12. Priscilla

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«Porca fottuta merda!», Ambra lo urla sbattendo il portellone del cofano fumante.

«Oh, senti! Gli angeli del paradiso ci deliziano con le loro arpe!», Didì nascosta dai grandi occhiali da sole appuntiti, è sdraiata sui sedili posteriori della Cadillac, intenta a limarsi le unghie.

«Cazzo!», un grido di frustrazione fa tremare la bionda, che arpiona le unghie nelle braccia, dando un calcio violento alla macchina ormai esausta.

«Che facciamo?», chiedo addolcendo il tono.

Siamo in viaggio solo da poche ore e non ho idea di quanto sia distante Personality Disorders.

La galleria dalla quale siamo appena uscite era un vortice di buste di plastica danzanti. Mi ha sorpreso scoprire che anche in questa dimensione esiste la spazzatura. Ma forse non è poi così assurdo: anche dentro esistono tante cose inutili che sarebbe meglio gettare via.

Ambra mi rivolge uno sguardo vuoto, poi intreccia le dita dietro la nuca e fissa il cielo viola, imbrattato dal sangue del tramonto.

È in quel momento che la sento.

Inizia con delle vibrazioni leggere e una voce acuta, lontana. Poi i bassi crescono, un ritmo incalzante pulsa frenetico nell'aria. D'improvviso a pochi metri da noi esplode «I will survive» di Gloria Gaynor, accompagnata dal caldo ruggito di quattro grandi ruote nella sabbia bianca.

Un ammasso cigolante di ferraglia colorata corre con un fischio assordante verso di noi. È un furgoncino di medie dimensioni, soffocato da murales variopinti di bocche urlanti, giraffe e coriandoli luminosi, che paiono pezzi di specchio incollati sulla lamiera.

Indubbiamente, quello che mi fa spalancare la bocca, è la donna che sboccia fiera dal tettuccio del furgone, facendo ondeggiare le braccia, come steli di fiori bianchi, verso il sole morente.

Guardo la figura cantare ad occhi chiusi, a volte sfiorandosi il volto, mentre il lungo strascico del suo turbante macchia il vento d'argento, seguendo il ritmo della musica.

Affascinata la osservo splendere, isolata in un mondo tutto suo. Sembra che il cantare sia un gesto di gioia che fa unicamente per se stessa.

Pochi secondi dopo Didì abbassa gli occhiali sconcertata, squadrando il pulmino simile ad una caramella spaziale, che inchioda a pochi metri da noi, alzando un'enorme voluta di sabbia.

Una grande scritta rosa troneggia sulla lamiera: «Priscilla». Ed è proprio dalla «a» di quella scritta glassata, che si spalanca secca una portiera.

«Heeeeeellooooo motherfuckeeeeers!», la voce cristallina, che lotta contro il turbinio di polvere, appartiene ad un'altra drag queen.

La nuova creatura scintillante tossisce, facendo aria con le mani intorno a sé e appoggiando poi gli occhiali da sole circolari sopra la sua testa. Ha dei lunghi capelli azzurri (fatta eccezione per la ricrescita scura), spesse ciglia nere e occhi cristallini, sopra una bocca gonfia di rosso.

Quando la sabbia si sdraia di nuovo a terra, vedo Didì sussultare al mio fianco. La drag queen turchina tira fuori una sigaretta, l'accende guardandosi intorno e fa due tiri, per poi buttarla a terra senza curarsi di spegnerla.

«Hi!», grida poi entusiasta, facendo un piccolo scatto con uno sguardo sorpreso, come se si fosse ricordata solo in quel momento della nostra presenza.

È allora che le mie gambe decidono di scendere dall'auto.

Mi avvicino al furgone, mentre Ambra resta davanti al cofano della Cadillac con le braccia lungo il corpo, senza dire niente. È come se qualcuno avesse premuto un tasto per spegnerla.

Ciscandra - Personality Disorders  || 2° LibroWhere stories live. Discover now