16 - Grimmauld Place, numero 12

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Era giunto il pomeriggio del ventiquattro dicembre e Albus continuava a non parlare con suo padre. Capitava che in casa si scontrassero o che dovesse portargli il tè ma dalle sue labbra non usciva neanche un semplice "buongiorno". James e Lily cercavano, insieme alla loro madre, di stemperare quell'atmosfera pesante ma non ci riuscivano molto bene: del resto, Harry non avrebbe parlato con suo figlio fino a quando quest'ultimo non gli avesse chiesto scusa e Albus non era pronto a cedere.

- Albus, tesoro... - Ginny bussò alla porta della camera del figlio nonostante fosse semplicemente accostata. Nella sua vita aveva condiviso casa con troppi fratelli e, proprio grazie a questo, aveva imparato a "disinnescare". Disinnescare non voleva dire cedere o ignorare quello che accadeva ma voleva significare non trasformare ogni discussione in una guerra di predominio, e voleva insegnarlo anche a suo figlio minore. - Posso? -

- Sì, entra, - farfugliò il ragazzo. Aveva la voce un po' roca per il silenzio prolungato. Poggiò il libro a rovescio sul letto e si mise a sedere, immaginando quello che la madre volesse dirgli: "parla con tuo padre, chiedigli scusa e si risolverà tutto". Ma non era così: lui gli aveva dato uno schiaffo davanti a tutti i suoi compagni di scuola e questo non poteva tollerarlo. Va bene, forse poteva ammettere di aver sbagliato nel dirgli che faceva schifo come genitore, anche perché non lo credeva sul serio, ma lui continuava a trattarlo come un bambino e non gli aveva permesso di fare una cosa importante come quell'esperienza con gli Scamander.

Lys gli aveva anche spedito una lettera: avevano avuto modo di ammirare un Erumpment! Che invidia!

- Ti ho portato una cosa, una cosa buona e profumata! - Ginny entrò in camera con in mano una tazza fumante che emanava un odore dolce: era sicuramente cioccolato alla cannella o qualcosa di simile.

- Uhm... è un tentativo di corruzione? -

- Assolutamente no. -

Albus sembrò rassicurarsi e recuperò la tazza dalle mani della madre, annusando quel profumino invitante.

- Tra un po' dovrebbero arrivare i Malfoy... -

- Ecco l'inganno! - s'innervosì il ragazzo, con le labbra a malapena macchiate di cioccolato.

- Non è un inganno, amore, è un dato di fatto: tra poco arriveranno i Malfoy e Scorpius dormirà qui stanotte. Va bene se dorme in camera con te o preferisci andare a dormire in mansarda con James? -

- No... in quel buco nero di disordine e polveri non identificate non ci metto piede. -

- Va bene, allora... -

- Ma non voglio che dorma qui. - Albus lo disse in tono sommesso mentre aveva lo sguardo attento a guardare nella coppetta. Si era concentrato sulla strana luminosità riflessa della cioccolata che si stava raffreddando.

Ginny sembrò stranita da quella richiesta e aggrottò le sopracciglia, perplessa.

- È successo qualcosa? -

- Beh, no... - Albus rigirò la tazza tra le mani più volte e si morse un labbro dall'interno, indeciso se condividere o meno con sua madre quello che provava.

- Perché non vuoi che dorma qui? -

- Io... non lo so. -

- Albus... - la donna gli si accomodò accanto per carezzarlo sulla testa con dolcezza. - C'è qualcosa di cui vuoi parlarmi? -

- Non lo so... - ripeté sbuffando, - mi sento strano. -

- Strano? -

- Sì... strano. A me è sempre piaciuto Scorpius, mamma, lui è... bello, intelligente... e dopo, ehm, sai, dopo quello che è successo lui è anche migliorato, cioè, è più gentile... è simpatico, ha addirittura iniziato a leggere "Romeo e Giulietta"... -

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