choice D

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-Mi sono trovata un fidanzato, qua a Parigi- disse lei entusiasta.
Persi un battito.
-Oh-
Seppi dire solo quello.
-Si chiama Joseph, lavora con me, ed è francese-
I suoi occhi erano luminosi, accesi, brillavano. Sembrava stesse parlando di un Dio. Per non dire del suo sorriso, così radioso come non glielo avevo mai visto.
-Meraviglioso-
Però di meraviglioso non c'era proprio un bel niente.
-Sì-
La sua voce era sognante, distaccata.
Quando iniziammo la chiamata non era così. Sembrava fosse stra fatta.
-Devo andare, Felisja- dissi freddo.
La vidi tornare in sé, e mi sorrise.
-Va bene, Arthur. Spero di avere tempo presto per un'altra chiamata- rispose.
Annuii, poi le rivolsi un ultimo saluto e chiusi la chiamata.
Il mio sguardo era fisso sul desktop del computer, ma non stavo realmente osservando l'immagine di sfondo; era semplicemente il primo oggetto che i miei occhi potevano vedere.
Cosa potevo aspettarmi, dopotutto. Una ragazza così bella, intelligente, carismatica e divertente, poteva mai rimanere single?
Ma nonostante questo pensiero, il mio cuore diceva altro.

-Arthur, me lo dai un abbraccio?- mi domandò Felisja, sorridendomi.
Quel sorriso però era triste, ed un po' vuoto.
-Certo Fel- mormorai, facendole segno di avvicinarsi. Lei scostò le coperte e si sdraiò accanto a me; io la strinsi forte, e lei poggiò il capo nel mio petto.
Non dicemmo nulla per parecchi minuti, a noi bastavano i fatti.
Era un momento speciale, per me; stavo abbracciando la ragazza di cui ero innamorato, nel suo letto, e a momenti si sarebbe pure addormentata.
-Non mi abbandonare, almeno tu, non farlo- sussurrò lei.
Non feci in tempo a dirle che non l'avrei fatto mai, nemmeno sotto tortura, perché lei si addormentó prima.
Le accarezzai i lunghi capelli castani, osservandola dormire.
I suoi lineamenti mi facevano impazzire, poi da addormentata erano ancora più dolci e innocenti.

Per me quei momenti significavano davvero tanto.
Per lei magari no, forse certe cose se le era pure dimenticate, ma io non avrei mai dimenticato niente che la riguardasse, nonostante mi scordassi di qualsiasi cosa.

Eravamo al parchetto dietro il bar centrale di paese.
Io mi stavo fumando una sigaretta, seduto comodamente sulla panchina, mentre lei era seduta sul tavolo, con i piedi appoggiati alla mia panchina.
-Dovresti smettere di fumare quella merda- disse alludendo alla sigaretta.
Feci un tiro e scuotei il capo in segno di approvazione.
-Non penso che lo farò mai- dissi semplicemente, buttando poi il mozzicone a terra; lo schiacciai con la suola delle mie globe.
-Ti sta bene il septum- disse, dal nulla, accennando ad un sorriso.
Avevo fatto quel piercing da pochi giorni; me l'ero auto-regalato per i miei diciassette anni.
-Grazie- risposi fingendo di atteggiarmi.
Lei rise e mi spintonò piano.
-Idiota-
Scuotei il capo e sorrisi.

Mi mancava veramente tanto.
Ed era strano, per nessun'altra persona avevo mai fatto tutti quei pensieri.
E farlo mi faceva sentire debole; ma forse già lo ero di mio.

-E così ti sei scopato quel Tommaso?- mi domandò lei, sedendosi sul bordo della sedia.
-Si, esatto- confermai, sedendomi anche io, però nel letto.
-Magari finalmente troverai l'amore- disse ridendo.
La guardai dritto negli occhi, senza però sorridere.
-Non me ne frega un cazzo di quel tipo, e a lui non frega un cazzo di me. Eravamo entrambi fatti ed avevamo voglia di scopare, punto- spiegai.
Ed era fottutamente vero: a me di quel ragazzo fregava relativamente meno di zero.
-Scusami allora-
Abbassai lo sguardo, ai lacci lasciati larghi delle mie dvs, senza però cambiare espressione.
Feci spallucce, poi gettai le mani dietro di me e mi ci posai di peso.
Sentivo il suo sguardo addosso, sentivo che mi stava massacrando, con quegli occhi castani.
-Scusa, devo andare- disse poi, venendo verso di me.
La guardai, e le accennai un sorriso, ricevendo in cambio un suo bacio sulla mia guancia sinistra.
-Ci vediamo, Arthur- sentenziò prima di uscire.

Come era solito succedere, stavamo seduti sotto il portico a casa mia, io su una sedia e lei davanti a me, seduta dall'altro lato del tavolo.
-Sei sicuro che non morirò?- mi domandò lei, con tono scettico, continuando a rigirare la sigaretta che reggeva tra le mani.
Ridacchiai, poi feci un tiro dalla mia.
-Ti sembra che io sia morto?- la presi in giro. Lei mi guardò preoccupata e poi sorrise lievemente.
-Magari a me farà male- rispose sbuffando.
-No tranquilla, non morirai, devi solo fare come ti ho spiegato- dissi per tranquillizzarla.
Avvicinò il filtro alle labbra carnose e rosee, con le mani che le tremavano accese l'accendino e lo portò fino alla sigaretta, la accese da un lato, lasciando l'altro spento, ma non dissi nulla, fece un piccolo tiro e iniziò subito a tossire senza sosta, risi molto quel giorno e a pensarci mi viene ancora da ridere.

Dovevo distrarmi in qualche modo, ma nessuno poteva uscire a fare un giro.

Cosa farà Arthur?

Scelta I
bere uno shottino

Scelta L
fumare erba

𝐀𝐫𝐭𝐡𝐮𝐫.Where stories live. Discover now