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STEVE POV'S

Erano passati cinque giorni, già cinque.

Dopo l'arrivo in Wakanda e la grand sorpresa di aver ritrovato un Bucky con un braccio nuovo e, a detta sua, leggermente instabile, avevamo accompagnato Visione all'interno della dimora del Re.

Avevo avuto l'onore di conoscere Shuri, la sorella di T'challa, per i mesi precedenti alla guerra civile.

Era una ragazzina intelligente e perspicace. Una vera leader di sangue reale. Avevo capito, col passare del tempo, che aveva anche un sesto senso super sviluppato, che era un abile combattente con le armi create proprio da lei.

Il Wakanda era il paese che più rappresentava la modernizzazione. Completamente circondato da vibranio e da barriere di sicurezza che lo rendevano invisibile ad attacchi indesiderati, era un piccolo paradiso nell'Africa orientald.

Sicuramente Tony non sarebbe stato molto contento di sapere che c'era qualcuno che possedeva un avanzamento tecnologico più grande del suo.

Sorrisi a quel pensiero. Chissà dove si era cacciato insieme al bimbo ragno.

Dopo aver lasciato Visione nelle mani di Shuri, ero riuscito a trovare un modo per uscire senza essere visto e per salire fino in cima alla statua della Pantera Nera.

T'challa mi ci aveva portato tante volte. Lassù si vedeva tutto il Wakanda e lui ne era estremamente orgoglioso.

Il Phanteon del Wakanda, devoto alla Dea Pantera.

Il Re mi aveva raccontato tante di quelle volte come era riuscito ad ottenere i suoi poteri di pantera. Erano talmente tante le volte che non riuscivo neanche più a contarle sulle dita delle mani.

Sorrisi, camminando velocemente verso la grande bocca della pantera, fermandomi a due metri dal dirupo.

Mi ritrovai solo, senza fiato per la bellezza di un paese tanto tecnologico quanto legato ancora ad antiche tradizioni.

Guardai l'orizzonte, pensando e ripensando a dove potesse essere lei.

Mi venne in mente il giorno in cui le avevo detto che l'avrei portata in Wakanda, perché era un posto da visitare assolutamente prima di morire, eppure, lei adesso non era qui.

Pensare che potevamo essere qui, entrambi, magari a guardare il sole tramontare, seduti l'uno accanto all'altro.
Maelle mi mancava come ti manca il sole dopo tanti giorni di pioggia, e la cosa che mi imbestialiva di più, era non farglielo sapere.

Mi mancavano i suoi occhi verdi come due smeraldi, di prima mattina, che mi guardavano curiosi e ancora pieni di sonno. Le sue piccole mani che accarezzavano le mie, o quando mi scompigliava i capelli e poi rideva divertita.

La sua risata e i suoi sorrisi. Il suo essere estremamente delicata e dolce anche quando in realtà vuol dare a vedere tutt'altro che quello.

Dio, perché le cose belle mi vengono sempre portate via?

Sospirai, cercando di rimanere positivo. Lei, in fondo, era ancora qua al contrario di Peggy.

Si dice che quando una cosa è lontana dai tuoi occhi è anche lontana dal cuore, eppure non avevo Maelle qui, per poterla vedere, ma il mio cuore non ne voleva sapere di battere più forte ogni volta che il mio pensiero finiva a lei.

"Capitan America depresso" - mi voltai dando un volto alla persona che aveva interrotto i miei pensieri -"pensavo di non doverti più vedere così"

Bucky.

Mi sorrise leggermente venendomi incontro.
I suoi occhi color ghiaccio mi scrutavano curiosi, come se volessero leggermi dentro. Eravamo stati migliori amici, poi nemici. Prima della guerra fra Avengers, come missione, avrebbe dovuto uccidermi. Avrei potuto farlo fuori prima io, eppure, sapevo che dentro a quella macchina da guerra c'era ancora qualcosa del mio migliore amico.

Till the end •Steve Rogers•Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora