32. Le Stelle Fredde e il Disegnatore di Ombre

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«Prego, inserire la propria chiave qui sotto»

Nel buio pesto questa è l'unica cosa che vedo: una scritta verde acido che pulsa su uno schermo non più grande di un dito e, sotto di essa, una serratura illuminata.

Appoggio una mano accanto alla scritta e scopro che la parete è metallica e freddissima. Con l'altra mano mi sfilo la collana.

Inserisco la libellula nella serratura e giro la chiave. Qualcosa pare azionarsi con un rombo di motori e l'istante seguente una luce scatta illuminando il luogo in cui mi trovo.

Sono in un ascensore.

Non credo sia quello del Grattacielo di Vetro, perché sulla parete di acciaio c'è una lunga fila di pulsanti luminosi con accanto diverse targhette: "Mondo Ossessivo-compulsivo, ossessivo-compulsivo, ossessivo-compulsivo", "Il barattolo della schizofrenia e altri disturbi psicotici", "AH! Ansia!", "Lunghi fiumi causati da eventi traumatici", "Sei troppo grasso, fai schifo, muori", "Questi mali sono grida di un corpo che non vuoi ascoltare".

Tra queste scritte spuntano anche "Mondo Bipolare" (il cui pulsante però è spento insieme a quello di "Dissociation"), mentre quella di "Personality Disorders" è resa quasi illeggibile da una specie di bruciatura.

Le diciture sono tantissime, così tante che mi accorgo che la fila di pulsanti arriva a coprire persino una parte del pavimento, perché sulla parete dell'ascensore non c'è abbastanza spazio. Accanto a molti noto invece dei pezzetti di carta attaccati con dello scotch su cui c'è scritto: "Dolore non ancora etichettato".

Ma è un pulsante rosso a catturare la mia attenzione: "Stelle Fredde".

Con il cuore aggrovigliato in gola premo il bottone e sento la mente rallentare, come se stesse trattenendo il respiro sull'orlo di un abisso pieno di vento.

Ho ancora le mani sporche di sangue.

Entro in uno stato di ovattamento: mi sembra di essere uno spettatore dei miei stessi movimenti e di seguire a fatica quello che sta accadendo intorno a me.

Sobbalzo quando l'ascensore si apre con un cristallino "Tin!" (mi pare che non si sia mosso neanche di un millimetro).

Ad aspettarmi fuori dalle porte metalliche ci sono due occhi gialli.

White Lily ha il manto più candido di come lo ricordavo e mi guarda con interesse, come se fosse sinceramente stupita di vedermi arrivare. Mi chiedo se sia addolorata per la perdita dell'Imperatore Pallido, se sappia quello che gli è successo, ma sono pensieri che svaniscono in fretta perché il gatto bianco lascia velocemente il posto a un nuovo felino: un gatto rossiccio e tigrato (e a dire la verità, anche molto grassottello).

Mi ritrovo di nuovo a seguire un gatto, che stavolta però ha un'andatura piuttosto sgraziata. Mentre camminiamo lungo un corridoio illuminato da faretti a LED, mi domando se il felino si è accorto di essere seguito e se effettivamente sa dove deve portarmi.

La risposta non tarda ad arrivare: d'improvviso l'animale si ferma per sedersi con una mossa goffa e iniziare a leccarsi la pancia.

«Be', siamo già arrivati?», chiedo al gatto, che solleva il muso per fissarmi con occhi sonnolenti.

Quando mi volto alla mia sinistra, scopro una grande vetrata che si affaccia su una stanza illuminata fiocamente e piena di sagome ovali.

Per un secondo mi sembra di essere all'interno di un museo, forse anche a causa di una targhetta in ottone fissata accanto alla vetrata. La leggo ad alta voce: «Stelle fredde, separati dai mondi perché hanno interrotto la crescita delle loro anime».

Ciscandra - Personality Disorders  || 2° LibroDove le storie prendono vita. Scoprilo ora