10. Tu non mi hai spezzata

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Ambra si rannicchia sul letto matrimoniale, abbracciandosi le ginocchia.

Vista così sembra ancora più piccola, e per un momento, mi chiedo come siano i suoi occhi senza tutto quel trucco addosso. Le ossa delle sue spalle sporgono pronunciate dalla pelle chiara, che sembra tesa al limite, pronta a lacerarsi.

Ascolto per qualche secondo il battito del sangue pulsare nelle mie orecchie, prima di riporre sul comodino la lettera, senza dire una parola.

Quando mi volto, lei è sempre lì, con lo sguardo perso verso le pareti di carta, come se potesse cogliere qualcosa di invisibile al mio sguardo.

Prendo posto accanto a lei, con la zip del vestito ancora aperta sulla schiena.

«Brian...», dico con fatica, scoprendo che la mia gola è tremendamente secca.

Ambra alza lo sguardo.

Nei suoi lineamenti scavati riscopro una dolcezza che non avevo notato prima. Una dolcezza di quelle che scava senza pietà, per riempirti di cicatrici, nonostante il coraggio di vivere fino in fondo e sentire.

«Perché se n'è andato?», stavolta la mia voce non trema.

I grandi occhi azzurri, violati di nero pesante e lucido, mi raggiungono densi. In quel momento sono sicura di fissare Dio nel cuore.

«La nostra non è mai stata la migliore delle convivenze... sai, tra fratelli», dice lei, facendo un gesto in aria con la mano, e prendendosi poi una ciocca bionda di capelli tra le dita, per esaminarla da vicino.

Raccolgo le mie mani una nell'altra, e le appoggio in grembo, fissando i profondi solchi che mi segnano i palmi.

Sento Ambra studiarmi per qualche secondo dietro alla sua barriera di capelli chilometrici.

«Diciamo pure che all'inizio mi odiava», dice aggrottando le sopracciglia, come se cercasse le parole giuste, «Con il tempo pensavo si fosse arreso al fatto che fossi vera. Ma erano tanti i momenti in cui continuava a dirmi che io non esistevo, che non ero niente senza di lui, che ero solo nella sua testa»

La ragazza fa scivolare le mani fino ai piedi, rannicchiandosi ancora di più.

«A volte questa cosa della mia esistenza lo faceva uscire di testa. Diventava incontrollabile. Ma quando stava così io non riuscivo proprio a gridargli contro», dice poi, grattandosi un sopracciglio e sorridendo forzatamente, per poi avvicinare una gamba alla bocca e lasciare un morso sul suo ginocchio.

«Sarei capace di dare fuoco al mondo intero per Brian, ma io non sono come lui. Non ce la faccio a fargli del male. Non ce la faccio ad avvelenare gli altri con tutta la rabbia che provo. Non so se sia giusto o sbagliato. A volte custodisco il dolore, a volte ho bisogno di dipingere il mio corpo di ferite, ma non arrivo mai a farlo uscire»

I miei occhi vacillano e premo le labbra tra di loro, perché qualcosa dentro di me è pronto a spezzarsi, e sento che potrei perfino riempirmi di lacrime.

«Solo che l'ultima volta è andato davvero tutto a puttane. Per dimostrarmi che poteva benissimo farcela senza di me, e che non ero reale, ha spaccato un lucchetto di uno dei cassetti rossi. E io... io sono svanita per un po' credo. Quando mi sono svegliata lui non c'era più»

Ambra macchia di parole la stanza di carta, e per tutto il tempo non mi guarda negli occhi neanche un momento. A volte si stringe i polsi, a volte passa le unghie sulle calze a rete, altre volte ancora, porta la chioma di capelli bianchi sul petto.

Apro la bocca a vuoto per un po' prima di riuscire a parlare: «Cosa significa che sei svanita? Cosa c'è nei cassetti rossi?»

Solo allora Ambra solleva lo sguardo, studiandomi con un'espressione quasi intenerita. Sorride e, per un secondo, vedo una luce scura albeggiare nelle sue iridi.

Ciscandra - Personality Disorders  || 2° LibroWhere stories live. Discover now