Chapter 10: Chasing Cars

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Michael

Ognuno affronta la morte in modo diverso. C'è chi la teme, cerca di allontanarla il più possibile e prova a non pensarci, convinto che scacciando il pensiero di conseguenza essa si allontani e lo lasci vivere in pace. C'è a chi non importa poi molto, va avanti fino al momento della sua scadenza e, una volta giunto al traguardo, le rivolge un sorriso e si lascia portare via, come una foglia secca trasportata dal vento.
Poi c'è chi la cerca, chi vuole sfidarla, c'è chi la desidera ardentemente e fa di tutto per raggiungerla. Sono io.
Mi ritrovo in un malinconico e fottuto pensiero che mi dice "fallo, Michael". È come se la Morte fosse costantemente al mio fianco e si prendesse gioco di me, ridendo sotto i baffi dei miei fallimenti.
Io non la vedo come una nemica, nè come qualcosa da temere.
Gli esseri umani, il loro corpo materiale, ha una scadenza. La nostra anima, invece, rimane vivida di luce e intoccabile dalla velocità dello scorrere del tempo.

Ogni persona è come un libro; la copertina puó graffiarsi, bagnarsi, rompersi e bruciare, ma le parole e la storia che contiene rimarranno immutate.

Ognuno affronta la morte a modo proprio. C'è chi la teme, chi rimane indifferente e chi la insegue continuamente.

E ognuno di noi, di conseguenza, affronta la vita in modo diverso.
Io mi reputo un qualcosa di intermedio tra il mondo materiale e quello spirituale.
Riesco a toccare gli oggetti, a vedere le persone, riesco a urlare, parlare, ascoltare e piangere sulla Terra, in questo mondo che ci pare fatto di materia, eppure io so che non ne faccio parte.
Lo sento dentro di me; questo non è il mio posto.

Ogni mattina, quando mi alzo dal letto, sento un netto distacco tra me e ció che mi circonda. Mi arriva tutto ovattato, come se vivessi dentro una bolla. Le mie emozioni sembrano moltiplicarsi e crescere a dismisura nel mio petto, poi vorrei urlare per scaricare tutta la tensione, il dolore e smetterla di farmi schiacciare dall'angoscia.

Ma la verità è che nessuno di noi si sentirà davvero bene nel posto in cui si trova, siamo destinati a un senso di indeterminatezza e inappartenenza che ci accompagnerà fino allo scadere del tempo.

Quindi ora cammino per il mio quartiere senza una meta precisa, alle due di notte, con le mani nelle tasche della felpa e la Luna che mi tiene d'occhio dall'alto.

La vita è un punto interrogativo. Non esiste il destino, nè il fato nè tutte quelle cazzate che si inventano le persone per consolarsi con l'idea di dipendere da qualcosa di più grande. Non vogliamo troppe responsabilità sulle spalle, quindi ci illudiamo credendo che c'è qualcuno o qualcosa che controlla le nostre vite.
E in parte è vero; siamo tutti comandati come robot, predisposti all'autodistruzione.
Ma questa è una storia ancora più schifosa delle altre.

Siamo noi a creare il nostro futuro; le nostre scelte, i sogni, le paure, influenzano la nostra esistenza. Siamo noi la causa del nostro dolore, anche se ne dipendiamo indirettamente.
Non avere più paura e la vita ti risulterà più facile. Ma è difficile non averne vivendo in questo mondo.
Cerco sempre di trovare qualcosa di positivo in tutto; cado dalle scale? La prossima volta vorrà dire che dovró fare più attenzione.
Mio padre mi usa come sacco da box? Vorrà dire che, se lo farà con me, non si sfogherà su mia madre e non dovrà sopportare tutto quel dolore al posto mio.
Provo a suicidarmi ma non ci riesco?
La prossima volta sarà quella buona.

Continuo a ripetermelo da tre tentati suicidi fa.

Sono arrivato a camminare dove ci sono pochi lampioni ad illuminare la strada. Le luci delle case sono spente e sospiro, stringendomi nelle spalle.
Calcio un sasso dal marciapiede e quello rotola nella penombra di un giardino, rimbalzando su qualcosa.

𝐂𝐎𝐔𝐍𝐓𝐃𝐎𝐖𝐍Where stories live. Discover now