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Sospirai e finii la sigaretta: avevo deciso di scendere ed andare da lui, portandogli tutti i soldi che avevo. Misi il mozzicone dentro il pacchetto semivuoto e richiusi la finestra. Indossai un pantalone della tuta ed una felpa a caso.
Tornai a guardare la macchina, sempre ferma sul ciglio del marciapiede, poi buttai uno sguardo sul mio telefono, che si illuminò in quel preciso istante, mostrando una notifica WhatsApp. C'era un suo messaggio:

Claudio
Scendi, ti aspetto in macchina.

Visualizzai, senza dirgli altro, e misi il cellulare in tasca, poi feci un respiro profondo e mi diressi al piano inferiore.
Scesi le scale, attraversai il salotto ed arrivai davanti alla porta. Mi fermai un istante, il ricordo di quella mattina aveva appena invaso la mia mente. Sospirai, e cercando di non pensarci, varcai l'uscita di casa mia, andando verso l'auto.
Il mio cuore nel petto stava battendo forte, e quando aprii la portiera, mi si mozzò il respiro per un istante.
Mi sedei senza dire nulla, e richiusi detto di me la macchina. Non lo guardai nemmeno in viso, restando con gli occhi bassi, guardando le mie DVS.
Fece partire il motore, poi cominciò a guidare, lentamente.
-Non mi chiedi dove stiamo andando?- mi domandò, con un tono del tutto calmo.
-No- risposi, altrettanto tranquillo.
-E non ti interessa nemmeno saperlo?- continuò lui, svoltando una curva.
-Onestamente, no- sbuffai io.
Sentii una lieve risatina da parte sua, ma non feci nulla.
Guidò per i successivi dieci minuti, poi accostò in un parcheggio, apparentemente quello di un parco.
-Allora bello, dammi quello che hai, poi discutiamo di quello che dovrai fare-
Il suo tono continuava ad essere stranamente calmo, quindi colsi l'occasione; non volevo assolutamente farlo arrabbiare.
Presi dal mio portafoglio gli unici trenta euro in mio possesso e li appoggiai nel cruscotto dell'auto, sempre cercando di evitare il suo sguardo.
-Solo?- mi prese in giro lui, ridacchiando.
-A quanto pare sì- affermai, guardando i polsini della mia felpa.
-Bhe, per saldare i conti mancano novanta euro.. quindi si, ti dovrebbero bastare- disse lui, mordendosi successivamente il labbro, forse in sovrappensiero.
-Tieni queste, rivendile, e quando avrai i soldi che saldano il conto, mi chiami-
Mentre lo diceva, mi passò una bustina contenente circa una ventina di pasticche colorate.
Annuii, non era di certo la cosa più illegale e sbagliata che avessi fatto. Inoltre, mi risultava piuttosto facile vendere quel tipo di roba, andando in certi posti, dove l'ecstasy è molto gettonata.
Rigirai la bustina tra le dita, poi gettai un'occhiata al luogo esterno alla macchina.
-Ti scriverò io- esortai, poi uscii dalla vettura.
Feci un respiro profondo, ispirando l'aria fredda e pungente.
Avevo riconosciuto il posto: era il parcheggio del parchetto vicino casa di Andrew, il mio migliore amico.
Sentii il motore dell'auto riaccendersi, mentre io ormai ero arrivato al citofono del mio amico. Infilai la bustina nella tasca dei pantaloni, poi mandai un messaggio al mio amico.

Andrew

Fra sono sotto casa tua,
mi faresti la cortesia di
aprirmi?

Non me l'aspettavo, un
attimo, arrivo.

Attesi alcuni minuti, poi mi fu concesso di entrare.
Passai la serata e la notte da lui, senza dirgli nulla di quello che era accaduto con Claudio; non mi andava di coinvolgerlo nei miei problemi.

Bologna, 27 dicembre 2019.
Ore 19:42
Ero a casa di William, e mi stavo fumando una canna assieme a lui, mentre guardavo Andrew e Luca giocare a Rainbow: erano molto presi dalla loro partita.
-Cazzo, pezzo di merda!- esclamò Luca, riferendosi ad una cosa successa nel gioco. Ridacchiai, poi passai il joint a William, che lo prese con un ampio sorriso in volto.
-Fratè, tu madre te chiama- mi disse quest'ultimo, passandomi il telefono.
Risposi.
-Ehi, dimmi-
-Arthur, vieni in ospedale, ora- disse solo. Il suo tono era freddo e distaccato.
-Arrivo-
Poi chiusi la telefonata. Il mio umore era cambiato radicalmente, ero agitato.
-Che succede frà?- mi domandò Luca.
-Non lo so, mia madre mi ha detto di andare in ospedale ora- spiegai, infilando le scarpe.
-Ah cazzo, spero non sia nulla di grave- commentò Andew.
-Lo spero anche io. Vi saluto regà- conclusi, prendendo lo skate sottobraccio; poi uscii, e con lo skate mi diressi verso l'ospedale.

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FINE

𝐀𝐫𝐭𝐡𝐮𝐫.Where stories live. Discover now