13. Ho una voce. Ascoltami ruggire stanotte.

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Priscilla è un furgone molto più grande di quello che pare dall'esterno. Una lunga fila di sedili leopardati affiancano le finestre spaziose, oscurate da tendine di pizzo rosso. Piccole lucette colorate oscillano dal soffitto, rendendo quella lamiera cigolante uno strano luogo magico.

Numerosi oggetti ci accolgono: dei fenicotteri di plastica, degli appendiabiti rossi, scarpe, parrucche, un cesto di frutta, vinili spezzati, colle per le unghie, scatole di cereali e bottiglie di plastica con dentro dei fiori appassiti.

E ancora: un piccolo ripiano cucina pieno di pentole sporche, qualche mosca ronzante, del sapone per il bucato messo in una boccia per i pesci, dei vestiti appesi ad una lampada come uno strano paralume. Un asciugacapelli, delle chiavi inglesi (e attrezzi di cui non so neanche il nome), delle calze lasciate ad asciugare, pannolini per bambini, e armadietti da cui esplodono veli colorati e costumi di scena.

E poi... poi mi accorgo del piccolo tavolo ripiegabile occupato da pile di libri pericolanti, tra cui scorgo una strana ragazzina dai corti capelli fulvi rannicchiata sul sedile maculato.

La figura, appena si accorge della nostra presenza, balza in piedi spaventata, facendo crollare una torre di volumi.

«Ebonie, fai spazio», Alaska la supera senza degnarla di uno sguardo, fermandosi davanti ad un grande specchio macchiato. In poche abili mosse la donna scioglie il suo turbante argentato, lasciando respirare una chioma di biondi capelli, acconciata con raffinatezza, nonostante qualche ciuffo elettrico.

La ragazza resta congelata di fronte a me. Scopro che è davvero molto più alta di quello che sembra da seduta, e che i pantaloncini e il top di pelle nera che indossa sono incredibilmente corti. Avrà sì e no quindici anni.

Ebonie incurva appena le spalle, grattandosi nervosa un braccio e guardando oltre me, come se fossi diventata invisibile.

Quello che però mi lascia davvero perplessa, è la strana maschera variopinta che indossa: le copre il viso interamente, lasciando scoperto solo un ovale sulla fronte perlacea, da cui il tatuaggio di un occhio spalancato mi osserva senza indugio.

Purtroppo non riesco a scorgere gli occhi della ragazza direttamente, perché indossa spesse lenti a contatto verdi, a forma di rombo.

«Ebonie, hai sentito quello che ho detto? Fai spazio su quel tavolo», Alaska la riprende di nuovo.

Mentre io apro la bocca, forse per dire una frase di circostanza, Alaska mi blocca con uno sguardo duro, facendo segno di sedermi.

Io, Ambra e Didì sediamo in silenzio sui sedili leopardati, mentre le lucine colorate sopra di noi tremano per qualche secondo.

Osservo Ebonie che accatasta i libri velocemente, tenendo lo sguardo basso, e non riesco neanche a cogliere il nome di qualche autore.

Adore sussurra qualcosa nell'orecchio a Dalila. Poi prende per mano Lord Saint John e raggiunge Zucchero, facendo sedere il bambino sulle sue ginocchia, mentre dispiega un'enorme cartina sul cruscotto di Priscilla. Dalila le raggiunge pochi secondi poco, barcollando quando il furgone prosegue veloce su una curva.

«Qualcuno di voi ha una cicca?», Ambra spezza il silenzio fissando Alaska senza imbarazzo. A differenza mia non sembra intimidita dal portamento raffinato e lo sguardo duro, che poco dopo le concede una sigaretta da un pacchetto sgualcito.

«Perché siete dirette a Personality Disorders?», Alaska fa scorrere sulla sua guancia una delle unghie smaltate di bianco. Poi si siede, appoggiando un gomito sul tavolo, e pone con grazia il mento sulla mano aperta. Una sigaretta spenta pende come un equilibrista dalle sue dita affusolate.

Ciscandra - Personality Disorders  || 2° LibroWhere stories live. Discover now