuno che ti somiglia.
Ed è fottutamente spaventoso.

«E a te piace la tua vita?» sento il bisogno di fargli la stessa domanda.
«È complicato,» sbuffa una risata e china il capo, iniziando a giocare con l'anello attorno al suo pollice. Sembra così piccolo, ora. E io invece so per certo di esserlo.
Ancora silenzio.
Si sente il rumore di un clacson in lontananza e chiudo gli occhi, lasciandomi accarezzare dal leggero venticello che tira quassù.

«Le persone si aspettano troppe cose», asserisco, respirando a pieni polmoni l'aria fresca. Michael si volta di nuovo a guardarmi ma evito il contatto visivo; continuo a guardare un punto indefinito davanti a me.
«E aspettarsi troppe cose non fa altro che incrementare delusioni.»
Lo sento sospirare. «Sono i tuoi genitori, vero?»

Ora sono io a voltarmi verso di lui. I nostri sguardi si incrociano e distolgo subito lo sguardo. 1-0 per Michael.
Annuisco. «Io so che loro vogliono il meglio per me, so che si aspettano tante cose. E, i-io»
«E tu non puoi fare altro che dare loro ascolto perchè sai cosa si prova a subire una delusione.»

«Io faccio del mio meglio, Mike. Ma loro sembrano volere sempre di più, sempre più tutto e io- Semplicemente non ce la faccio.»
«Vogliono per te ció che loro non sono riusciti a ottenere.»
«Lo so, ma io non sono come loro. Non mi piace studiare fino a tardi, essere il preferito dei professori o seguire tutte quelle cazzo di regole. Io voglio vivere, non essere la marionette di qualcuno.»
Sto per piangere. Luke Hemmings sta per piangere e spero solo che Michael creda che sia colpa del mio finto stato da ubriaco.
È strano confessare tutto questo a qualcuno che conosco appena, ma in qualche modo questa situazione ha fatto tutto al posto mio.
La notte è qualcosa di troppo grande per poter essere uccisa, e così sono le mie paure.

«Fai qualcosa, Luke!»
Tiro su col naso e «Cosa dovrei fare?» chiedo retoricamente, stringendomi nelle spalle. Michael spalanca le braccia.
«Se non ti piace la tua vita, cambiala!»
«Non è affatto facile, Michael. Non sono come te, non posso semplicemente andare in giro come se nulla fosse e tornare a scuola dopo mesi, ignorando il fatto che ho provato a buttarmi giù da un palazzo.»
«Tu fai così perchè hai paura, Luke.»

Michael è sceso dal parapetto ed ora è in piedi, con un'espressione quasi incazzata in volto.
Stiamo urlando e neanche me ne ero reso conto.
«Sì, ho paura, va bene? Luke Hemmings ha paura. Luke è un cazzo di fifone. Salire quassù quella notte è stato uno sbaglio. Io non lo volevo. No, no, non volevo morire.»

«Calmati, Luke.»
«No, Michael. Non ci riesco! Sento- sento troppe cose, io- io non ci riesco.»
Mi alzo in piedi e barcollo, questa volta peró non è una recita. Mi pulsano le tempie e cerco di raggiungere la porta per le scale, ma Michael mi afferra per il braccio e mi costringe a voltarmi.

«Lasciami, Michael.»
Lui non sembra ascoltarmi.
«Non puoi smettere di avere paura se continui a pensare al passato.»
«Io non ho paura di morire.» Bugia.
«No, infatti. Tu hai paura di vivere, Luke.»
«Non mi conosci nemmeno!»
«Ti conosco quanto basta per sapere che sei una di quelle persone che si lamentano della propria vita senza fare nulla per cambiarla, che sei quel tipo di persona che vive una vita che non è la sua, facendo sempre e solo favori agli altri e mai per se stesso. Sei un cazzo di sonnambulo Luke, devi svegliarti.»

«Sono già sveglio.»
«Ma hai gli occhi chiusi.»
«Io ci provo, ad aprirli.»
«Non abbastanza. Devi volerlo davvero.»
«Io lo voglio!»
«Allora impegnati.»
«Cristo, puoi smetterla di parlare come se fossi un Indovino?»

È questione di un momento.
Improvvisamente le labbra di Michael sono premute con violenza sulle mie e smetto di respirare, mentre inizio a sentire un calore propagarsi per tutto il corpo e l'acqua di colonia di Michael diventa l'unico odore che riesco a sentire. Le mie mani tremano e le sue tengono fermo il mio volto, delicatamente, mentre spalanco le palpebre e vedo le sue, chiuse, davanti a me.
Le sue labbra sanno di menta.

Oh, cazzo.

𝐂𝐎𝐔𝐍𝐓𝐃𝐎𝐖𝐍Hikayelerin yaşadığı yer. Şimdi keşfedin