Capitolo 39

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Novembre 2017

Rebecca sorrise quando i paesaggi toscani cominciarono a far capolino dal finestrino della Jeep nera su cui stava viaggiando ormai da tre ore abbondanti. Quella mattina si era svegliata presto per essere pronta sotto casa alle dieci in punto ad aspettare trepidante Federico, il quale, intenzionato ad arrivare prima che la sorella partorisse, con il piede puntato sull'acceleratore, sfrecciava veloce più emozionato che mai.

<<Perché ridi?>> spostò momentaneamente lo sguardo verso la ragazza seduta al suo fianco per poi riportarlo sulla corsia in cui cominciava a formarsi una lunga fila di auto.

Becca voltò il viso verso di lui trattenendo un altro sorriso. <<Avevo ragione io>> disse <<noi due non sappiano nemmeno quale sia il significato della parola "piano">> fece mimando le virgolette.

"E come darti torto" pensò Federico scuotendo leggermente la testa.

<<Siamo in macchina, da soli, diretti verso la città in cui ci siamo conosciuti, per aspettare la piccola di casa>> concluse allungando la mano verso lo stereo per alzare il volume e ascoltare una delle sue canzoni preferite.

Just stop your crying, have the time of your life
Breaking through the atmosphere
And things are pretty good from here
Remember everything will be alright
We can meet again somewhere
Somewhere far away from here

<<Te ne stai già pentendo?>> chiese prendendosi il labbro inferiore fra i denti e ignorando il significato di quelle parole cantate in radio.

Rebecca rimase in silenzio qualche secondo <<No, credo di no.>>

<<Ci hai pensato su>> strinse le mani intorno al volante.

<<Perché è successo tutto troppo velocemente>> si voltò verso di lui <<prima non vuoi parlarmi, poi sì, poi mi rifiuti, ma mi baci, io scappo, tu mi cerchi e succede quel che succede. Mi rifiuti ancora, ascolti una mia conversazione con Veronica e pretendi delle risposte, ti dico la verità e questa volta scappi tu, per poi tornare e baciarmi. Siamo sicuri che sia io la femmina tra noi due?>> domandò inclinando la testa.

Federico rise, mostrandole finalmente quel sorriso con la bocca larga che le piaceva così tanto, ma così tanto da farle vibrare il cuore. La guardò per un secondo negli occhi, quel poco che gli bastava per comunicarle la sua felicità nel trovarsi accanto a lei quel giorno.

<<Sì, e penso di avertelo dimostrato svariate volte>> ammiccò malizioso. Gli era mancato poterla stuzzicare e farla arrossire sotto i suoi stessi occhi, ignorando il boccheggiare della ragazza che non pensava potesse essere ancora così diretto.

<<E se vuoi, potrei ricordarti l'eccitazione nei tuoi occhi tutte le volte che siamo finiti avvinghiati l'uno all'altro>> concluse sorridendo.

Rebecca, rossa dall'imbarazzo, spalancò gli occhi sentendo quelle parole, mentre scavava nella sua testa in cerca della risposta perfetta. <<Sei un bastardo.>>

<<Oppure vuoi che ti racconti come vibrava il tuo corpo sotto le mie mani quella volta in bagno, eh?>> non si arrese il toscano.

<<Ok, sì, ho capito>> Rebecca incrociò le braccia sotto al petto e si voltò ad ammirare ancora il paesaggio, nascondendo le gote color aragosta con i capelli che, prontamente, spostò sul viso.

<<Guarda che ti vedo>> le fece spostando brevemente lo sguardo dalla strada.

"E' così bella" pensò mordendosi il labbro inferiore tra i denti. Aveva desiderato così tanto riavere indietro la sua Rebecca che, vederla così tranquilla e serena, gli faceva bene al cuore quel tanto da far sentire felice anche lui. Gaia, che aveva sentito alcuni giorni prima per raccontarle di Veronica, gli aveva suggerito di provare a sciogliere il suo cuore e, come non mai, in quella situazione aveva capito quanto fosse difficile mettere da parte se stessi dopo una grande sofferenza. E lui aveva fatto proprio quello, perché, togliendo le catene intorno al suo cuore, era andato via anche quel leggero velo che copriva i suoi occhi, impedendogli di osservare tutte le situazioni complicate passate con la ragazza. Baciandola poi, su quel divano, si era sentito finalmente libero, come se potesse tornare a respirare dopo tanto tempo, inalando tutta quell'aria e quel profumo che gli erano mancati in quell'anno e mezzo lontano da lei.

Il problema, però, rimaneva comunque Veronica. Federico sentiva l'arduo desiderio di incontrarla e gridarle tutta la sua rabbia in faccia, ma, da grande uomo che era, sapeva anche di non poterlo fare. Lui non si sarebbe mai comportato così male con un suo avversario in campo, figuriamoci con una donna, sua presunta procuratrice tra l'altro da quattro anni. Era cosciente del fatto che, se lei non si fosse intromessa così tanto e se lui ci avesse messo più impegno e insistenza nelle questioni con Rebecca, le cose sarebbero andate sicuramente diversamente. D'altro canto non riusciva ad inquadrare ancora bene la situazione, perché non voleva avere nessun rimpianto e mandarle una semplice lettera di licenziamento non lo avrebbe soddisfatto a pieno. Aveva voglia di litigare, sì, voleva vederla sbiancare sotto i suoi occhi, mentre boccheggiava in cerca di una scusa, ascoltare le sue giustificazioni e poi mandarla definitivamente a quel paese.

<<Quando torniamo a Torino, Rebe>> la chiamò facendola voltare verso di lui <<voglio parlare con Veronica.>>

Rebecca se lo aspettava, certo non in quel momento, dato che stavano viaggiando insieme e non vivevano da tanto un momento così intimo, però sapeva che prima o poi Federico avrebbe toccato il tasto "procuratrice infame".

<<Non sarebbe meglio aspettare un po'?>> domandò inumidendosi le labbra.

<<No>> rispose secco <<ho aspettato anche troppo, anzi, avrei voluto parlarle anche oggi, ma Gaia e la bambina hanno la precedenza.>>

<<E cosa vorresti dirle?>> si informò portandosi una mano fra i capelli.

<<Tantissime cose, partendo dal fatto che mi hai detto la verità, al fatto di essersi approfittata del tuo stato quell'anno, per finire con il licenziarla ed eliminarla per sempre dalla mia, anzi, nostra vita.>>

Le grandi mani di Federico si strinsero intorno al volante, tanto da far sbiancare le nocche. I pensieri di Rebecca cominciarono nuovamente ad intersecarsi gli uni con gli altri, pensando ad una soluzione immediata su come si sarebbe potuta salvare dalle parole e dalle urla della romana, che si aspettava di sentire.

Avrebbe dovuto dirgli l'ultima cosa, spiegargli meglio quella situazione che era rimasta in sospeso e che non aveva volutamente affrontato per paura di vederselo contro ancora una volta. Era ancora in tempo, poteva dirgli quella piccola cosa e il suo cuore sarebbe stato libero per sempre, così come lei. Ma aveva la sicurezza di far rimanere tutto come in quel momento? Il suo cuore sperava di sì, ma la razionalità le diceva di no, perché una cosa così piccola ma tanto grande, non avrebbe potuto certamente essere perdonata così facilmente. Si diede mentalmente della stupida per non aver affrontato prima quel discorso, soprattutto perché adesso le sembrava di vivere in un illusione che si sarebbe conclusa male.

<<Puoi rispondere tu, per favore?>>

Il telefono di Federico stava squillando sul cruscotto della Jeep. Rebecca scosse la testa per smuovere i pensieri e rispose lentamente alla chiamata del cognato di Federico.

Federico, nel frattempo, era entrato in città e si accingeva a raggiungere l'ospedale di Firenze in cui era ricoverata la sorella. Aveva il cuore a mille dall'ansia di sentire quelle parole, così felice di essere lì con la sua famiglia e Rebecca da essersi momentaneamente dimenticato di ciò di cui stavano parlando, sebbene Rebecca non avesse ancora detto la sua sulla questione di Veronica.

<<E' nata>> gli comunicò chiudendo la chiamata e voltandosi a guardarlo con un sorriso gigante sulle labbra. <<La piccola Olivia è arrivata da noi.>>

Federico tirò un sospiro di sollievo, mentre sentiva gli occhi inumidirsi di lacrime dall'emozione che stava provando in quel momento: aveva atteso così tanto l'arrivo della piccola di casa, dopo Mami, che ora gli sembrava quasi irreale. Spense la macchina e lasciò andare il volante dopo quelle quattro ore e più di viaggio, rilassò le spalle e appoggiò la testa al sedile, chiudendo gli occhi quando sentì una lacrima rigargli la guancia. Rebecca si sporse per abbracciarlo come solo lei sapeva fare, provando addirittura ad imprimersi, metaforicamente, quel momento sulla pelle e non solo nel suo cuore. Sentì Federico stringerla forte al petto e pensò che, ai suoi problemi, ci avrebbe pensato più tardi.

Non avrebbe potuto rovinare quel momento così prezioso.

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Hello!
Allooora, sembra che qui ci sia un altro segreto, sperando che sia l'ultimo😂
Ma, accantonando un attimo i problemi e i dubbi che risolveremo nei prossimi capitoli, Olivia? Quanto è tenera nella foto li sù? 😍

Fatemi sapere cosa ne pensate con un commentino e, se vi va, lasciatemi una stellina di supporto⭐️
A presto💓

OVUNQUE // Federico Bernardeschi.Where stories live. Discover now