23. Il Distretto degli Schizoidi

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Quasi non sento le ruote del carro allontanarsi. Rimane solo un cigolio ovattato nella mia testa.

La fata ci abbandona con poche parole insieme a qualche mantella sbiadita, anche se non aiutano molto contro il freddo.

Eppure a stordirmi non è il gelo che morde la pelle. Forse è tutta questa neve accecante che ricopre ogni cosa che mi circonda.

Solo qualche momento dopo mi accorgo che davanti a noi c'è un lampione di ferro battuto. È spento e con le vetrate rotte. Accanto siede in maniera composta Vento Che Corre, il lupo grigio dell'indiano.

Improvvisamente la mia attenzione viene catturata da una macchia rossa che esplode accecante nel bianco, accanto all'animale.

È una strana figura, avvolta da un cappotto color sangue, e non è di certo umana. L'ampio cappuccio non nasconde infatti un viso in penombra ma il quadrante di un orologio.

L'unica cosa che si muove in questa scena sono piccoli turbinii di neve che si alzano pigramente dal terreno con un fischio spento.

Mentre guardo l'orologio e il lupo mi sento inconsistente, come uno di quei volantini pubblicitari che svolazzano nelle strade invase dalla notte.

«Insomma, mi pare di capire che Cappuccetto Rosso e la bestia grigia stiano aspettando noi», dice Ambra.

Sollevo lo sguardo verso la ragazza di ossa. Non sono riuscita a guardarla negli occhi neanche una volta da quando ha ripreso i sensi. Se ci provo, nasce un imbarazzo prepotente sul mio viso e vengo colta da un forte senso di vertigine.

«Ci condurranno al Distretto degli Schizoidi», la voce di Giglio Cangiante è limpida nelle nostre menti. Somiglia quasi al suono che fanno alcuni bicchieri pieni d'acqua.

La drag queen deve essersi dimenticata del mutismo dell'indiano perché lancia un urletto irrigidendosi e strabuzzando gli occhi: «Aaah! Chi è stato! Chi ha parlato!»

Giglio le passa affianco per dirigersi verso le due figure. È l'unico a non indossare niente per ripararsi dal freddo. La neve inizia a cadere più fitta ma non sembra disturbarlo. È quasi come se non lo sfiorasse di proposito.

Torno a guardare Dalila che annusa brevemente la folta pelliccia che indossa.

«Oh, andiamo! My loves!», sbotta poi, «Volete un attimo restare seri e prendere in considerazione il grave affronto che mi è stato fatto! Insomma! Capisco tutto! Ma girare con questa pelle d'orso rattoppata e puzzolente non mi sembra il caso! Quella maledetta ali di carta igienica l'ha fatto apposta! Darmi questo ammasso di sudiciume!»

«Intanto sei quella che sta più al caldo», sospira Ambra fintamente, «Ti consiglio quindi di non lamentarti Ciglia Finte»

Mi volto verso Didì che ha uno sguardo pronto a incenerire la bionda: «Ehi, polletto! Ti va bene che non hai carne su quelle gambine da cuocere se no...»

Ambra fa finta di non sentire e torna impassibile a guardare dritto davanti a sé, mentre io mi sento sollevata nel non veder spuntare pugnali o armi varie.

Poi osservo Dalila con il broncio superare impettita la bionda senza terminare la frase.

«Didì? Sul serio?», le chiedo ridendo, «L'unica cosa che ti preoccupa in questo momento è il tuo cappotto?»

La drag queen in risposta si volta e allarga le braccia. Poi scuote la testa sconsolata, come se la sua indignazione fosse comprensibile: «Gosh! Ho accettato di viaggiare con te nell'ignoto. Questo non significa automaticamente precipitare in una dolorosa caduta di stile!»

Ciscandra - Personality Disorders  || 2° LibroWhere stories live. Discover now