Capitolo 34

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Febbraio 2015

Da un giorno all'altro, Rebecca si era ritrovata ad essere una fuori sede a tutti gli effetti. I suoi genitori erano scesi in Puglia a fine gennaio e, seppur avesse cercato di nasconderlo in tutti i modi, lei aveva sofferto la lontananza più dei signori Alara. Federico era corso immediatamente in suo aiuto, trascinandola nella loro nuova casa e dandole il via libera per arredarla. Due giorni prima aveva fatto stampare alcune delle loro foto, le aveva incorniciate personalmente, scegliendo accuratamente le più belle cornici dal suo negozio di casa preferito, e gliele aveva fatte trovare sul loro letto, in modo che lei le sistemasse nelle varie stanze.

Con l'inizio della sessione invernale, però, la tensione crebbe tra i due ragazzi.
Dopo l'episodio di luglio, Federico era riuscito a capire poco o quasi nulla sui suoi attacchi di panico perché, quando il ragazzo cercava di parlarle, Rebecca sviava sempre il discorso, accennando a qualcosa del passato che non voleva ricordare. Quello che non sapeva era che, di lì a qualche giorno, sarebbe arrivato il problema della loro relazione.

Il giorno prima di San Valentino, Rebecca era rimasta tutto il giorno chiusa in casa per preparare, per la seconda volta, il tanto temuto esame di chimica fisica. Alle quattro del pomeriggio cominciò a sentire la testa pesante, la vista pian piano le si offuscò, mentre dentro di sé si domandava perché mai dovesse soffrire ogni volta in questo modo. Il suo desiderio più grande era essere felice, ed ora che aveva la persona giusta con cui condividere questa ricercata felicità, il suo cervello doveva metterla in crisi. Sapeva che non c'entrava il cuore questa volta, ma la consapevolezza di dover ripassare da un professore rinomato nella sua facoltà per la sua bipolarità con gli studenti. E se fosse successo come la volta precedente? Se l'avesse bocciata di nuovo?
Appoggiò la testa fra le mani, i gomiti puntati sulle slide che stava ripetendo. Ogni tanto le scattava la scintilla di lasciare tutto e aprire una libreria, giusto per realizzare il sogno di quella piccola Rebecca che, a distanza di anni, ricordava a stento, ma poi cambiava idea. Chimica sembrava il futuro per lei, doveva solo raggiungere la luce infondo al tunnel.

Alzò di scatto la testa appena sentì la porta d'ingresso sbattere, non fece in tempo a voltarsi che Federico entrò nella cucina, trovandola china sui libri.

<<Potevi anche avvisarmi, Rebecca!>> lanciò la felpa bagnata sul tavolo, sopra i suoi libri. Becca si accorse solo in quel momento di quanto il suo ragazzo fosse bagnato, infatti fuori il cielo era grigio e ricoperto da numerose nuvole.

<<Scusami Fede, mi sono addormentata...>> fece togliendosi gli occhiali.

<<Te e 'sti cazzo di libri!>> lasciò le scarpe sul tappetino all'ingresso e si tolse i calzini zuppi di acqua. <<Sono venuto a piedi dal centro, zoppicando.>>

<<Perdonami>> si alzò per aiutarlo con i pantaloni che, per quanto fossero bagnati, si erano letteralmente appiccicati alle sue gambe toniche.

<<No>> Federico la respinse bruscamente, le sopracciglia aggrottate e la fronte perlata di un leggero sudore, piccole goccioline dovute sicuramente alla corsa sotto la pioggia che aveva fatto dal centro sportivo in cui si recava ogni pomeriggio per la fisioterapia, a casa.

<<Non trattarmi così>> disse stringendo i pugni lungo i fianchi, il piede destro in avanti, come se dovesse scattare da un momento all'altro. <<Non penso di meritarmelo, non credi? Ogni pomeriggio ti accompagno e ti rivengo a prendere dal centro, blocco il mio studio per te, e per una volta che mi addormento, mi devi trattare così?>>

Federico si tolse la maglia rimanendo a petto nudo difronte alla ragazza <<E proprio oggi dovevi addormentarti?!>>

Il calciatore si spostò nella loro stanza da letto per prendere le robe da portare in bagno: si sarebbe fatto una doccia bollente per togliersi tutto quel freddo che sentiva addosso e per sbollire il nervoso, perché sentiva di poter scoppiare a breve in un attacco isterico contro la sua povera ragazza. Sapeva che non si fosse dimenticata di lui volontariamente, anzi, l'aveva vista così concentrata su quell'esame nell'ultima settimana che gli dispiace non potergli essere d'aiuto come lei aveva fatto la scorsa estate con lui.

OVUNQUE // Federico Bernardeschi.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora