Bone Trousle

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Era divertente saltare da un tetto all'altro fino alla Maggiolina, percorrendo metà città con gli sguardi di tutti i passanti sorpresi posati su di me. Le dita dei bambini che giocavano ad acchiapparello erano puntati sulla mia figura atletica che correva a più non posso da terrazza a terrazza.

Siamo arrivati, scendiamo e pigliamoci un caffè. Devi salvare magia per l'incontro: non vorrei che qualcosa andasse storto.

《Durante un incontro tra gang c'è sempre qualcosa che va storto.》 Dichiarai scendendo da una piccola villa dipinta tutta di blu, per poi atterrare con un tonfo in un vicolo all'angolo della via principale, Equality Street. Mancava ancora tempo, così feci come mi disse Chara ed entrai in una caffetteria torrefazione lì di fianco.

Il mio ingresso fu accompagnato da sguardi sprezzanti dalle signore dalle gonne colorate e da occhiate spaurite da altre persone. Le voci proliferavano in fretta ad Ebott City.
Mi appoggiai con le braccia al bancone di marmo e chiesi un'espresso.
Iniziai a infastidirmi dal modo in cui quel cameriere mi guardava mentre mi faceva il caffè. Se i suoi sguardi avessero potuto uccidere, sarei già stramazzata al suolo.

Quando me lo mise sul bancone, gli chiesi: 《C'è qualcosa che non va, amico?》con il sorriso più dolcemente minaccioso che potessi fare. L'uomo rispose subito che non era niente ed andò a servire un'altra donna vicino a me.
Presi la tazzina e bevvi l'espresso in solo sorso come la Vodka. Stronzo ma capace, almeno. Decisi di non prendere il cornetto al cioccolato e misi una monetina d'argento sul bancone, uscendo dalla caffetteria mentre Chara sbuffava, delusa.

Che ti costava mangiarlo?

《Non voglio fare ritardo, Chara.》Ghignando perché forse le avevo fatto un dispetto senza neanche pensarci.

Alle 9:28 arrivai davanti alla lussuosa villa di Tommaso Rizzo,
Era un'enorme maniero pieni di colonne doriche, affreschi e marmi bianchi. Era un paradiso di candida simmetria con statue di dee romane e cupidi in ogni angolo.

Davanti al cancello erano appostate due guardie, grossi uomini vestiti con pesanti impermeabili neri. Vedevo le loro gocce di sudore scivolare per tutto il viso e incollarsi alla barba, mentre le loro espressioni erano oltre l'incazzatura più totale. Un uomo che si vestiva così pesante a metà giugno poteva solo essere imbottito di armi e proiettili in tutto il corpo.
Senza farmi problemi, feci per passare. I due idioti mi sbarrarono la strada e mi chiesero chi diavolo fossi, includendo qualche parolaccia e bestemmia.

Non mi scomposi e dissi chi ero, che dovevo passare subito e in caso contrario li avrei presi per le palle e fatti volare sulla scrivania del loro capo. Loro, come i soliti imbecilli, mi ringhiarono che una troia come me non poteva certo entrare lì dentro.

Frisk, sta arrivando qualcuno.

Prima che potessi mantenere la mia promessa, una donna anziana, dietro di loro, gli intimò di smetterla di fare i cretini e mi fece cenno di seguirla. Era una governante sicuramente italiana, dal suo accento, una donna tozza e vestita elegantemente, con una crocchia che teneva in ordine i suoi capelli neri.

Lanciando un'occhiata sarcastica ai due armadi, la seguii dentro la villa. Attraversammo la sala dei ricevimenti e salimmo le scale verso il primo piano, passammo attraverso un corridoio pieni di quadri italiani e sculture (tutti rubati), fino ad una porta chiusa.
La donna bussò due volte con forza e due volte con leggerezza.
《Avanti.》Disse la voce di un uomo.

La governante aprì la porta e mi fece entrare, per poi chiudermi la porta alle spalle. L'enorme stanza in cui mi ritrovai era molto male illuminata, con un solo lampadario che emanava una luce suffusa e una finestra con le tapparelle abbassate. Era tempestata di divani in pelle rosso scuro, poltrone e tavolini di legno mogano, dove vi si trovavano molte bottiglie di superalcolici, bicchieri lucenti e posaceneri.
Nella stanza c'erano una decina di persone: Tommaso Rizzo, mafioso siciliano. Era un uomo grasso e biondo, il più opportunista della città che poteva perdere tutta la sua dignità pur di ottenere quello che voleva. Di fianco alla poltrona dov'era seduto lui, c'era Ryuko Tamashi, un'affascinante e giovane donna che era boss della yakuza. Era una delle persone che persino Annika evitava di infastidire, poiché si diceva che quando Findus aveva cercato di conquistare il suo territorio, molte altre bande della yakuza si erano mosse nelle città circostanti. Il vecchio scemo aveva dovuto lasciare perdere e darle un bel po' di oro in cambio del suo perdono.

Al fianco della donna c'erano due uomini, ovviamente sue guardie del corpo. Avevano la testa tutta tatuata, i capelli rasati e gli occhiali da sole.

Frisk, secondo me non riescono neanche a vedersi l'un l'altro. Hehehe...

Sentii Chara che li prendeva in giro, dovetti ammettere che erano abbastanza ridicoli.

Poi c'erano cinque o sei boss di gang di ridotte dimensioni, nulla di cui preoccuparsi.
《Ben arrivata, signorina Frisk. Gli altri membri stanno arrivando?》Esordì il ciccione spalmato sulla poltrona.
Scossi la testa.《Si dovrà accontentare della mia gradita presenza, signor Rizzo.》
Lui al contrario non sembrò gradirla affatto, che gran maleducato.

Tutt'un tratto, si sentirono dei rumori da fuori. Le urla delle due guardie all'ingresso risuonarono con la sorpresa di tutti, che tirarono immediatamente fuori le pistole.

Frisk, preparati, qualcuno potrebbe aver fatto irruzione.

Mi avvertì Chara, ma non aveva senso. Se fosse stato un'attacco, perché gli aggressori avrebbero dovuto fare tutto quel casino per annunciarsi? Era stupido, sarebbe stato più effettivo mandare degli uomini infiltrati dal tetto o un cecchino appostato in un edificio di fronte alla villa. Oppure, era un modo per attrarre l'attenzione sull'ingresso e prenderci di sorpresa alle spalle.
Mentre pensavo di cosa si potesse trattare, passai alla fase due e feci materializzare un macete nella mia mano destra. Tutti nella stanza mi guardarono intimoriti, mentre la mia magia mi colorava gli occhi di rosso e la lama della mia arma del medesimo colore.

Gli Umani sono, al contrario dei Mostri, esseri che non possono usare la magia. Esistono però delle eccezioni: alcuni di loro discendono da un'antica stirpe di stregoni che hanno tramandato i loro poteri di generazione in generazione, fino ad oggi. Io discendo dallo stregone della determinazione, perciò la mia magia ha la colorazione cremisi; per questo motivo, mi sono unita agli altri discendenti degli stregoni, Annika, Hans e gli altri. Ci sono anche persone che sono ibridi di Umani e Mostri, ma i loro poteri svaniscono mano a mano che le generazioni vanno avanti.

Ma tornando all'incontro. La governante arrivò correndo e col fiatone, aprendo la porta senza bussare ("Sacrilegio!" disse ironica Chara) e disse che i due idioti erano stati ammazzati da tre Mostri, a quanto pare per avergli mancato di rispetto.

Certo che quei due combattevano a calci per la classifica dei più cretini della città, dovrebbero sapere che loro non vanno offesi per nessuna ragione.

Commentò acida la mia coinquilina.

In quel momento entrarono i tre Mostri, scusandosi del loro ritardo e per la morte sfortunata dei due egregi signori al cancello. Ci misi un po' a capire cosa fossero, ma alla fine (con qualche perla di saggezza della mia compagna) riuscì a risolvere il problema.
Erano tre scheletri, due molto alti e uno un po' più basso, ma comunque più alto di me di una spanna.
Quest'ultimo mi gettò una lunga occhiata penetrante, con i suoi iridi rosso fuoco che sembravano analizzarmi. Mi fece un strano sorriso che io non ricambiai e si avvicinò. Non mi mossi finché non arrivò davanti a me, porgendomi la mano ossuta (che brutta battuta).

《Ehilà, sono Sans lo scheletro. E lei, signorina?》

Diedi una sbirciatina alle sue spalle. La stanza si era animata di nuovo, tutti avevano messo a posto le armi e gli altri due scheletri stavano parlando con Tommaso Rizzo. Tutto normale, a quanto pare. Mi accorsi di essere ancora in fase due e di avere il macete in mano. Cancellai la magia e feci scomparire l'arma, infine mi girai nuovamente verso "Sans". Non sembrava una cattiva persona, nonostante o lui o uno dei suoi colleghi avesse appena ucciso due uomini senza battere ciglio. Io non ero da meno, certe volte.

Decisi di non fare la cafona e afferrai la sua mano, stringendola.

《Frisk.》Dissi semplicemente.
《Piacere di... conoscerla.》Aggiungi esitante, le presentazioni erano troppo imbarazzanti, non erano il mio forte e mi facevano sentire a disagio.
Sans sembrò invece apprezzare il mio commento e rispose mentre il suo sorriso si allargava ancora di più:

《Piacere mio, Frisk.》

I Ain't No Kid, Pal (Mafiafell Frans)Where stories live. Discover now