Capitolo 33

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2017

<<Mi sa che ti stanno chiamando.>>

Marcello, il suo collega di turno nel laboratorio quel pomeriggio, le spinse l'iPhone sul bancone, in un vano tentativo di passarglielo senza commettere danni. Rebecca si tolse il guanto in lattice scocciata e, dopo aver letto "Effe ❤️", così lo aveva salvato dopo il loro primo bacio e così era rimasto a distanza di anni e nonostante i cambiamenti, spinse con enfasi il tasto rosso di rifiuto della chiamata, borbottando una qualche imprecazione verso il toscano. Paulo più tardi l'avrebbe sentita. Certo, perché era davvero furibonda. Come aveva potuto dargli il suo nuovo numero di telefono? Lei aveva fatto di tutto per sparire di nuovo ed ora erano di nuovo punto e accapo.

<<Penso che quell'Effe ti abbia chiamato un bel po' di volte oggi>> fece Marcello, il solito impiccione che adorava spettegolare su tutte le sue colleghe del laboratorio.

<<Lo so, lo so, ma non ho voglia di sentire nessuno oggi>> rispose.

"Uh ma anche ieri hai detto la stessa cosa", la sua saggia coscienza era tornata, fantastico.

Marcello rimase zitto alcuni secondi, osservando i movimento di Rebecca mentre trasferiva lo scarico da gettare appena analizzato. <<Forse dovresti rispondergli.>>

Rebecca si diresse nel bagno più nervosa di prima. Come se adesso avesse bisogno dei consigli di un qualunque Marcello per mandare avanti la sua vita. Che poi, cosa ne poteva sapere lui di lei, della sua storia, della sua relazione con Federico?
Chiuse la porta dietro di se e ci si appoggiò, lasciandosi scivolare fino a sedersi per terra nell'esatto momento in cui il suo cellulare squillò per la ventesima volta, segnalando l'arrivo di un messaggio. Sfilò l'iPhone dalla tasca del camice, ritrovandosi a sperare ancora una volta che non fosse lui.

"Potresti richiamarmi? Ho bisogno di parlarti."

Bloccò il telefono facendo scomparire la notifica, alzò il viso verso il soffitto bianco e chiuse gli occhi respirando affannosamente. "Non ora" si disse mentalmente, provando a ricacciare indietro un temibile attacco di panico. Erano tre giorni che la cercava assiduamente, tre giorni che le scriveva in continuazione, che la chiamava, che le lasciava messaggi in segreteria, mancava solo che venisse a trovarla lì, al J Medical. Veronica era stata così indiscreta, che aveva scaricato tutto il casino su Rebecca, ignorando ogni spiegazione che ora era costretta a dare a Federico, non solo cercando una qualunque giustificazione alla loro conversazione, ma continuando a mantenere il segreto per cui aveva lasciato Firenze.

Lo schermo del cellulare si illuminò di nuovo, mostrando ancora il soprannome del calciatore. Più scocciata di prima, questa volta spinse il tasto verde, accettando la chiamata.

<<Tu non ti arrendi mai?>> domandò esasperata più a se stessa che a lui.

<<Non ti ho lasciata andare per tutti questi anni, dovrei arrendermi ora?>>

Federico sorrise sentendo la sua voce, si sedette sul divano nero del suo salotto, stando attento a non dar fastidio a Wendy, spaparanzata sull'altra metà.

<<Ma non eri quello che non provava nulla per me?>>

Quella domanda arrivò come un rumore sordo alle orecchie di Federico, il quale pensava fosse rivolta più al suo cuore che alla sua testa. <<Perché, ci hai creduto davvero?>>

Lo sanno tutti che è maleducato rispondere ad una domanda con un'altra domanda, ma sembrava più un gioco tra i due, un dirsi implicitamente cose che forse nella vita quotidiana non si sarebbero mai detti.
Oppure sì.

OVUNQUE // Federico Bernardeschi.Where stories live. Discover now