Capitolo 53

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Federico si sentiva talmente confuso da non saper più distinguere quale fosse la scelta giusta da fare, se correre da lei e perdonarla oppure lasciarla andare una volta per tutte, definendo chiuso quel capitolo della sua vita per sempre.

Mentre era steso sul letto ad osservare attentamente il soffitto bianco, si chiese se ne fosse davvero capace. I suoi sentimenti per Rebecca erano nati dal nulla, da tanti pomeriggi passati insieme a studiare, per poi essere approfonditi nei momenti di difficoltà, e si sa quanto proprio quei momenti siano utili per capire se una persona faccia al caso nostro. E lui sapeva in cuor suo di sì. Rebecca era stata lì con lui alle convocazioni in nazionale, era con lui durante l'infortunio, gli era rimasto accanto durante quei mesi duri da sopportare, quando l'unico pensiero che gli vorticava nella testa riguardava il campionato perso e con esso tutte le sue chance di esplodere nel mondo del calcio. E lui?

Quando era toccato a lui restarle vicino, si era spaventato. Sì, aveva avuto paura di non avere più al suo fianco quel pilastro portante della sua vita e, inconsapevolmente, aveva lasciato la presa, l'aveva lasciata andare, piano piano. Fino a quando non si era reso conto di aver perso troppo di lei, della sua Rebe.

"Basta guardare le cose con oggettività, anche se riguardano noi stessi" gli diceva sempre il mister quando provava a difendersi dopo un errore commesso in partita. Ora, per la prima volta, lo stava facendo: guardava tutto con gli occhi di un estraneo. Rebecca non lo aveva tradito, non lo aveva venduto. Lo aveva protetto e lo aveva sempre fatto. Aveva messo il suo bene davanti al proprio, pensando sempre e solo alla sua felicità. Dire di sì alla proposta di Veronica e allontanarsi per sempre dalla vita di Federico era stata la più grande sfida che avesse mai potuto affrontare, ma lo aveva fatto per lui, per potergli garantire un futuro roseo nel mondo del calcio. Non aveva solo bisogno di soldi, di quello ne era sicuro ormai, voleva solo avere la certezza che lui sarebbe stato felice con la sua passione tra le mani e, che anche senza di lei, avrebbe avuto sempre ciò che più lo rendeva felice sin da bambino, il calcio.

"Cazzo" pensò drizzandosi a sedere sulle lenzuola calde. "Cosa ho fatto?"

Guardò il telefono accanto al cuscino, segnava le 6.39 del mattino. Il volo per Madrid sarebbe partito da lì ad un'ora, più o meno. Aveva pochissimo tempo, anzi, aveva giusto il tempo di vestirsi e mettersi in macchina per raggiungerla.

Si alzò rumorosamente dal letto, spaventando Spike accucciato ai piedi del padrone con aria triste. Lo guardò sfrecciare in bagno senza nemmeno coccolarlo ed assunse la sua solita espressione dubbiosa, chiedendosi come mai avesse così tanta fretta di domenica mattina. Federico, d'altro canto, aveva il cuore che batteva all'impazzata, l'adrenalina a mille mentre si infilava il solito pantalone della tuta firmato Adidas e la felpa della Juve. Corse al piano di sotto rischiando di fratturarsi un piede per la velocità con cui scese le scale e, saltellando con una gamba per allacciarsi la scarpa, prese le chiavi della macchina e volò, letteralmente, fuori dalla villa.

Ma il fato sarebbe stato dalla sua parte?

Ovviamente no, cosa vi aspettavate?! La macchina, infatti, non partì, né al primo, né al secondo, né al terzo tentativo. La decima volta girò con violenza la chiave, rischiando di spezzarla e, maledicendo la sua solita sfortuna, batté i palmi delle mani sul volante.

Strinse gli occhi chiusi dal nervoso "mai niente va bene in sto cazzo di periodo" sbuffò. L'orologio segnava le 6.51 e lui aveva sempre meno tempo. Sbloccò l'iPhone in cerca del numero giusto da chiamare, sperando di non beccarsi un rifiuto.

Incrociò le dita mentre ascoltava il solito tu...tu...tu in attesa di sentire la voce assonnata dell'unica persona su cui avrebbe potuto sempre contare.

OVUNQUE // Federico Bernardeschi.Where stories live. Discover now