Capitolo 28

1.7K 92 11
                                    

Amelia's pow

"Non capisco."
È una frase breve ma concisa.
È una frase che mi ripeto spesso ultimamente.

Perché Mark mi evita oppure fa la stronzo con me quando dovrei essere io quella arrabbiata con lui?
È stato lui a mettermi in carcere.
È stato lui a far diventare un ebreo parte delle SS.
Ed è stato sempre lui a farmi purtroppo innamorare.

Non sono arrabbiata, anzi, mi sento in colpa, triste.
Dovrebbe stare lui male fino a non dormire per il rimorso.
Ed invece sono io che,nonostante ho la coscienza pulita, piango per lui.

Sono stupida, lo so, ma è stato lui a cambiarmi.
Sono diventata ipersensibile e quando si tratta di lui mi sento molto, anzi troppo, vulnerabile.

Giovanna inoltre mi ha detto della breve chiacchierata fra lei e Mark, che alla fine le ha salvate dalla morte.
Anche se a lui basta schioccare le dita per decidere la vita o la fine di ognuno di noi.

Eppure io lo accetto così com'è : con il suo passato, i suoi difetti e i suoi sbagli.
Perché l'amore è proprio questo.

"La vuoi smettere di crogiolarti nel pentimento e venire a mangiare?" mi chiede Giovanna gettandosi nel mio letto.

"Non ho fame, lasciami marcire qui." dico mettendomi il cuscino in faccia.

"Eddai, ho cucinato io." dice togliendo il cuscino.

"Ah si? E cosa avresti cucinato?" dico alzandomi a mezzo busto.

"Zuppa di cavolfiori e erbette varie." afferma soddisfatta.

"Cosa intendi per erbette varie?" chiedo alzando un sopracciglio.

"Erano nel lavandino così le ho messe, avevano un buono odore."

"Oh no!" affermo passandomi una mano in faccia. "Quelle era l'erba cresciuta di fianco ai broccoli che avevo tagliato!"

"Oh! Ed è commestibile?" chiede strofinandosi il mento.

"No stupida sono erbacce quelle! Ora mi toccherà pulire tutto a stomaco vuoto!" dico alzandomi.

"Ehm..."dice Giovanna parandosi avanti a me." Non puoi andare di la. "

"Spostati non importa se hai sporcato la cucina pulirò."

"NO!" dice rimettendosi avanti a me. "Tu resta in camera, pulisco io."

"Giovanna smettila!" dico sorpassandola.

"Amelia ti prego, riposati!" dice spingendomi.

"Giovanna Rosa Giuseppa Longo, spostati o ti cavo gli occhi. " dico spingendola di lato.

Cammino spedita verso la cucina con Giovanna alle calcagna che respira pesantemente.

"Scusa" riesce a dire prima che io mi ritrovi davanti Mark seduto sulla mia sedia.

La mia espressione è indecifrabile.
Di scatto mi volto verso Giovanna che con espressione dispiaciuta corre nella mia stanza.

"Mark..." sussurro.

"Non sono qui per darti fastidio anzi toglierò subito il disturbo, volevo solo informati di una cosa." afferma.

"Mark ma che ti prende?" gli chiedo avvicinandomi.

"Parto, torno a Weimar per un po' per stare con mia cugina, quindi se non mi vedrai più non sarà per colpa tua." dice alzandosi.

"Mark ti prego, dimmi che succede." gli dico sull'orlo di una crisi di pianto.

"Non succede nulla." dice voltandosi.

"Ti prego non ti allontanare da me, non mi escludere, non dopo ciò che mi hai detto." dico ricordando le sue dolci parole.

"Ormai non ricordo nemmeno cosa ti avevo detto." dice guardandomi negli occhi.

"La verità." dico semplicemente.

"Amelie basta, perfavore."

"Ho paura di quando partirai. Ho paura che mi dimenticherai." dico all'improvviso.

"Ti prego non dire così."

"Ho paura del rumore del vuoto nella mia mente senza di te." dico mentre una lacrima scorre sul mio viso.

"Non lasciami sola, almeno tu. Sei troppo importante per me,non posso perderti." continuo.

Lui mi guarda impassibile ed io lo fisso di rimando.

"Non resterò qui un secondo di più." dice avanzando verso la porta.

"Perché?" chiedo singhiozzando.

"Perché cosa?

"Perché mi hai illusa? Perché non sono abbastanza per te?"

"Ci vediamo." sussurra uscendo.

Das ist für dich AmelieWhere stories live. Discover now