You Bonehead!

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Frisk p.o.v.

Quando la sveglia squillò, mi trattenni come ogni mattina dallo distruggerla con un pugno ben assestato e la spensi, senza però alzarmi dal letto. Rotolai un po' tra le lenzuola, provando un raro senso di tepore nel strusciare la pelle contro quella stoffa morbida e liscia. La sera prima ero restata come al solito in piedi fino a tardi, mi ero fatta una doccia ed ero ritornata alla mia scrivania, ricontrollando le informazioni su Mettaton e cercando di pensare a una bozza di piano. Pensai inizialmente ad un'imboscata durante il fine settimana, mentre faceva shopping. Il piccolo Gaster Blaster stava svolazzando silenzioso per la stanza, perciò lo richiamai e presi ad analizzarlo: era piccolo, poteva decisamente seguire il robot in giro senza farsi notare, ma non sapevo esattamente cos'altro fosse in grado di fare a parte l'essere una specie di Walkie-Talkie e certamente non potevo contattare Sans alle undici di sera per chiederglielo. Poi ero andata a letto, solo per stare due ore e mezzo a guardare il soffitto sopra di me. L'insonnia non era neanche tanto un problema, stare nel letto a pensare era uno dei momenti più rilassanti della giornata.

Pensai a quello che mi aveva detto Catty su Sans, a quell'aria di sottomissione che irradiava quando si sentiva minacciato. Non era minimamente normale per un gangster comportarsi in quel modo, era strano che fosse ancora vivo con quel carattere.

Se non sei pronta a tutto, che sia ad uccidere un umano o Satana in persona, questo non è il mestiere giusto. Mi aveva detto Chara anni prima, poco tempo dopo che le nostre due anime si erano fuse assieme.
Aveva ragione, inoltre Sans sarebbe finito male a breve se quel comportamento non fosse cessato.

Ti preoccupi per uno scheletro? Seriamente? Mi aveva chiesto Chara incredula, prima di addormentarmi.
«Non mi preoccupo, mi sto solo facendo delle domande.» Avevo risposto per poi finalmente chiudere gli occhi.

Mi tolsi le lenzuola di dosso e mi alzai svogliata dal letto, per poi dirigermi subito in bagno. Mi guardai allo specchio. Quello che vidi fu una ragazza castana, con dei capelli a caschetto e la riga di lato, il viso imbronciato. Un corpo teso e muscoloso coperto solo da una lunga camicia bianca, che arrivava fino alle coscie, e con un sacco di cicatrici. Una nuova sulla spalla, due ex-buchi di pallottola sull'addome, numerose strisce bianche sulle ginocchia ed un'antico e profondo taglio sul retro del polpaccio.

Guarda, mi stupisco come facciano gli uomini a non sbavarti dietro. Disse Chara ironica, svegliatasi in quel momento.

«Sarà che sono piallata e che mi vesto come un uomo, ma non ne sono sicura.» Replicai anch'io ironica.

Un quarto d'ora dopo, ritornai alla mia scrivania lavata e vestita, cercando il piccolo Gaster Blaster e nel frattempo dando una sbirciatina all'orologio: le otto e dieci, chissà se era sveglio? Presi in mano l'oggettino rassomigliante un teschio di capra e gli feci una piccola carezza sulla testa. Gli occhi vuoti si illuminarono di rosso ed aprì la mandibola, mettendo in mostra due file di dentini aguzzi, sperai che fossero solo per decorazione. Poi si avvicinò al mio viso, come per incitarmi a parlare.
«Ehm, Sans? Sei sveglio?»

Dopo qualche secondo sentii un tonfo e la voce dello scheletro rispondermi affannata.
« S-sì, buongiorno F-Frisk!»

«Sei occupato o possiamo incontrarci per discutere su Mettaton?»

«Arrivo subito, dammi un attimo.» Rispose lui velocemente, sentii un' altro tonfo per poi non udire più niente. Mi sedetti sulla scrivania e incrociai le ginocchia, picchiettando le dita sul legno, chiedendomi cosa stesse facendo per fare quei rumori.

Non abbiamo la minima idea di cosa fare da qui in avanti. Come facciamo?

«È solo l'inizio, vedrai che nei prossimi giorni riusciremo ad organizzare qualcosa di concreto. Magari...» Mi bloccai.

Frisk? Che c'è?

«Niente, mi è venuta in mente una domanda che devo chiedere a Sans...»

«Quale domanda?» Disse quest'ultimo davanti alla porta, facendomi prendere un colpo. Per poco caddi dalla scrivania ma mi ripresi subito dallo spavento.

«Non farlo mai più.» Sibilai imbarazzata, mentre lui cercava di non ridermi in faccia.

«Heh, scusami. Cosa volevi chiedermi?»

«I termini dell'accordo non mi sono ben chiari. Se io vi aiuto con quel robot, noi dei Sette Umani Caduti cosa ci guadagnamo? Soldi, alleanza?»

«Non te l'ha detto la Kalashnikov?»

Sospirai. La comunicazione non era il suo forte e la memoria non era il mio. «No, non me l'ha detto.»

E tu non glielo hai chiesto. Sentenziò Chara.

La zittii con un cenno della testa, schioccando la lingua. Sans evidentemente pensò che ero arrabbiata con Annika, perché mi tranquillizzò dicendomi che anche suo padre gli nascondeva tutto e non lo teneva mai al corrente delle situazioni. Il suo tono era tranquillo e senza apparente traccia di disprezzo, così decisi di fare un piccolo esperimento e chiedergli del fratello.
Come avevo immaginato, la sua espressione si accartocciò immediatamente in una smorfia di disgusto. Decisi di non fargli pressioni.

«Comunque, dobbiamo andare a fare visita ad una persona. Ti conviene coprirti il viso con qualcosa, stavolta non posso piombare in casa sua a mio piacimento: dobbiamo andare a piedi.»

«Di chi parli?»

«Undyne, l'ex braccio destro di Asgore. Ho saputo da Catty che si è ritirata a casa di una sua... Amica, è viva. Possiamo cercare di farci dare qualche informazione sul conto dello scatolone di metallo, d'altronde lui l'ha quasi uccisa. È nel mezzo di Underground City.»

Presi una bandana nera dei miei primi anni di "carriera" e cercai un cappello nell'armadio. L'unico che possedevo era uno Stevens di pelle scura, che avevo comprato qualche mese prima al mercato del sabato da un vecchietto benevolo ma attaccato al soldo. Me lo misi in testa e mi legai la bandana in modo che mi coprisse il viso fino a naso, infine mi guardai allo specchio.
Avrei attirato ancora più attenzione di prima, sembravo un rapinatore di banche del Far West in giacca e cravatta. Ignorai le risate di Chara ed i tentativi di Sans di non fare lo stesso. Sentii le guance farsi rosse per via del calore già soffocante, o forse solo per l'imbarazzo, ma lo scheletro non lo notò dato che avevo la faccia quasi completamente coperta. Non vedevo un accidenti.
Aprii la finestra e saltai sul davanzale, preparandomi ad un'altra corsa per i tetti.

«Andiamo.» Sans mi guardò sbigottito, come se non capisse quello che stava succedendo.

«Eh?»

«Non vorrai mica andare a piedi, testa d'osso!»

I Ain't No Kid, Pal (Mafiafell Frans)Donde viven las historias. Descúbrelo ahora