17. L'Imperatore Pallido

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A volte mi accade qualcosa di strano: mi ritrovo a guardare il mondo attraverso gli occhi delle persone che amo.

In realtà i miei occhi restano sempre gli stessi, ma è come se il loro volto si appoggiasse per un istante sul mio, e allora la pelle, le ossa, il sangue, si fondessero in un unico grande respiro, e io riuscissi a osservare la vita con il loro stesso sguardo, sorridessi nello stesso modo, facessi persino delle smorfie che non mi appartengono.

Il tutto dura solo per qualche istante.

Poi mi tocco il viso, e scopro di essere tornata me stessa.

La figura di Agata rimpicciolisce velocemente come se stessi cadendo in un pozzo senza fine, e mi ritrovo a galleggiare in un buio ovattato, privo di rumori.

Sento di aver abbandonato una parte di me.

Non l'ho fatto gridando.

Le ho tenuto una mano sulla spalla per qualche secondo. Le ho detto che le volevo bene, ma non avevo il coraggio di guardarla negli occhi. Con una scusa abbiamo fatto ancora un tratto del viaggio insieme, poi le ho mentito, l'ho abbandonata in una strada fredda, sotto la pioggia scrosciante. Lei aveva occhi enormi, pieni di lacrime. Io ho corso a perdifiato, senza più voltarmi indietro. Le ho tolto l'ossigeno, il sonno, la speranza, e lei ha smesso di tremare, di pensare, di parlare con me. Non è più scivolata sul mio viso, e io non respiro più come lei, non aggrotto più le sopracciglia nello stesso modo, non accenno quel sorriso storto e soffocato che ci tradiva sempre.

E ora sono sola, con questo enorme vuoto che mi scava dentro.

È come se avessi perso conoscenza per lungo tempo, e al risveglio tutti mi intrattenessero con lunghe chiacchierate su come sono fatta, su cosa mi piace, come di solito mi comporto, ma io sono distratta dai rami degli alberi fuori dalla finestra, quelli sporchi di nero che graffiano i vetri, e ho tanta paura di smettere di respirare.

Ripenso al veleno della donna-scorpione: l'oscurità mi ha punto, e se da un lato ho perso la mia ingenuità, dall'altro sento di esser diventata anche un po' più fredda, un po' meno umana, e questo mi spaventa.

Una carezza leggera mi sveglia.

Sbatto più volte gli occhi prima di vedere delle dita bianche e sottili, che si ritirano lentamente dal mio viso. Alcune unghie sono smaltate di nero scrostato, altre sono annerite e con del sangue secco intorno, come se fossero state calpestate.

Le mani sono grandi come fiori urlanti e piene di tagli (forse non fatti intenzionalmente). E poi ci sono diversi anelli: un rubino molto grande dal colore denso, una croce di ossidiana e argento, e uno scheletro d'osso bianco che ghigna sorridente.

Le mani si ritirano nel buio, e oltre, nelle fiamme deboli di un piccolo candelabro, metto a fuoco i lineamenti del terapeuta.

È molto diverso da come lo ricordavo.

Ora il trucco è sbavato, raccolto in grandi laghi neri sotto i suoi occhi tristi. Il volto cinereo senza sopracciglia, è attraversato orizzontalmente da una striscia di pittura rosa, che gli dipinge le guance, come una strana cornice al suo sguardo fermo. Le labbra sono invece dipinte di un rosso scuro, sbavato sul mento, come se qualcuno avesse provato a cancellargli la bocca.

L'Imperatore Pallido si allontana appena. Il luogo è così buio che riesco a vedere solo parte della sua figura. Un fiume di ombre scorre sul suo viso, le lunghe braccia sono coperte di tatuaggi: un rincorrersi di scheletri, radici e stelle.

Quando riprendo il controllo del mio corpo, sento del velluto sotto le mie dita. Ipotizzo di essere sdraiata su una sorta di divano (riesco a scorgere parte dello schienale con degli ornamenti barocchi).

Ciscandra - Personality Disorders  || 2° LibroWhere stories live. Discover now