Dirty

704 49 11
                                    

La prima cosa che ricordava della sua vita era la violenza. Dal primo istante la violenza era stata parte integrante della sua vita.

Aveva un solo brandello di memoria che riguardava suo padre. Uno schiaffo, così tanto forte da farla cadere a terra come un birillo. Sua madre non era nel campo visivo, ma la bambina la sentiva singhiozzare. La vista era così annebbiata dal dolore che non riusciva neppure a capire dove si trovasse, l'unica cosa che intravedeva era la sagoma del padre, che si ergeva alto e imponente sopra la sua figura accasciata per terra. C'era un forte odore di fumo, proveniente dal sigaro che l'uomo teneva fra le labbra.

Quello era l'unico ricordo che possedeva di suo padre. Forse era meglio così.

Il secondo ricordo era la fame.

Quando aveva fame, correva da sua madre in camera da letto e si lamentava del vuoto che aveva nello stomaco. Quella sensazione la faceva impazzire, la rendeva debole e isterica, tanto nervosa da farla piangere ogni tre secondi, per qualsiasi piccola cosa. Quando si metteva singhiozzare tra le braccia troppo magre di sue madre, alla fine la donna si alzava a diceva che sarebbe andata a prendere un po' di cibo; era sempre esausta e camminava in modo strano, non come fanno gli zoppi ma in una maniera che aveva visto in altre donne. Passettini piccoli, lenti e dolorosi, spesso nascosti in lunghi vestiti sdruciti e pieni di toppe.

Quando Mary Ann Nichols usciva dallo squallido appartamento al quarto piano di un palazzo grigio come la polvere che copriva ogni cosa in quello schifo di città, la bambina sapeva che sarebbe ritornata a casa minimo due ore più tardi. A volte con qualche busta della spesa ed a volte a mani vuote, spesso con un paio di lividi in più e camminando ancora più lentamente del solito. La bambina non capiva perché i soldi e le vivande venivano sempre con segni di aggressione, e quando le chiedeva cosa fossero quelle macchie violacee e quei graffi, la madre rispondeva sempre con cose come "sono inciampata" o altre cavolate a cui però la bambina credeva. Era piccola, d'altronde.

Lei voleva bene a sua madre. Non la picchiava mai come le altre mamme facevano con i loro figli, non le urlava mai addosso e non la scherniva. Non che ne avesse motivo, in ogni caso. Quando non aveva fame, la bimba era silenziosa e pacata, non litigava mai con nessuno e non feceva i capricci; Mary Ann la lodava spesso per questo carattere tranquillo, dicendole che anche da neonata era sempre stata per niente impegnativa: mangiava, dormiva e non piangeva quasi mai. L'unica cosa che la donna avrebbe voluto, per sua figlia, era un sorriso sul volto. Ma non aveva la faccia tosta di richiederlo alla piccola, vista la loro situazione. Non era così ipocrita.

Ci furono periodi in cui la madre la mandava fuori di casa forzatamente, ordinandole di andare a giocare con gli altri bambini. Quali bambini? Ormai nessuno li lasciava più uscire in strada. C'erano stati casi, diventati d'abitudine, che riguardavano la scomparsa di molti piccoli Umani. Spesso i rapitori chiedevano un riscatto che nessuna famiglia del circondario poteva permettersi di pagare. Il bimbo veniva ritrovato sgozzato in qualche vicolo, o mai più rivisto.
Le persone dicevano che finivano nelle case di tolleranza, ma non ci rimanevano a lungo.

La bambina si ricordava della fine che avevano fatto tutte le sue poche e uniche amiche.

I cadaveri di Sally Smith, Amy Brown e Lisa Beck erano stati ritrovati due mesi dopo la scomparsa. Erano nella discariche nude e ancora intere, quasi senza alcun segno di decomposizione. Le loro parti violate erano ancora visibili, il loro corpo ancora sporco.
Ma nessuno ne parlò, non i giornali e non le persone. Era inutile sperare in qualsiasi forma di compassione, ad Ebott City. Neanche per i bambini.

La figlia di Mary Ann, però, prima di uscire dal condominio, vedeva sempre un gruppo di uomini salire le scale verso il quarto piano. Le idee iniziavano ad affollarsi, ma aveva paura di chiedere spiegazioni a sua madre. Lei non le dava mai spiegazioni e ciò la frustrava.

La donna non aveva detto niente neppure quando un gruppo di uomini, capitanati da un gran pezzo di merda chiamato Gary Jackson, si era messo a urlare contro di lei, nell'affollata strada del mercato, mentre faceva compere con sua figlia. Gli uomini si erano messi a seguirla, tirarle pezzi di cavolo e cantare a squarciagola canzoni che la bambina non conosceva. Parlava delle femmine di maiale. Inutile dirlo, nessuno alzò nemmeno lo sguardo per capire cosa stesse succedendo; Mary Ann aveva preso la bambina, che allora aveva cinque anni, per il braccio e l'aveva trascinata via, correndo per evitare di essere lapidata con verdura marcia e zigzagando tra le persone. Non aveva fatto un solo commento sull'accaduto dopo aver corso per dieci minuti buoni fino a casa. La piccola le aveva chiesto un chiarimento che non era mai arrivato, tremando dalla testa ai piedi per la paura e con il fiatone.

Le cose si fecero più serie, se possibile.

Una notte, mentre dormiva come al solito nel lettone con sua madre, la bambina udì delle risate e dei tonfi fuori dalla porta. Erano terribilmente familiari. La donna si svegliò e si spaventò tantissimo, così prese la bambina e quasi la scaraventò nell'armadio, dicendole di stare zitta e ferma.

La voce di Gary, rauca e tinta di alcool, le urlò di aprire le porta, o l'avrebbe sfondata. Disse anche un'altra cosa, per guarnire la frase.
《Cosa vuol dire puttana?》Si chiese la bimba rannicchiata tra i vestiti, troppo terrorizzata per muoversi. Stava per morire, era quello che il suo cervello le stava ripetendo.
Dalle altre voci e dalle risate, si poteva capire che c'erano almeno cinque uomini là fuori, del tutto capaci di sfondare una porta. La povera donna fu costretta ad aprire.
Quei minuti vennero completamente cancellati dalla memoria della bambina. Aveva avuto un crollo nervoso, mentre la madre urlava quasi strozzandosi con la bocca piena di qualcosa che lei non voleva sapere.
La piccola svenne nell'armadio, venne soccorsa dalla madre dopo che il gruppo di uomini se n'era andato. La donna era completamente nuda e i suoi vestiti strappati erano sparsi per tutta la stanza. I capelli erano spettinati come se l'avessero trascinata tutto il tempo attraverso di essi ed era sporca. Sporca. Sporca.

Questa parola fu la prima che riuscì a pensare dopo che si fu svegliata tra le braccia di sua madre. Per riflesso, la spinse via da lei e si mise ad arretrare verso la minuscola cucina, mormorando come in trance:《Sporca sporca sporca sporca sporca sporca sporca sporca sporca sporca sporca sporca sporca sporca sporca sporca sporca sporca sporca sporca sporca sporca sporca sporca sporca sporca sporca sporca sporca sporca sporca sporca sporca sporca sporca sporca sporca sporca sporca sporca sporca sporca sporca sporca sporca sporca sporca sporca sporca sporca sporca sporca sporca sporca sporca sporca sporca sporca sporca...》Con gli occhi sbarrati, come se fosse assatanata.

La madre non provò ad avvicinarsi a lei, ma invece si mise a piangere sommessamente, dal dolore e dalla vergogna nei confronti di sua figlia. Ma lei continuò a guardarla ed a mormorare quella parola, fino al mattino.

Il rapporto tra le due cambiò per sempre, e la bambina iniziò ad evitare in ogni modo sua madre. Voleva starle lontano il più possibile e quando restavano da sole in casa non le parlava mai. Se si avvicinava troppo o cercava di abbracciarla, lei si metteva a urlare così forte che la donna era costretta a lasciar perdere. Aveva la nausea quando le stava vicino.

Intanto la bambina aveva compiuto sette anni e non aveva ancora messo piede in una scuola. La madre non aveva abbastanza soldi per comprarle il materiale scolastico e la scuola delle suore più vicina era a venti minuti da lì, troppo distante per una bambina da percorrere in caso di assenza della madre. E poi, i bambini di quartiere la trattavano male e la chiamavano con nomi tali il mestiere della donna. A scuola non avrebbe avuto la possibilità di andarsene per non sentire quelle voci stridule che canticchiavano canzoni volgari su di lei. Sarebbe stata come in una gabbia.

Tuttavia, una mattina qualcuno bussò alla loro porta, come al solito la bambina si chiuse nell'armadio mentre la madre andò a controllare preoccupata chi fosse. Si trattava di una giovane suora dai grandi occhi verdi, dalla carnagione un po' scura come quella dei sudamericani.
La sua veste era nera, pulita e profumata.
《È la signorina Mary Ann Nichols?》Chiese sorridendo.
La donna rispose con un gesto del capo. Sì, era lei.
《Le dispiace se entro per scambiare due parole? Sono suor Cristina, vorrei parlarle di sua figlia Frisk.》

I Ain't No Kid, Pal (Mafiafell Frans)Where stories live. Discover now