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Dove le ceneri sono state sparse.

Quella frase non aveva, ancora, intenzione di lasciare i miei già affollati pensieri.

Dopo aver trascorso una ventina di minuti nel laboratorio di Shuri, sotto il suo sguardo quasi del tutto assente, avevo preso la mia decisione.

Non avevo intenzione di coinvolgere nessuno in quella che poteva sembrare una missione suicida. Nessuno tranne l'unica persona che poteva saperne ancora qualcosa in più di me: Nick Fury.

Speravo che nel frangente di tempo in cui tutti gli altri avrebbero avuto la riunione, sarei riuscita ad uscire dal Wakanda senza che nessuno di loro venisse a cercarmi o tanto meno fermarmi.

Ero certa che non appena Steve fosse venuto a conoscenza delle mie intenzioni si sarebbe infuriato e, infatti, avevo pensato anche a questo.

Mentre aspettavo Fury nella mia stanza, decisi di scrivergli una lettera, quattro righe, per dirgli che era stata una decisione presa su due piedi, che sarei tornata, probabilmente più forte di prima e che lui doveva solamente aspettarmi.

Non era mia intenzione ferire nessuno ne tanto meno tenere all'oscuro delle persone che ora mai consideravo come parte integrante di me.

Steve era stato l'unico, dopo la morte dei miei genitori, che era riuscito a sconvolgermi letteralmente la vita. Mi aveva fatto capire quali fossero i miei ideali, che non era per niente facile la vita da super eroi, che tutto sommato però qualcuno lo doveva fare.

Shuri mi aveva promesso che li avrebbe tenuti nella sala tutti insieme così da darmi più tempo per andare via con il quinjet. Fury sembrava teso da tutta questa situazione e io avevo paura. Paura di non esserne in grado di sostenere sulle mie sole spalle una situazione che era più grande di me.

Nick mi aveva detto che in qualche modo era riuscito ad avvisare Strange che saremo partiti dal Wakanda nell'immediato. Io continuavo a tenere sott'occhio le due piccole pietre incastonate nella collana che Strange mi aveva regalato. Sapevo che era ancora sano e salvo solo grazie a quella.

Avrei potuto aprire un portale e trovarlo in qualche minuto al massimo ma lui aveva preso la sua decisione come io avevo preso la mia e di certo non avrei potuto fare altro che rispettarla.

"Ci siamo quasi"- mormorò Fury alla guida dell'auto

Alzai la testa dal cellulare che tenevo stretto fra le mani, ancora incantata dalla bellezza di Steve intrappolata nella foto che avevo impostato come sfondo.

Eravamo atterrati dal Quinjet da qualche ora e ci eravamo messi subito in viaggio verso in punto in cui si trovava quelli che dovevano essere i residui della vecchia casa dei miei genitori.

Guardai fuori dal finestrino. Distese di piani erbosi e foreste si stagliavano al di fuori, come se ci stessero correndo dietro. Non molto distante riuscii a vedere il fiume Yellowstone gettarsi dentro il lago omonimo e riuscii a ricordare che proprio dopo il grande lago c'era un profondo canyon che trasformavano in fiume in due cascate spettacolari.

Eravamo ancora nel punto più alto del parco.

Ricordai un particolare di cui mia madre parlava sempre quando venivamo qua per le vacanze. Mi diceva sempre che il nome del parco era dovuto al fatto che si presentavano molto spesso fenomeni vulcanici attivi e la pietra gialla -Yellow- derivava dal probabile deposito di zolfo presente in zona.

Sorrisi perché riuscii a ricordare quante volte mio padre le diceva che ogni volta che ci trovavamo da quelle parte lo ripeteva quasi come una filastrocca.

"Pensi che c'è la farò?"- domandai girandomi verso Nick

Teneva la braccia tese e le mani strette attorno al volante di pelle. La geep sfrecciava sempre più veloce per le strade del parco e la giornata andava verso l'imbrunire.

Till the end •Steve Rogers•Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora