2. Cocktail mostruosi

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Le assi cigolano mentre lascio impronte scure nella polvere.

Il corridoio in cui mi ritrovo è rischiarato da piccole luci a muro, che emettono un sottile ronzio.

Le pareti sono rivestite da carta da parati, con fiori azzurri sbiaditi, che l'umidità ha gonfiato con delle grosse venature.

Eppure, nonostante tutto questo silenzio e le grandi ragnatele che mi circondano, ho l'impressione che il luogo in cui mi trovo sia ben abitato.

Di certo, sobbalzo quando vedo il gatto di Baudelaire scrutarmi incuriosito, con la sua testolina inclinata. Non ricordavo così grandi i suoi occhi gialli.

Forse mi ha preso per un quadro e sta cercando l'angolazione giusta per osservarmi?

Sarebbe divertente sapere qual è il verso corretto per vedermi chiaramente.

Mi fermo a qualche passo dal felino, accucciandomi.

Incredibile come il tempo sia in grado di farti apprezzare anche le cose che credevi detestare.

Allungo piano la mano verso la sua testa, che subito ricerca le mie dita aperte, avvolgendosi poi attorno alle mie gambe, in una palla di pelo arruffata.

Solo quando il suo muso umido sfiora i miei polsi, mi accorgo che sta succedendo qualcosa di strano.

Il suo manto schiarisce rapidamente, fino a diventare di un bianco candido, ma il felino non sembra accorgersene, né prestare interesse al mio gesto spaventato con cui allontano le carezze dalla sua testa.

Noto che resta una piccola macchiolina scura sulle sue orecchie, nell'ultimo punto in cui le mie dita l'hanno sfiorato.

Poi una musica mi arriva contro, sovrastata da una risata inconfondibile: Dalila.

Mi alzo, mentre il gatto mi corre davanti facendomi strada, per poi strusciarsi contro lo stipite di una porta (solo sullo stipite chiariamo, perché la porta manca totalmente!).

Quando varco la soglia di una piccola stanza gialla, scopro Didì seduta ad un tavolino di legno, con le gambe accavallate. La sua scarpa tacco dodici è un fascio di lustrini che tiene il tempo di You Shook Me All Night Long degli ACDC (proveniente da una radio con lunghe antenne rosse, appoggiata sulla finestra lì vicino).

Vedo la drag queen ridere sguaiatamente, prima di sistemarsi una bandana arancione in testa e prendere a farsi aria sul volto, con un ventaglio del medesimo colore.

"Imbroglione!", grida sghignazzando e quando osservo il suo sguardo concentrato verso il tavolo e le labbra arricciate in un'espressione divertita, mi rendo conto di non averla mai vista tanto rilassata.

"Non imbroglico! È ar-te mia carfa!", dice una figura che le sta seduta davanti, aggiungendo qualcosa che non riesco a capire, perché biascicato in una lingua straniera.

Mi avvicino al tavolo, mentre Didì solleva un bicchiere da cocktail nella mia direzione, uno di quelli con un sacco di ombrellini di carta, bandierine luccicanti e uno strano liquido violaceo al suo interno.

Poi urla entusiasta: "My love! Finalmente! Ti stavamo aspettando! Mi stavo intrattenendo un attimo con il Conte! Mi ha fatto un buonissimo Bloody Mary, ma con le prugne! Ci credi! Le prugne! Pensavo facesse schifo ma è de-li-zio-so! Ne vuoi un po'? Questi ombrellini poi sono così chic! Il Conte ne va matto! Ne ha di tutti i colori! Li colleziona! Ne vuoi, eh? Abbiamo anche quelli con delle piccole note musicali sopra! Sempre che ti piaccia la musica! Ti piace la musica, my love?"

Solo allora metto a fuoco l'immagine ricurva su una scacchiera da dama, che con occhi neri e brillanti mi accenna un inchino, per poi sollevare, tra le unghie ingiallite e affilate, un piccolo pezzo di legno bianco.

"Incartato!", dice il Conte e quando sorride, scopro che la sua strana parlata, è dovuta anche ai denti davanti che non ha più.

Didì scoppia a ridere, rovesciando nella sua euforia un po' di liquido viscoso, che va ad imbrattare il tavolo: "Dracula! Lei ha ancora il fascino di una volta! Ma le posso dire una cosa? Farebbe meglio a smettere di sbavare come una lumaca per la nostra bella Ciscandra e a provare almeno a battermi questa volta! Se continua così mi annoio, sa? Si muova su! Mi sorprenda con le sue arti oscure birbaccione!"

È in quel istante che lo realizzo, ma rimango immobile.

Provo a guardare meglio il vecchio con l'artrite alle dita e i capelli bianchi, radi sulla testa ormai pelata e piena di macchioline grigie.

"Lei è il Conte Dracula! Quel conte?", chiedo incredula.

Per tutta risposta il vecchio appoggia lentamente la pedina sulla scacchiera, prende un bicchiere in mano e inizia a mescolare la sostanza gialla al suo interno, con tre cannucce di colore diverso.

"Prescisamente", risponde soltanto.

Fisso sbigottita Dalila, che tiene le mani sollevate all'altezza delle spalle e scuote la testa divertita, facendo tintinnare dei lunghi pendenti di perle che osservo solo ora. Devono essere nuovi.

Il tossire del Conte mi riporta alla sua figura rannicchiata, che lentamente muove un altro pezzo sulla scacchiera.

Non riesco a pensare ad altro che ad uno scherzo assurdo!

Sì, va bene! Parlare di scherzi dopo che sono in coma e sono passata attraverso una parete non ha molto senso, ma non riesco a capacitarmi che l'uomo davanti a me sia Dracula! Men che meno, quando vedo che nel suo bicchiere da cocktail è immersa quella che (con orrore) realizzo essere la sua dentiera provvista di zanne.

"Ma cosa le è successo!", la mia bocca non ne vuole sapere di chiudersi.

"Successo, my love?", mi chiede Didì accigliata.

Solo i vispi occhi del Conte sembrano capire la mia domanda: "Cf-ara Miss D., credfo intenta del perchvé mi trofo in tale sc-tato. Ah! Rac-gazzina! La vecchia-ia arrifa per tuttvi... inessorabilmente!"

Mi sento avvampare dentro.

Lo so, è strano da dire, però il mio corpo non ha ancora reazioni normali, così l'imbarazzo si contorce nel mio stomaco, invece che scottarmi il viso.

"Oh!", dice Didì, abbassando lo sguardo sul suo cocktail, ormai annacquato dal ghiaccio sciolto.

Penso di averla offesa o messa a disagio in qualche modo con le mie parole a sproposito e non so cosa fare. La mani iniziano a prudermi.

Il Conte ridacchia, increspando le labbra in una strana smorfia e si concede un grande sospiro allontanandosi un poco dal tavolo. Solo ora vedo che indossa un mantello porpora, ma sembra molto scomodo da quanto è vecchio e rigido. Mi chiedo perché continui ad indossarlo.

"Eh sì! Ben detto vecchio zannone! Il tempo scorre intrepido per tutti noi cuori affamati!", dice una voce al mio fianco.


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Ciscandra - Personality Disorders  || 2° LibroWhere stories live. Discover now