Capitolo 27

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Mark's pow

Tutto sta diventando più difficile del previsto. Come si può far finta di odiare la persona che si ama?

Io sono la prova vivente della stupidità umana.
Cosa sto facendo?
Sto davvero rinunciando alla donna della mia vita per un lavoro?

Si, certo, un lavoro che mi dà l'indispensabile per vivere e una buona posizione nella scala sociale ma di sicuro non è appagante.

Tanto è stato tutto previsto: non riusciremo a vincere la guerra.
Hitler lo sa ma il suo ego e la sua sete di sangue non saranno facili da fermare.

Non si darà per vinto finché non si troverà davanti alla sconfitta.
Nel momento in cui si trovo davanti ad un problema ci pensa, altrimenti per lui non esiste.

"Estirpate i problemi alla radice o cresceranno delle fastidiose erbacce" diceva il giorno dell'invasione della Polonia.

Ma Amelie non è un problema, o almeno non per me.
Non dovrebbe esserlo per nessuno in realtà ma a quanto pare ai miei superiore proprio non vanno a genio gli italiani.

Eppure dovrebbero essere alleati.
Mussolini sta dalla nostra parte no?

"Generale queste sono due ladre" dice un soldato spingendo a terra due donne. "Che ne facciamo?"

Le guardo attentamente e mi accorgo che la ragazza, quella più giovane, è l'amica di Amelie.
Era con lei al mercato ieri e quando ho fatto lo stronzo mi ha lanciato un'occhiata a dir poco gelida.

Anche in questo momento è a testa alta, sicura di sé e con il sorriso stampato in faccia. Glielo toglierei a pugni, le persone così mi alterano.

"Cosa hanno rubato soldato?" chiedo.

"Non abbiamo rubato niente in realtà, ma questo idiota ha preso le persone sbagliate." afferma la ragazza.

"Come può aver sbagliato? Soldato tu le hai viste rubare?"

"No signore, due uomini con delle buste nere me lo hanno detto!" afferma il soldato.

Al sentire la sua affermazione mi passo una mano sul viso.
Come può essere così stupido.
Ma con chi lavoro io?

"Due uomini con delle buste nere?!" alzo la voce. "Non potevano essere loro i ladri?!"

"Ma signore..."

"E se loro sono le ladre dov'è ciò che hanno rubato?"

"Io non lo so signore..."

"Ti dico io una cosa : sei uno stupido!" dico sbuffando.

"Che ne facciamo di loro? Non possono andare in giro a dirlo, faremmo una pessima figura. Io suggerisco di gettarle nel fuoco!" dice ridendo.

"Brutto incompetente ti ci butto io nel fuoco!" dice la ragazza.

Ridacchio inevitabilmente.
"Lasciale andare idiota, non si uccidono le persone così!"

"Mi scusi, non capiterà più." dice il soldato andandosene.

Sbuffo ancora.
Sapevo che fare lo spazzino sarebbe stata un'opzione migliore!

"Se non sapessi che lei sta facendo soffrire la mia amica potrei quasi dire che mi sta simpatico!" afferma la ragazza alzandosi.

"Non mi interessa cosa prova lei."affermo.

Non vorrei dire questo ma devo farlo.
La verità è che mi manca da morire, vorrei solo poter guardare il suo viso ancora una volta e parlare con lei, anche solo per poco.
Magari farla ridere per vedere quella sua fossetta che si forma quando sorride.

La verità è che io senza lei non so starci.
Non so come riesco a guardarmi ancora allo specchio dopo quello che le ho detto ieri, in effetti non ho dormito bene.
Ma cosa dico?
Non ho dormito per nulla.

"Non me la bevo, generale. È stronzo ed anche nazista ma non senza cuore." continua lei.

"Evidentemente non mi conosci." affermo prima di andarmene con la tempesta nel cuore.

Das ist für dich AmelieWhere stories live. Discover now