1. Le persone che sei stata prima

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"Le persone che sei stata prima

Che non vuoi più attorno

Che spingono e premono e non si piegano al tuo volere.

Le conserverò ancora."

Between the bars di Elliott Smith


***


Quando apro gli occhi, vedo una carta da parati arancione, strappata, su cui trema un solo fascio di luce.

È un raggio di sole che proviene da una tapparella.

Lo capisco perché la striscia gialla è tagliata in piccoli rettangoli continui.

Ci metto un po' ad accorgermi che i miei polpastrelli stanno accarezzando delle lenzuola inamidate.

Sono sdraiata in un letto.

Per un secondo penso di essermi svegliata, di essere di nuovo in ospedale, ma la carta da parati sembra guardarmi di sbieco e dissentire con il suo viso bucherellato dall'umidità.

"Pss", una voce bisbiglia piano.

Mi immobilizzo, mentre lo stomaco sobbalza in gola e trattengo il respiro, quasi per cancellare la voce dalla mia testa. Magari me la sono inventata.

Sì, te lo sei inventata Ciscandra.

"Pss... Ehi tu!", ripete la voce, stavolta con più convinzione.

Cerco di deglutire, ma la mia bocca sembra rivestita di carta vetrata. Produrre saliva è un'impresa impossibile.

"Scusa, posso venire lì con te?", la voce sembra avvicinarsi.

"Qui dove! Chi sei?", chiedo, muovendo le pupille nel buio ma senza riuscire a cogliere alcun movimento.

"Sotto il letto si sta scomodi! Posso nascondermi nelle lenzuola? Dai ti prego! Solo per un po'!", la voce non ha risposto alla domanda più importante, ma sento che si è spostata alla mia sinistra.

Mi metto a sedere ed esco velocemente dalle coperte per raggiungere il fondo del letto. Molto meglio essere esposta al buio assoluto, che a qualsiasi cosa voglia sfiorarmi.

"Chi sei?", ripeto, stavolta con un tono duro.

"Se te lo dico non mi farai più nascondere, lo so!", piagnucola. Ha un lamento che somiglia a quello di un bambino stanco.

"Prova", dico guardandomi brevemente attorno, ma riesco a distinguere solo la carta da parati e il soffitto ammuffito che cade a pezzi.

Per un momento cala un silenzio tale che penso che la creatura se ne sia andata.

"Sono l'Uomo Nero", la sua voce mi torna violenta contro. Lo dice così velocemente che penso di aver capito male.

"Cosa?", chiedo increspando le sopracciglia.

"Ecco vedi, ora non mi farai più nascondere e io morirò di paura!", protesta.

"Ma se sei l'Uomo Nero di cosa potresti mai aver paura! Da cosa ti vuoi nascondere?", lo dico quasi con un sorriso stupito e dal silenzio che segue, mi mordo le labbra, perché forse anche i mostri hanno un cuore.

Un cuore di spugna, magari con dei chiodi dentro, ma è pur sempre un cuore!

I denti iniziano a torturarmi le labbra nervosi mentre mi tengo i polsi.

Ciscandra - Personality Disorders  || 2° LibroDove le storie prendono vita. Scoprilo ora