I'm Sorry, I'm Sorry

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Sans p.o.v.

«Ciao Frisk, ehm... So che sei arrabbiata con me, molto arrabbiata, ed hai ragione, veramente. Sono stato un pezzo di merda, uno stronzo assurdo. Vorrei chiederti scusa per il mio comportamento... Mi perdoneresti?»

Il piccolo Gaster Blaster scosse la testa. Sbuffai.
«Non mi stai aiutando per niente, sappilo!» Esclamai furente al mio proprio frammento di magia. Quest'ultimo sembrò completamente indifferente da quello scatto di rabbia, e per tutta risposta svolazzò dall'altra parte della stanza.

Mi sedetti sul letto sfatto e mi presi la testa fra le mani, fumante di frustrazione e sconforto.
«Perché sono un coglione, perché...»
Borbottai fra me e me.

I sensi di colpa mi stavano uccidendo. Mi sentivo allo stesso tempo l'ultimo degli assassini e l'ultimo degli idioti, per aver ferito l'unica persona che voleva aiutarmi e per averlo capito solo in quel momento.
Frisk non sembrava affatto il tipo di persona che amava perdere tempo ed energie ad aiutare qualcuno, ma invece mi ero sbagliato. Aveva voluto aiutarmi, ma l'avevo fatta avvicinare e poi l'avevo allontanata come se fosse stata lei la causa di tutti i miei problemi.
Ero stato un idiota, un completo imbecille.

"Perché devo sempre incasinare tutto...?" Questo semplice pensiero bastò a bagnarmi gli occhi di lacrime.

"Non mi perdonerà mai. Non ha neanche torto a non farlo." Pensai sconsolato, asciugandomi con la manica della camicia. "Chiederò scusa e poi, alla fine del lavoro, sparirò come mi ha ordinato... Quella cosa dentro di lei. Chissà di cosa si tratta..."
La ragazza che mi aveva minacciato di morte non era Frisk.
La sua voce era più alta, le espressioni facciali erano completamente diverse e quegli occhi...
Era spaventosa, veramente terrificante. Non era il suo aspetto che mi terrorizzava, ma l'aura che la circondava. Un'aura di odio, disprezzo, morte.
Avevo passato una notte insonne, oltre per le "carezze" di Papyrus, vedendo quegli occhi color sangue che mi scrutavano fra le ombre apparentemente innocenti della mia camera.

T i  u c c i d o . T i  u c c i d o.
T I  U C C I D O.

...

=)

Già, una delle notti peggiori della mia vita. Ma non potevo restare con le mani in mano, dovevo finire l'incarico e tagliare la corda prima che quella ragazza tagliasse qualcosa a me.
Ne era capace, lo sapevo.

Afferrai il piccolo Gaster Blaster, che iniziò ad agitarsi, indignato.
La mia pupilla sinistra sinistra si attivò, rilasciando una striatura di luce rossa.
«È ora di iniziare a lavorare sul serio.»

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Frisk p.o.v.

«Che piacere vederti.» Il mio sarcasmo sembrò scoraggiarlo da quel suo così ovvio obbiettivo. Ma non mollò e riniziò da capo.
«So che sei arrabbiata con me, hai ragione. Sono stato uno stronzo, un completo pezzo di merda. Perciò ti... Chiedo scusa e ti giuro che mi dispiace.» Disse tutto d'un fiato, aumentando la mia voglia di spaccargli la faccia. Sembrava vero e sincero come la mia fede in Dio.
Notai fra le sue mani un contenitore di cartone.

Se ti ha preso un vestito, hai la mia approvazione a perdonarlo. Non ne posso più di vederti con quei pantaloni a Giugno!

«Cos'è quello?» Chiesi indicandolo e ignorando la voce di Chara come al solito. Lui alzò le spalle, visibilmente imbarazzato.

«Huh, sono passato di fianco ad un negozio, così...»

«Hai preso delle ciambelle

Ti vuole far ingrassare, non ci cascare!

«Avevano un bell'aspetto...» Disse lui, arrossendo violentemente. Rimasi distaccata, non accennando neanche a prendere la scatola. Lui, interdetto, si avvicinò e l'appoggiò mestamente sulla scrivania, guardandomi di nuovo come se si aspettasse che lo perdonassi solo perché mi aveva regalato delle bombe di colesterolo.
Non gli dissi niente e lui parve capire finalmente il messaggio velato, non insistette.

Bravo, chiudi quella bocca.

«Ho scoperto qualcosa di utile, in ogni caso.» Aggiunse lui, prendendo un taccuino da una tasca interna della giacca e aprendo l'ultima pagina, piena di scribacchi ed appunti.
«Circa alle nove di sera, ogni sabato, il pezzo di metallo accoglie una serie di artisti, attori e musicisti per intrattenere alcuni suoi ospiti. Sarà pieno di gente e conseguentemente pieno di guardie, però ci sono alcune falle nella sicurezza che ci potrebbero permettere di infiltrarci e farlo fuori.»

«Da chi hai ricevuto questa informazione?» Chiesi riflettendo su quello che aveva appena detto: poteva essere una trappola.
Lui evocò uno dei suoi piccoli Gaster Blaster con un sonoro schiocco di dita.
«Ho mandato in osservazione uno di questi, nel cortile esterno dell'edificio, per tenere d'occhio qualche guardia. Ci sono venticinque uomini per ogni facciata del palazzo...» Prese una matita ed un foglio dalle mie cose e si mise a disegnare una mappa.

Di certo non aveva la sufficienza in arte a scuola. Sembra una fetta di toast quel palazzo!

«...Cento in tutto il perimetro del cortile. Tra lo stabile e le inferriate ci sono circa trentacinque metri di stacco, dove sono posizionate le altre guardie, sempre una ventina per lato. Non sono riuscito ad entrare dentro per via di una barriera R-magica, avrebbe rivelato la mia posizione e non...» Fermò la matita, probabilmente notando il mio sguardo perplesso, e si affrettò a spiegarmi cosa fosse. «Si tratta di una barriera radar che riesce a captare gli impulsi magici emessi dai frammenti di magia, in pratica se l'avessi superata Mettaton avrebbe notato la spia e avrebbe raddoppiato le difese, come se non fosse già abbastanza difficile in questo modo.»

«Perciò come entriamo? Hai detto che ci sono delle falle, no?»

«Mischiarsi con le guardie è impossibile, siamo entrambi troppo riconoscibili e loro sono troppo ben organizzati. Tentare di entrare come dei ladri è anche quello impraticabile ed avremmo meno del cinque per cento di possibilità di successo...»

«C'è un modo per entrare?» Chiesi acida. Lui distolse lo sguardo, come quando un bravo bambino viene sgridato.

«Sì, ci sarebbe ma-»

«Ed inoltre, tu non ti sai mica teletrasportare, signorino? Perché non facciamo una toccata e fuga?»

«N-no, non mi posso teletrasportare dappertutto... Solo nei posti dove sono stato tante volte e che conosco bene. Sono stato troppe poche volte lì dentro, forse una o due quando ero ancora bambino, ma quel posto in ogni modo è enorme.» Disse lui scuotendo la testa, ma subito dopo sembrò realizzare qualcosa. Si girò verso di me e mi fece un sorrisone.

«Sono già risalito alla lista degli invitati e tra loro c'è una vecchia conoscenza di mio padre, forse riusciresti ad entrare dentro... Ma dobbiamo prima contattarlo e fargli fare il doppio gioco senza che diventi un danno per noi...» Iniziò a far ticchettare il suo dito indice contro il mento, architettando qualcosa. Io lo interruppi, tirando fuori dei fogli dal cassetto e porgendoglieli insistentemente. Lui li afferrò incuriosito e lesse la prima pagina.

«Gli archivi del magazzino di Alphys?»

«Io ed Yinan siamo andate a controllare tutti i registri di ordine e ricevimento. Non è stata lei a mandare i materiali necessari a Mettaton per una riparazione, abbiamo anche controllato tutte le "agenzie" di trasporto per materiali speciali: nessuna traccia di quelle componenti. Alphys non centra niente con tutto questo, ma la cosa è ancora più preoccupante. Vuol dire che qualcuno di molto più pericoloso lo sta proteggendo.»

«Ho un pessimo presentimento.» Conclusi, aprendo la scatola di ciambelle, prendendone una al cioccolato e ficcandomela in bocca con uno scatto di nervosismo. Ne porsi una allo scheletro, che tirò un grande morso e mi guardò, esitante e speranzoso.

«Non pensare che bastino due dolcetti per farti perdonare, Sans.»

Non ci pensare neanche a perdonarlo, testona!

I Ain't No Kid, Pal (Mafiafell Frans)Where stories live. Discover now