Follow the Nun's Advice

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Chara p.o.v.

«No, non è schizofrenia, idiota.»
Risposi, sorridendo all'imbecille tremante di paura poco distante da me. Patetico.

«E allora c-come si può chiamare questa roba? Tu non s-sei Frisk...!» Mugolò lui.

«In questo caso, sei fortunato che non lo sia. È molto arrabbiata con te, lo sai?»

«Io...»

«Ha pure ragione. Ti sei comportato come uno stronzo totale, meriteresti quasi...» Dissi avvicinandomi e puntellando il dito in mezzo alla sua fronte. «...Un comodo buco, proprio qui. Ma...» Continuai allontanandomi da lui. Era terrorizzato.«...Purtroppo per te, Frisk odia quando faccio le cose al posto suo.» Sans non sembrò calmarsi e stava lentamente strisciando verso la porta, preparando la sua magia per andarsene.

Divertita da come fosse spaventato da me, gli spiegai come sarebbero andate le cose.
«Senti, appena te ne sarai andato, Frisk tornerà in sé e non ricorderà questa piccola chiacchierata tra noi due. Perciò sappi questo, testa d'osso: se non ti rifai vivo a breve, chiedendole scusa in modo umile, ti uccido. Se non ti vuole perdonare, non insistere come pezzente quale sei, o ti uccido. Appena avrete finito questo incarico, non provare a ricontattarla e vai per la tua strada per il resto della tua insignificante vita. Se fai altrimenti,

T i  u c c i d o . »

Lui sparì in un lampo di luce rossa, lasciandomi sola nella stanza.

«Spero che tu abbia recepito il messaggio. Non lo ripeterò un'ennesima volta.» Sibilai, guardando il punto in cui era scomparso.
Nessuno ha il diritto di fare del male la mia migliore amica, d'altronde.

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Frisk p.o.v.

«Non ti ubriacare, ti scongiuro.»

«Non rompere le palle, reggo bene l'alcol al contrario di te. Cosa ci fai ancora con quella roba analcolica, prenditi un vero cocktail!»

«Non osare insultare il mio blueberry mojito.» Ribadii, sorseggiando offesa la bevanda. La donna di fronte a me, scuotendo la testa dai lunghissimi capelli corvini, sbuffò e mandò giù un altro grande sorso di brandy.
La sua pelle color cioccolato al latte era rischiarata dalla luce delle lampade ed i suoi occhi bruciavano d'irritazione, la bocca impastata in un broncio.

«Una persona che non ti conosce non penserebbe neanche per un attimo che tu possa essere una suora.»
Commentai guardando i suoi vestiti "poco religiosi" e il suo bicchiere di brandy. Lei alzò le spalle, poco turbata dal mio tono irrisorio.
«Vivi la metà dei miei anni con un velo in testa, in questa città di merda, poi vieni a farmi la ramanzina.»
Mi rimbeccò lei. Ci fu una pausa nella conversazione, poiché sul piccolo palco del locale era salita una violinista. Iniziò a suonare, attraendo l'attenzione della maggior parte delle persone sedute ai tavoli, uomini o donne, che anche loro smisero di parlare per ascoltare la lieve e sdolcinata melodia prodotta dallo strumento.

Vidi con la coda dell'occhio Grillby fermarsi ad ascoltare e Muffet dietro di lui pronta per tirargli una stecca sul collo.

«Comunque, oggi sei stranamente antipatica, ti è successo qualcosa?» Chiese lei, a bassa voce.

«Nulla di che, ho solo litigato con un collega.»

«Hans?»

«No, un'altro. Ma non importa.»

«Di solito non ci dai così tanto peso.»

«Infatti non ci sto dando peso.»

«Frisk, è da quando eri all'orfanotrofio che non ti vedo così accigliata. Di solito sei sempre così strafottente...»

«Chi è quella che rompe le palle adesso?»

«Le suore servono a questo, stupida. Il nostro compito è rompere le palle al prossimo prima che lo faccia Dio. E quando lo fa lui è meglio non esserci.»

«Smettila con 'ste stronzate, come se tu credessi veramente in Dio.» Ribattei sprezzante.

«Oh, ne dubiti?»

«Certo, se permetti. Un vero credente non uccide le persone, anche se per giustizia. E tu prima di diventare suora di certo un senso della giustizia non sapevi manco cosa fosse, sennò non avresti fatto quella strage nel Kansas-»

«Ero un'altra persona, ancora ignara della Sua divina esistenza...»

«Certo, come no. Se tu credi in Dio, allora io sono una docile scolaretta.»

«Miii, che noia che sei! Ma era il tuo fidanzato quello con cui hai litigato?»

«Ma sta' zitta. È inutile innamorarsi, in ogni caso, tanto prima o poi ci si lascia.»

«Diamine, sembri super depressa. Era così carino?»

«Ti ho detto di finirla!» Sbottai infine. Lei mi ignorò e continuò a parlare.
«So come ci si sente con un bel ragazzo di fianco, i brividi di emozione e le farfalle nello stomaco...»

«Questi non sono desideri proibiti secondo il codice del monastero?»

«Ho salvato tante vite in Suo nome, ho diritto a qualche svago, no?»

«Certo, certo...» Finii il cocktail e feci per andare, ma all'ultimo secondo Cristina mi afferrò il polso e mi rimise seduta sulla sedia, improvvisamente seria.

«Dai, raccontami che è successo.»
Sospirai sconfitta, chiedendo un'altro cocktail analcolico a Muffet, che si affrettò a prepararmelo.
Le raccontai brevemente quello che era successo con Sans, lei ascoltò attentamente.

Quando ebbi finito, rimase in silenzio per qualche tempo. Infine parlò.
«Devi comunque pensare al suo punto di vista, Frisk. Comportamento da stronzo a parte, è una persona tremendamente disturbata, instabile e sfiduciata nei confronti della gente. Per di più, fa uso di droghe estremamente pesanti se me l'hai raccontata giusta. Gli hai trovato qualcosa in giro?»

«Una volta gli è caduta una bustina di polvere azzurrina dalla tasca. L'ha raccolta subito, ma l'ho vista.» Risposi passandomi una mano sulla fronte, rievocando quel ricordo. Sans sembrava atterrito, eppure cercava disperatamente di far finta di niente.
Aveva distolto lo sguardo e cambiato argomento, ma vedevo le gocce di sudore freddo scendergli dalla fronte.
Il suo scopo sembrava solo andare avanti come se tutto andasse bene, quando la situazione era disastrata.

Passavo il tempo a cambiare idea sul suo conto, dacché mi faceva pena dacché iniziavo ad odiarlo per la sua stupidità. Era un orologio mezzo rotto che continuava a funzionare imperterrito, nonostante perdesse pezzi e meccanismi da tutte le parti.
Va tutto bene, va tutto bene. Funziono ancora.

La voce di Cristina richiamò la mia attenzione. «...Avevo un amico, un Mostro, che si faceva di quella roba, non sbaglio si chiama cereulanina, è andato avanti anni ed anni. Continuava a prenderne sempre di più, fino a dover restare in casa tutto il tempo a farsi. Le crisi di astinenza si presentavano anche solo se non sniffava da due ore o poco più, era una situazione disperata.
Infine, è morto. La sua anima si è fermata, come quando il nostro cuore si arresta. Niente da fare, nessuno aveva avuto la forza o il coraggio di aiutarlo, quella sostanza modifica i comportamenti in modo impressionante, una volta mi ha quasi uccisa. Vuoi che questo Sans faccia la stessa fine?»

Rimasi in silenzio, non sapendo cosa rispondere.

Frisk. Non. Farlo. Ti farà del male, lo sai!

Chara sembrava enormemente aggressiva e nervosa, da quando lo scheletro si era presentato nel mio ufficio. Forse sapeva qualcosa?
«Non lo so, penso che vedrò come andranno le cose nei prossimi giorni.»
Risposi pensierosa, ignorando la voce di Chara.

Non lo fare, non lo fare. Te ne pentirai.

I Ain't No Kid, Pal (Mafiafell Frans)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora