26. Niní

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Marguerite prende le ordinazioni e ci lascia con un piccolo inchino. Il pirata dietro al bancone borbotta qualcosa a Nebula e fa finta che questa gli risponda, facendo però una vocetta stridula che poco somiglia a quella di un pappagallo. Il cuoco in cucina ha smesso di piangere sulle frittelle e ora sembra discutere animatamente con se stesso, come se si stesse facendo una ramanzina.

Il vento che entra dalla finestra spalancata solleva per qualche secondo le zanzariere bruciate al nostro fianco e intravedo un visino ovale che ci scruta curioso, quando Dalila fa un urlo di sorpresa portandosi le mani al petto e facendomi sobbalzare.

Gli occhi con le lunghe ciglia fucsia sono rivolti alle mie spalle. Nell'enorme acquario nuota tra le meduse colorate una donna nuda. Sulla spina dorsale ha numerose pinne appuntite e iridescenti le cui forme somigliano vagamente a quelle degli squali. I suoi occhi sembrano quelli finti utilizzati per gli animali imbalsamati: sono bianchi e vitrei, con un piccolo nucleo nero al centro. La donna ci sorride con i suoi denti lunghi e acuminati prima di nuotare via.

«Ecco le vostre ordinazioni», il cuoco con il viso paonazzo dal pianto appoggia un vassoio sul tavolo e poi si asciuga le mani con uno straccio. Mi chiedo se la ramanzina che si è fatto da solo sia servita a qualcosa. Poi appoggia vicino a Dalila delle frittelle, due frullati di fragola, una tazza di tè, una di caffè e una coppetta di plastica piena di panna, mentre davanti a me e Ambra appoggia due tazze fumanti di caffè americano. Quando guardiamo stupite la drag queen lei fa spallucce e commenta: «E allora? Ero indecisa!».

Quando guardo il cuoco, un uomo smilzo e ondeggiante, non so perché ma mi viene in mente una bandiera rotta e che svolazza nel vento. I suoi occhi sono segnati da pesanti occhiaie e il colbacco sulla sua testa pare bruciacchiato insieme a gran parte delle sue sopracciglia. L'uomo sospira pesantemente e con sguardo assorto riempie così tanto le nostre tazze di altro caffè che per un momento ho paura che lo versi su tutto il tavolo. Prima che superi del tutto l'orlo della tazza lo fermo con una mano e lui pare risvegliarsi dal suo torpore.

«Tutto bene?», chiedo allontanando la tazza dalla sua caffettiera e stringendola. Sentire le dita gelate che si rianimano mi dà un sollievo quasi doloroso.

«Il capo vuole che svuoti la dispensa», risponde, mentre il colbacco gli scivola sugli occhi ma lui non si cura nemmeno di rialzarlo.

«Svuotare? E perché?», mugola Dalila tra un pezzo di frittella e l'altro, mescolando animatamente con la cannuccia uno dei suoi frullati colorati.

«Vuole che mi liberi delle cose vecchie! Ma come faccio! È come se un giorno venissero a chiederti di liberarti di un polmone o del tuo stomaco! Tu non ti accorgi neanche della loro esistenza durante tutta la giornata ma senza moriresti!», il cuoco solleva finalmente il colbacco scoprendo i suoi occhietti umidi di pianto.

«Perché per lei sono così vitali queste cose?», chiedo assaggiando il caffè che però è rovente e mi scotta la lingua.

«Sa, le persone mettono un po' dei loro ricordi nelle canzoni, nei profumi, nei luoghi che visitano, nelle persone che amano. Sì, qualche volta negli oggetti. Il mio problema è che io li metto tutti negli oggetti così non posso perderli e sopratutto non possono mai abbandonarmi! Così i barattoli di salsa scaduta, il mestolo di legno con il manico bruciato, le miliardi di scatole di riso, pasta, fagioli andati a male tutte accumulate in magazzino sono la mia memoria personale. Taglia-Assi vuole fare spazio perché non sa più dove mettere le cose, ma io ho bisogno delle cose vecchie, mi salvano la vita ogni giorno!», il cuoco prende fiato perché sulla fine del discorso ha fatto una brusca accelerata e poi interrompe il suo discorso perché nell'acquario alle nostre spalle passa nuovamente la donna-squalo.

Ciscandra - Personality Disorders  || 2° LibroDär berättelser lever. Upptäck nu