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We keep this love in a photograph

We made these memories for ourselves

Where our eyes are never closing

Hearts are never broken

And time's forever frozen still


(Photograph, Ed Sheeran)

Sono stanco, i miei movimenti sono rallentati e il mio cervello è un casino. Metto disordinatamente alcuni indumenti dentro il mio borsone, aggiungo anche la mia agenda e altre cianfrusaglie necessarie, poi chiudo tutto e recupero il passaporto dal tavolo.

Regna ancora il caos nel mio appartamento eppure a me non frega proprio niente. Ho avuto a malapena la voglia e la forza di farmi una doccia visto che puzzavo davvero parecchio e mi facevo schifo, in realtà dovrei perfino ringraziarmi se ci sono riuscito perché a quest'ora sarei ancora in uno stato pietoso.

Chiamo un taxi e raggiungo la porta di casa. Lancio un'altra occhiata al casino che domina e mi richiudo la porta alle spalle.

Quando arrivo di sotto aspetto una decina di minuti al freddo, ma nemmeno quello sembra darmi poi così tanto fastidio. Il taxi arriva e io mi sbrigo a prendere posto sui sedili posteriori.

"Dove, signore?" domanda l'uomo barbuto.

"Stansted." rispondo fissando il cielo scuro.

"Certamente." lo sento dire.

C'è poco traffico per le strade, ma del resto sono le sei e mezza del mattino e la giornata non è ancora iniziata per molti essendo in vacanza. È il 26 dicembre e le persone non si preoccupano di uscire presto di casa.

Recupero il mio portafogli ed estraggo l'unica fotografia che ho di lei, è piegata a metà, ma è comunque tutto quello che mi rimane. Ricordo di averla fatta forzatamente in quella camera da letto con la sua risata divertita in sottofondo.

Un lieve sorriso si espande sul mio viso mentre osservo la mia espressione corrucciata e la sua sorridente mentre fa una linguaccia all'obiettivo. Aveva i capelli legati in modo disordinato sulla testa e una felpa addosso, bellissima come sempre.

"Signore – si schiarisce la voce l'uomo – signore, siamo arrivati." annuisco e, dopo aver posto la foto al suo posto, lo pago per poi uscire dal taxi e dirigermi verso l'entrata dell'aeroporto.

Ci vogliono quasi sette ore perciò mi metto comodo e tento di dormir viste le notti insonni e le occhiaie tremende che mi ritrovo ad avere.

Nel momento in cui arrivo a Lille sospiro di sollievo; non ne potevo più di stare in quel maledetto aereo tra le urla di bambini, liti tra vecchi e le fottute hostess che non facevano altro che infastidire chiunque con snack e riviste.

Informo Julian del mio arrivo, lui in tutta risposta mi scrive il suo indirizzo e basta, poi come la scorsa volta, la conversazione sparisce.

Prendo il secondo taxi dopo aver aspettato per cinque lunghi minuti sotto la pioggia e leggo l'indirizzo al tassista francese.

Ben presto il taxi si ferma davanti ad una palazzina, lo pago e raggiungo il poltrone d'entrata in fretta visto che non ho poi così tanta di bagnarmi più di quanto non lo sia adesso.

Suono il campanello ed il poltrone viene aperto. Salgo le due rampe di scale e finalmente raggiungo la porta di casa, ad attendermi sul pianerottolo c'è la figura imponente di Julian.

"Ciao, Harry." mi sorride leggermente.

Deve aver notato il mio aspetto terribile, ma non commenta, si sposta di lato per farmi entrare e si chiude la porta alle spalle.

"Ho passato le scorse sette ore in un aero, ho sopportato bambini, hostess e vecchi. Spero vivamente che il motivo per cui sono qui sia abbastanza valido." lo guardo.

"Si tratta di Brooklyn." dice solamente e questo basta ad attirare la mia completa attenzione.  

The Game Is Over. || H.S. || LPAG's SequelDove le storie prendono vita. Scoprilo ora