7. Pugnali e autoreggenti

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Didì mi raggiunge correndo, i veli del suo vestito arancione si librano nel vento. È a piedi nudi, con i tacchi in mano. Fa un grande sorriso al terapeuta, che si ritira con un piccolo inchino, immergendosi di nuovo nella sua coltre di silenzio.

Dalila mi fissa per qualche secondo pensierosa.

È il primo momento, dal nostro arrivo nel nuovo mondo, che ci troviamo sole.

"My love, cosa succede?", mi chiede, tirandomi a sé con un forte abbraccio che sa di cannella. Un po' sorrido amaramente, perché mi ricordo dell'elefantino del dottor S. con cui giocavo sempre nella realtà.

"Cosa intendi?", rispondo stringendomi a lei, mentre i bracciali d'oro tintinnano ai suoi polsi. Provo un senso di sicurezza tra le sue braccia scure.

"Mi sembri ecco tr-... spaesata!", dice sorridendo nervosa. Forse triste è una parola che non riesce proprio a dire, anche se ormai non c'è nessuna Regina Bipolare qui.

Invece di rispondere sto in silenzio.

Mi ascolto, ma non sento niente.

Poi dico: "Sono tranquilla"

E se mi sbagliassi?

Come si fa a capire quando ci si sta ingannando da soli?

Probabilmente quando le cose muoiono non fanno rumore, non strepitano, non gridano, non si mostrano in piazza con colori sgargianti. Forse si nascondono come gli animali, e muoiono nel muschio, nella penombra. E forse sì, qualche pezzo di me è morto per sempre.

Quando mi trovo a fissare il prato sobbalzo stupita. Mi stacco da Didì, fissandola con occhi spalancati. Il sole ora è così forte, che anche lei deve tenere gli occhi semichiusi, ma alle sue spalle non c'è nessuna Ombra.

"Didì! La tua malattia!", grido sorpresa.

Dalila mi guarda per un momento senza capire, poi si porta le mani alla bocca: "Vuoi dire che non la vedi più?"

Io annuisco, mentre lei lancia in aria i tacchi con un gridolino liberatorio e poi mi si avvicina sorridente, stritolandomi con foga in un abbraccio: "My love! Sono così contenta che ora non schizzerai via impazzita di paura ogni volta che voglio avvinghiarti in un abbraccio warm and cuddly! Ma la dipartita dell'Ombra non mi sembra che abbia cancellato la mia malattia... perché mi sento ancora fuori come un missile lanciato nella stratosfera! "

Scoppio a ridere, e rido come non facevo da tanto tempo. Fatico a respirare e gli occhi mi si velano di lacrime. Non so perché, ma mi sento stranamente sollevata e libera da una miriade di pesi invisibili.

Didì raccoglie i suoi tacchi da terra e continua a camminare a piedi nudi nel prato.

"Non sapevo tutte quelle cose di te... quelle che hai raccontato nella seduta", io le cammino affianco e guardo il suo bel profilo illuminato da un sorriso enigmatico.

"Non me le hai mai chieste my love! Ma sai, è piuttosto comune tra noi esseri umani! A volte non facciamo le domande più banali a persone che conosciamo da una vita! O non facciamo le domande giuste! Bisogna imparare a fare le domande giuste! E sopratutto bisogna continuare a guardare con curiosità le persone che pensiamo di conoscere! Guarda me ad esempio! Ho scoperto che mio padre sapeva rammendare solo quando mamma è morta, e lui mi ha aiutato a cucire con le sue mani il mio primo vestito da scena! Ho vissuto anni con lui e non mi è mai venuto in mente potesse essere una persona!"

Guardo la drag queen incuriosita. C'è sempre qualcosa di inaspettato in lei, come le forme di un caleidoscopio, che sanno solo cambiare le loro numerose sfaccettature e sorprenderti continuamente.

Poi un latrato rompe la mia attenzione.

Senza accorgercene, Dalila e io, siamo arrivate alla famosa piscina del ricovero, che troviamo riempita di foglie, pezzi d'intonaco e piastrelle invecchiate.

Un uggiolio ancora più insistente mi fa sporgere sul bordo della piscina. Uno dei bassotti della Contessa Sanguinaria mi fissa con grandi occhi lucidi, scodinzolando appena.

"E quel sacco di pulci cosa ci fa lì?", mormora Didì, distogliendo di tanto in tanto lo sguardo dal fondo della piscina, senza avvicinarsi troppo. Penso che abbia qualche vertigine.

"Non lo so, ma vado a prenderlo", rispondo, girando intorno alla vasca.

"Sweet candy! Stai attenta a scendere! Non voglio incollarti con l'attaccatutto!", aggiunge nervosa Dalila, facendosi aria con una mano. L'ansia le turbina attorno come un'afa insopportabile.

Scendo le scalette stringendo i denti. Gli scalini ondeggiano pericolosamente e anche il corrimano non è in buono stato.

Appoggio i piedi su un tappeto di foglie rosse e sabbia, e quando mi volto, il cane mi fissa dubbioso per qualche secondo, ma poi decide di corrermi incontro mugolando.

Gli lascio annusare la mia mano, prima di prenderlo in braccio. Anche se è piuttosto piccolo pesa tremendamente.

"AAAAAAAAHHHHHHHHHH!", il grido di Didì è lacerante e non faccio neanche in tempo a voltarmi nella sua direzione, quando mi balza davanti un'enorme tigre.

Il respiro si spezza, mentre inizio ad arretrare con il bassotto stretto e tremante al petto.

Il felino striato avanza sinuoso.

Le scapole scivolano ad ogni passo sotto il manto lucido. Gli occhi sembrano quasi ardere e fatico a staccare lo sguardo dai denti affilati che brillano in un possente ruggito.

In quel momento mi accorgo di amare disperatamente i gatti!

E poi mi dico: "Perché cavolo di motivo sto pensando ad una cosa così stupida!"

Inerme e incapace di pensare ad altro, mi blocco.

Un ghiaccio violento mi arpiona le gambe, sudo e il cuore martella nelle orecchie, sovrastando ogni suono e minacciando di squarciarmi il petto.

Come ha fatto questa tigre ad uscire dal cuore di Biancaneve?

Non so come né quando succede, ma dei piccoli pugnali piovono dal cielo, piantandosi dritti nel fondo della piscina coperta di foglie, mentre la tigre arretra con un ringhio basso.

Con sgomento, mi accorgo di una magra e alta figura alla mia sinistra, sporta sul bordo della piscina.

È una ragazza.

I capelli lunghissimi, di un biondo cenere quasi bianco, le vorticano alieni attorno. Gli occhi azzurri sembrano quasi bruciare nel trucco nero sulle sue palpebre.

Indossa un vestitino chiaro, molto corto e strappato in più punti, calze a rete, e due tacchi vertiginosi laccati di nero (in confronto, quelli che indossa Didì sembrano quasi comodi).

La ragazza estrae un altro pugnale dalle autoreggenti e lo scaglia verso la tigre, questa volta mancandola davvero di pochissimo.

Per un attimo scompare dalla mia visuale, mentre mi ritrovo con le spalle al muro. Poi la vedo saltare nella piscina con un grande balzo, atterrando rannicchiata e scalza.

Quando solleva lentamente lo sguardo negli occhi della tigre inizia a gridare.


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Ciscandra - Personality Disorders  || 2° LibroDove le storie prendono vita. Scoprilo ora