17 - parte uno.

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17 – parte uno

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17 – parte uno.

I been ignoring this big lump in my throat 

I shouldn't be crying, tears were for the weak

The days I'm stronger, know what, so I say

That's something missing

Whatever it is, it feels like it's laughing at me through the glass of a two-sided mirror

Whatever it is, it's just sitting there laughing at me

And I just wanna scream

(What now, Rihanna)

Una volta arrivati ad Hastings ci affrettiamo a raggiungere la macchina che ci porterà alla villa. La brutta sensazione si fa sempre più forte mentre stringo la mano del riccio e poi strizzo gli occhi.

"Ferma la macchina, Ju." dico immediatamente. Il moro fa come gli dico, così due minuti dopo mi ritrovo piegata sulle gambe, accanto all'auto mentre rigetto tutto quello che ho ingurgitato a pranzo.

La mano di Harry accarezza la mia schiena e poi mi aiuta a risalire in auto.

"Sei troppo nervosa." sospira. "Mi dispiace, non volevo far perdere altro tempo." poggio la mia testa sulla sua spalla. "Forse dovremmo aspettare fino a domani." Julian mi osserva dallo specchietto. "No, ce la faccio." annuisco. "Forse Julian ha ragione, piccola. Sei pallidissima e... ti tremano le mani." aggiunge Harry. "Sto bene. Troviamo queste dannate armi, recuperiamole e facciamole sparire per sempre." mormoro.

I due ragazzi rilasciano un lungo sospiro senza aggiungere altro.

Un'ora dopo raggiungiamo finalmente la villa. Facciamo attenzione a non farci notare da nessuno per poi entrare velocemente dentro casa. Tutto è proprio come lo abbiamo lasciato e questo mi fa rilasciare un sospiro di sollievo. Non so se Olivia sia stata già qui, ma se lo ha fatto non ha toccato nulla perché c'è ancora la kettle sui fornelli e il secchio vuoto proprio accanto alla portafinestra.

"Allora, ci guardiamo ancora negli occhi o ci decidiamo a salire in camera di Brooklyn?" dice Julian ad alta voce.

Harry afferra la mia mano e mi guida fino in camera da letto.

Se prima pensavo che mia madre non fosse stata qui... nel momento in cui trovo la mia camera a soqquadro quasi non mi metto a piangere come una bambina di sei anni. Il letto è distrutto, così come l'armadio, la scrivania e la libreria... i quadri sono tutti distrutti sul pavimento e le lenzuola sparpagliate per la stanza. Tutti i miei libri... strappati.

"Brook." mi richiama Julian.

Sul pavimento giace la vecchia cornice di famiglia, mi abbasso sulle ginocchia notando il vetro crepato, crepato come la nostra famiglia e i nostri rapporti.

"Non le è mai importato nulla di noi. Ha sempre recitato." parlo ormai rassegnata.

"Ha distrutto il quadro. Credi che lo sappia?" domanda Julian.

"No – dice Harry aiutandomi a mettermi in piedi – altrimenti ci avrebbe già trovati in qualche modo per saperne delle combinazioni." annuisco in accordo e mi avvicino al quadro distrutto. "Qui non c'è niente, però." sospiro fissando la carta da parati stesa perfettamente. I due ragazzi si trovano in piedi al mio fianco mentre osservano con occhio attento il muro.

Improvvisamente Harry porta una mano su un punto preciso del muro, comincia a grattare per poi continuare strappando fili e fili di carta. Io lo guardo confusa mentre Julian sembra quasi soddisfatto osservando il muro a braccia conserte.

I miei occhi si spalancano quando mi accorgo del piccolo mattoncino rientrato in metallo. Ci sono una serie di numeri con lettere sopra, un piccolo schermo che segna lo zero e due lucine rosse in alto a destra.

Oh mio Dio.

"N-non ci credo." balbetto allontanandomi di poco.

"Invece è proprio tutto reale." conferma Julian.

"Prova ad inserire i codici." mi guarda attentamente Harry.

"Okay." mormoro.

Ripeto in mente le strofe inserendo la prima combinazione: 123587, poi segue l'altra: 149622. La lucina rossa diventa verde facendomi capire che le combinazioni sono state accettate. Risucchio un respiro aspettando che succeda qualcosa, ma... niente.

Non succede assolutamente niente.

The Game Is Over. || H.S. || LPAG's SequelWhere stories live. Discover now