A Tricky Plan

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Sans p.o.v.

«Ecco il salone d'ingresso, dove Mettaton riceve i suoi ospiti ad uno ad uno. In tutto sono presenti circa due centinaia di persone, nulla in confronto alle vecchie feste di Asgore, ma abbastanza da farci passare molto tempo nell'atrio principale. Farti entrare insieme a me non sarà un problema, Ton-Ton è letteralmente ossessionato dagli Umani, la parte difficile sarà scollartelo di dosso. Conoscendolo, non ti mollerà un attimo e lo stesso faranno gli altri, d'altronde sono tutti Mostri di alta classe. Dopo di che, Mettaton ci condurrà al teatro interno attraverso questo largo corridoio, che poi si trasforma in un porticato al lato est del primo cortile interno. Poi entreremo e ci sederemo in platea, probabilmente nelle prime file. Lo spettacolo prevede sempre quindici numeri di artisti che variano di volta in volta: musicisti, attori o più raramente ballerini. Alla fine dell'esibizione, si ritorna verso il porticato e si gira a destra, giungendo in un'altra sala, questa volta per i rinfreschi: qui si passa un'oretta di tempo. Nel mentre, cara...Dovrai cercare di....Ahem... Impressionarlo, in modo da portarlo lontano dagli sguardi e fare quello che devi. Quando avrai fatto, chiamerai Sansy e lo farai teletrasportare lì. La vostra copertura salterà immediatamente ed in pochissimo tempo tutte le guardie si riverseranno in ogni angolo del palazzo, ma Ding Junior ti porterà subito via e non ci saranno problemi. Tutto chiaro?»

«Ho preso appunti.» Rispose Frisk prontamente, mostrando il suo taccuino. «A scanso equivoci vi do questa mappa, può essere più utile a voi che a me.» Disse Virgilia porgendomi il rotolo di carta. Lo afferrai distrattamente, pensando al piano.

Frisk doveva praticamente portarsi a letto un robot, ma lei non aveva battuto ciglio! Era abituata a fare quel genere di cose? Una rabbia cieca si fece di nuovo strada dentro di me, come quando quel giovane uomo indiano l'aveva abbracciata. Tentai di tenerla dentro, sapendo perfettamente di cosa si trattasse: gelosia. Solo il suono di quella parola mi faceva sentire stupido ed infantile, ma non riuscivo a sopprimere quella fastidiosa sensazione. Era sbagliato. Terribilmente sbagliato. Non era così che doveva andare, non volevo finire come mio padre, che teneva mia madre praticamente al guinzaglio poiché temeva la sua infedeltà, forse causata dal fascino che emanava come una fragranza.
Non volevo provare rabbia, non per quello stupido motivo.
Frisk non era di nessuno, figuriamoci di un essere patetico come me. Non aveva un collare, non era un animale, era una persona. Quello che provavo era insensato, inutile e meschino.

«Sans, sai superare il radar con i Gaster Blaster senza essere rilevato?» Chiese Virgilia rivolta a me. Annuii, cercando di pensare a qualcos'altro.
«Ci ho messo un po' per perfezionarlo, ma ci sono riuscito. La massima durata dell'incantesimo è di mezz'ora, potrei mandare un Gaster Blaster alla fine dello spettacolo, nella sala dei rinfreschi e poi seguire Frisk mentre...» Le parole mi morirono in gola.

"Mentre fa sesso con Mettaton." Pensai, mentre la rabbia mi assaliva di nuovo. Cercai di nuovo di calmarmi. Di certo a Frisk avrebbe fatto schifo, sì. Era obbligata a farlo, per questo non aveva detto niente, era l'unico modo.

«La durata è troppo rischiosa, Sansy. Se l'Umana non fa in tempo...» Iniziò la donna invisibile. Ma l'altra la interruppe subito. «Se il pezzo di metallo è ossessionato dagli Umani, non sarà difficile né lungo per me trascinarlo via. Però Sans dovrà essere già nei paraggi.» Affermò lei incrociando le braccia e guardandomi, attendendo conferma.
«Certamente, sarò lì.» Dissi fermamente. «Una volta che l'avrai fatto fuori, grazie al Gaster Blaster sarò in grado di teletrasportarmi lì e portarti via. Ma non ci mettere troppo.»

«Non ci metto mai tanto tempo per tagliare due circuiti. Secondo quello che mi ha riferito Alphys, dietro la schiena dovrebbe avere uno sportello di acciaio e dentro questo due cavi conduttori dell'energia elettrica all'apparato centrale. Se li taglio, per sostituirli con quelli nuovi dovrà in ogni caso essere smontato completamente.» Spiegò lei, e con un movimento di polso si ritrovò fra le mani il suo macete.
«Per farlo dovrò attivare la mia magia fino al secondo stadio ed il radar la capterà, ma tanto sarà qualcosa di rapido ed in più ci sarai tu.» Disse con un sorrisino soddisfatto.

Mi sentii un pochino meno inutile, ma non per questo non ero meno preoccupato. Il giorno dopo era sabato, Frisk doveva arrivare al palazzo di Asgore alle nove. Verso le dieci ed un quarto dovevo essere dentro e ritrovarla in mezzo a duecento persone, ma non doveva essere tanto difficile. Anche il resto era facile, ma quella che rischiava più di tutti era senz'altro l'Umana.
Eppure non sembrava minimamente insicura, pur ricoprendo un ruolo fondamentale nell'esecuzione del piano. L'ammirai per il suo coraggio e questo bastò a spegnere quell'ira ardente.

«Bene, direi che è tutto pronto a parte la tua identità, Frisky. Non potrai certo dire il tuo vero nome e non potrai certo venire vestita in quel modo!» Esclamò Virgilia, scandalizzata.
«Dirò di essere Amelia Crawford, soprannome Amy, nata a Londra nel Chelsea. Dirò che mi sono trasferita con mio padre ad Ebott City quando ero molto piccola, dopo la morte di mia madre, per malattia, e dopo è morto anche lui. Potrei dire di essere... Un'attrice, forse? Come suona?» Chiese la ragazza, scribacchiando senza sosta sul suo taccuino.
«Attrice, direi che va bene. Certe cose me le inventerò al momento, mia cara, perciò fai attenzione a stare al gioco.» Concluse Virgilia.
Frisk rispose che sarebbe stata attenta e disse di incontrarci l'indomani alle sette e mezza, nello stesso luogo.

Ci mettemmo d'accordo, infine ci salutammo e ce ne andammo. Prima di teletrasportarci, mi venne in mente una cosa.

«Senti, ti va di andare a bere qualcosa?» Chiesi ancora prima di realizzare quello che avevo detto.

«...Va bene.» Acconsentì lei, stupendomi.

«Muffet and Grillby's?»

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«Non so come tu faccia a restare così calma.»

«In che senso?»

«Non sei preoccupata? Stiamo per andare incontro ad una situazione estremamente pericolosa.»

«La mia giornata è sempre composta da situazioni pericolose. Se iniziassi a preoccuparmi, sarebbe la fine.»

«Vuoi dire che non hai paura?»

«Quello è un altro discorso; in ogni caso lascia che ti dica questo: è l'ansia ciò che ti fa sbagliare. Devi imparare a cancellarla dalla tua mente, e solo allora non potrai commettere sbagli.»

«Più facile a dirsi che a farsi.»

«Lo so, ci sono passata anch'io. Ma se ci sono riuscita io, non vedo il perché tu non possa.»

«Sei più forte di me, ecco il perché. Sei più forte in tutti i sensi, per questo sei così sicura di te stessa.»

«Sans, io c'ero stamattina. Ho visto quello che sei capace di fare e so che non è il tuo unico punto forte. Quello che va allenato...» Disse picchiettando l'indice sul mio cranio «...È questo coso. Capiche?» Era vicina, maledettamente vicina al mio viso, con i suoi occhi grandi fissati su di me. Da quella distanza, mi accorsi della lunghezza delle sue ciglia. Folte e lunghe, immobili. Mi sentii avvampare, ma non osai ritrarmi al suo tocco. Si allontanò, notando il mio imbarazzo.

«Perdonami. Mi dicono spesso che talvolta ho troppo poco rispetto per lo spazio personale. Sarà perché faccio questo lavoro...» Si scusò lei, eppure non sembrando per nulla dispiaciuta. Ora sembrava incuriosita ed interessata, come se la mia reazione l'avesse sorpresa. Seduti al solito posto, sentii lo sguardo del Mostro-ragno su di me. I suoi cinque occhi erano fissati su di noi, mentre distrattamente puliva un bicchiere con un panno. Il marito stava servendo dei clienti, perciò non ci stava ascoltando.

Ma Muffet fece cadere il bicchiere sul pavimento, facendolo rompere in mille pezzi, quando udì Frisk chiedere:

«Sans, per caso ti piaccio?»

I Ain't No Kid, Pal (Mafiafell Frans)Where stories live. Discover now