07 - La foresta proibita

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La sera successiva, Albus era nuovamente alla ricerca del drago lì nella foresta proibita.

Non aveva idea di dove potesse trovarlo, ma gli aveva davvero portato del cibo. Sebbene avesse il braccio sinistro ingessato e reggesse il pacco con quello destro, aveva comunque l'aria felice. Camminava a passo lento, con a seguito Phil e un paio di scoiattolini, e sembrava un po' dolorante, mentre continuava a chiamare il suo draghetto senza nome.

Questi gli apparve di fronte in un posticino poco distante da dove l'aveva trovato il giorno prima, nei pressi di una sorgente, mentre si abbeverava con la testa china nell'acqua. Sentendosi chiamare da quella voce familiare, si voltò. Non si nascondeva più, anche se in quella notte limpida quello sfregio sul suo volto era più visibile che mai.

L'unicorno e gli scoiattolini si fermarono a qualche metro di distanza, vagamente intimoriti da quella creatura così vigorosa. Albus, invece, sorrise di gioia e gli corse incontro per andare a coccolarlo ancora una volta; notò nuovamente quella cicatrice e poggiando il pacco per terra, la accarezzò con il braccio destro.

- Come sta il mio draghetto, stasera? Dimmi che hai fatto il bravo e non hai terrorizzato le altre creaturine qui nei dintorni! Guarda che Phil ti tiene d'occhio! - rise, strofinando una guancia contro quel suo muso perlaceo.

Dapprima, il drago tentò di sottrarsi al tocco appiccicoso del ragazzo ma si accorse del gesso che portava al braccio e apparve chiaramente inquisitorio nell'espressione, anche se non poteva parlare o esprimere dubbio alcuno. Sembrò anche un po' allarmato o preoccupato.

- Ti ho anche preparato da mangiare! - disse Albus, senza aver compreso quella vena di preoccupazione così l'animale, con un gesto del capo, gli indicò il gesso per farsi capire. Emise anche un verso, che suonò più come un lamento sommesso.

- Ahh, questo! - disse Albus e sorrise lo stesso. - Niente di che. Sono caduto dalla scopa! - si limitò a raccontare e sembrava essere sereno. In realtà, sebbene fosse vero che Albus fosse caduto dalla scopa durante un allenamento di Quiddtch, era accaduto perché Lorcan gli aveva lanciato contro un incantesimo per vendicarsi di aver ucciso il loro prefetto. Manco l'avesse ucciso davvero, poi, o fatto dissolvere: lui si era solo limitato a lanciare un incantesimo curativo! Ma ovviamente non gli sembrò il caso di spiegarlo l'ennesima volta a Lorcan, né di dirlo al drago: se fosse stato davvero Scorpius, si sarebbe potuto sentire in colpa, forse, e non gli parve giusto dal momento in cui, sempre secondo quell'ipotesi, si era rifugiato nella foresta per stare lontano dagli altri.

- Te l'avevo detto che sono un po' imbranato. -

Il drago non sembrò convinto da quella spiegazione, difatti chinò il capo per scrutare meglio il ragazzo in volto e osservarlo da diverse angolazioni. Gli urtò la testa di proposito con la propria, quasi volesse metterlo in guardia e suonare minaccioso.

- Ahio! - si lamentò Albus e strinse un occhio fingendosi addolorato. - Guarda che se mi prendi a capocciate al massimo finisco di rimbecillirmi, ma non rinsavisco mica! - e rise piano. Come potesse essere tanto docile e comprensivo restava un mistero.

- Non salirò mai più su una scopa in vita mia. Penso che lascerò la squadra, anche se sono solo una riserva. –

Il drago fece un gesto col capo come avesse roteato gli occhi per la seccatura, poi si chinò a terra; inclinandosi da un lato con un'ala stesa, voleva invitarlo a salirgli in groppa, senza un motivo ben preciso.

Albus, però, non se lo fece ripetere due volte, e gli si arrampicò addosso, sedendoglisi in groppa: uno dei suoi sogni era sempre stato quello d'incontrare un drago e provare a volare con lui. Per questo, in quell'istante il suo cuore si riempì di tale gioia, che dimenticò gli screzi che gli avevano fatto i compagni di scuola, le torture di Scorpius e il braccio rotto. L'animale iniziò con una corsa sempre più rapida e infine si levò in volo senza uscire però dal sottobosco, così che gli alti alberi della foresta li proteggessero da potenziali sguardi indiscreti. Tutti gli altri abitanti dell'area fuggivano spaventati nel vederlo arrivare, ma lui non se ne curava, perché Albus sembrava felice mentre il vento gli tagliava la faccia e gli scombussolava i capelli.

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