04 - La cicatrice

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Erano trascorsi solo un paio di minuti da quando Scorpius aveva lasciato l'aula, e Albus non aveva trovato ancora il coraggio per rialzarsi e tornare almeno in sala comune. L'unica cosa che riusciva a fare era piangere sul latte versato: una cosa totalmente inutile e controproducente, e si convinse che Malfoy non aveva tutti i torti ad insultarlo così assiduamente. Anzi, probabilmente, era stata colpa sua: quel suo essere tanto pateticamente debole meritava di essere trattato così.

Dopo circa un quarto d'ora, però, Lysander era piombato in quella stessa aula proprio alla ricerca dell'amico. Si era voltato intorno per capire se fosse lì e stava per uscire quando scorse una capigliatura spettinata spuntare dai banchi e lo notò lì, accartocciato su sé stesso e in lacrime.

- Ah, ecco dov'eri! Stavo per tentare un 'Accio Albus' ma... Che fai, piangi? Che succede? - la sua voce sembrò sempre più allarmata a ogni parola pronunciata. Albus, nonostante la spiccata sensibilità, non era un tipo da lacrimuccia facile e grazie al suo carattere accomodante e gentile, aveva sempre avuto la forza di mettersi in piedi e reagire ad ogni cosa con caparbietà.

Eppure, in quel momento, era seduto sul freddo pavimento dell'aula di Pozioni e piangeva come se non ci fosse altro da poter fare. Era palesemente distrutto. Si avvicinò a lui e lo abbracciò, in silenzio, perché in quel momento nessuna parola avrebbe avuto senso.

Lysander era consapevole del fatto che qualcosa non andasse, lo conosceva come le sue tasche e non vi era occasione in cui Albus non si fosse confidato con lui senza vergogne di sorta.

- Va tutto bene Al, - lo rassicurò. Non disse null'altro e lo strinse un altro po', per cercare di esprimergli il proprio affetto. Merlino, come avrebbe voluto essere lui Scorpius e prendersi cura dell'amore di Albus.

Era passata circa un'ora dalla fine della lezione di Pozioni del quinto anno e da lì a poco si sarebbe tenuta la successiva, destinata agli studenti in procinto di sostenere i M.A.G.O. I ragazzi del settimo anno sarebbero arrivati da un momento all'altro, eppure Lys non riusciva a muoversi, o a dire ad Albus di doversi alzare per forza. Erano rimasti soli in quell'aula, stretti l'uno all'altro in cerca di supporto.

In quel momento preciso, a fare il suo ingresso in scena, fu James Potter.

Lys tirò un sospiro di sollievo.

- Lys? Che ci fate ancora... Albus? - il tono di James divenne preoccupato e apprensivo, ricordava un po' nonna Molly. - Tutto bene, Al? Perché piangi? Al?! -

- James... - l'interruppe Lys, - Sono arrivato qui due minuti fa e l'ho trovato così, non so che cosa sia successo! -

- Stai male? - chiese James, dopo aver ascoltato le parole del prefetto Corvonero. Per accertarsi della salute del fratello minore, gli poggiò delicatamente una mano sulla fronte e capì che non aveva la febbre.

Tutto quello che Albus fece fu continuare a piangere con lo sguardo basso e le mani poggiate sul viso, come a volersi nascondere. Sembrava impossibile che un essere umano di quella taglia avesse tutte quelle lacrime da versare, ed era disarmante non capire, non riuscire a salvarlo da quel pianto disperato.

- Al, per favore, parlami! - James provò a scuoterlo un po' per le spalle, mentre Lys si alzò per sincerarsi che nessun'altro stesse entrando in aula.

- Sono un cretino... - affermò, singhiozzando, il ragazzino con gli occhi ancora colmi di lacrime, e tentò di asciugarseli con la manica della camicia senza troppo successo.

- Sono solo un cretino... -

Lysander e James si stavano sforzando di risolvere l'enigma e si scambiarono un'occhiata mista tra complicità e preoccupazione; probabilmente, avevano entrambi fatto lo stesso pensiero sul presunto colpevole del pianto di Albus, ma avevano idee diverse su come reagire con entrambi i cuori coinvolti. James si chinò verso il fratello e con un fazzoletto di seta che portava nel taschino del mantello gli asciugò le guance, con un gesto lento e premuroso. Cercò tuttavia di darsi un tono, perché se qualcuno gli aveva fatto del male avrebbe dovuto provvedere non solo in qualità di Caposcuola ma principalmente di fratello maggiore.

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