Capitolo 26

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Novembre 2014

Con la frattura del malleolo di Federico, la pace che aveva caratterizzato quei due mesi iniziali si era dissolta.

Solitamente Federico, nelle sue varie occasioni, aveva mostrato quel senso di ottimismo che caratterizzava la famiglia Bernardeschi, a volte era stato riconosciuto come speranza, forse perché più si avvicinava alla fede che accomunava ogni membro di quella casa, o forse perché semplicemente tendevano a vedere il lato buono delle cose, trovandone uno anche quando agli occhi degli altri sembrava impossibile.

Quando aveva lasciato la barella per stendersi sul letto di quella clinica privata, il primo pensiero del calciatore non fu per nulla positivo e non c'era alcuna possibilità di fargli cambiare idea. Effettivamente Gaia aveva ragione quando diceva che Federico era proprio simile alla sua Rebecca: ogni qual volta un ostacolo si presentava sulla loro strada, la prima reazione che esso suscitava in entrambi era puro panico.

<<La mia carriera è praticamente finita.>> Lo aveva ripetuto almeno 50 volte in un giorno, nonostante tutti i medici corsi in suo aiuto gli avessero comunicato il contrario, ma aveva capito il senso di quelle parole soltanto dopo l'operazione, una settimana dopo.
Il giorno del suo infortunio Bernardeschi provò a chiamare Becca per avvisarla, non avendo però alcuna risposta e facendo innervosire più che mai il toscano. Rebecca, d'altro canto, non lo aveva fatto di certo di proposito, perché essendo in laboratorio per seguire il corso di analitica, aveva il telefono in modalità silenziosa nella tasca destra del suo camice. A fine lezione, dopo aver letto i messaggi di Gaia e aver trovato trentacinque chiamate perse da parte di Federico, sfrecciò in ospedale preoccupata.

<<Ah ben arrivata>> furono le prime parole che sentì quando aprì la porta della stanza in cui era ricoverato il ragazzo. Aveva il fiatone per le scale fatte di corsa a causa dell'ascensore occupato, chiuse la porta dietro di se per poi lanciare uno sguardo interrogativo a Gaia, seduta sulla poltroncina nera accanto a letto.

<<Scusami, ero in laboratorio>> si avvicinò per baciargli le labbra, ma Federico prontamente voltò il viso. Rebecca lo guardò con un sopracciglio sollevato, interrogativa, chiedendo poi a Gaia se fossero arrivati i risultati delle radiografie.

<<Frattura del malleolo>> diagnosticò indicandogli la caviglia fasciata. <<Il dottore ha detto che sarà operato dopodomani e comincerà la riabilitazione subito per tornare in squadra il prima possibile>> sospirò accarezzando una guancia del fratello, prima di alzarsi e annunciare frettolosamente che sarebbe passata a prendere Mami da scuola.

<<Resti tu con lui? O hai lezione nel pomeriggio?>> chiese la bionda e dopo essersi assicurata di non lasciare solo il suo Chicco, uscì di corsa salutando la sua amica.

Rebecca si guardò intorno con un mezzo sorriso, vedendo tutti i regali ricevuti dai suoi compagni di squadra della nazionale e della Fiorentina, e si sentì tanto stupida lì, in mezzo alla stanza, con le mani vuote e in ritardo.

<<Come ti senti?>> gli chiese sedendosi sulla poltroncina nera su cui era seduta Gaia pochi attimi prima. Lo guardò sistemarsi i cuscini dietro la schiena per non sprofondarci dentro, il viso corrucciato mentre guardava stranito la caviglia e il piede sinistro fasciati di bianco. Aveva indosso solo una felpa e il lenzuolo copriva a mala pena i boxer bianchi, dettaglio a cui Rebecca fece attenzione, arrossendo di colpo quando Federico la trovò ad osservare il suo bacino, strappandogli un sorriso malizioso.

<<Cosa guardi, eh?!>> ci scherzò su facendola arrossire ancora di più.

<<Quanto se stupido>> Rebecca nascose il volto tra le mani, mentre sentiva le labbra di Federico baciarle prima i capelli, poi il collo.

OVUNQUE // Federico Bernardeschi.Where stories live. Discover now