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Decisi di tornare a casa: avevo molto freddo, troppo, ed avevo finito le sigarette. In più, in tutta onestà, avevo una bruttissima sensazione, anche se non sapevo a cosa fosse collegata; sentivo solo che rimanere fuori sarebbe stata una brutta idea.
Arrivai a casa, così vi entrai, e venni subito avvolto dal calore accogliente della mia dimora. Mi tolsi le scarpe ed il giaccone, mettendoli rispettivamente accanto alle scale e nell'appendino.
I miei genitori e le mie sorelle erano in salotto, quindi rivolsi loro un saluto, dato che avevo il loro sguardo puntato addosso.
-Ciao- salutai, con tono piuttosto distaccato.
-Ciao Arthur!- risposero le mie due sorelline, che al contrario di me, erano entusiaste.
-Ciao- dissero invece i miei genitori, senza trasmettere alcuna emozione.
Non aggiunsi altro, quindi mi dirigei verso le scale, iniziando piano a salirle; mi fermai improvvisamente sul secondo scalino, tornando indietro di soppiatto.
Nel tavolino li accanto, poco prima delle scale, c'era poggiata la borsa di mia madre, che era lasciata aperta per metà; riuscivo ad intravedere il suo portafoglio, e mi avvicinai piano, cercando di non farmi sentire da nessuno, lo estraei.
Aprii il portafoglio, lentamente, ed al suo interno c'erano due banconote: una da cento e una da dieci euro.
Ero insicuro, ma decisi di prendere la banconota da cento, con un movimento secco; feci un respiro profondo e alzai lo sguardo, per assicurarmi che nessuno mi avesse visto, e quando constatai che gli occhi della mia famiglia fossero puntati sulla televisione, sistemai il portafoglio, lasciandovi al suo interno i dieci euro. Cercai di rimettere la borsa nella posizione originale, permettendo così che non si vedesse il mio tocco.
Ritornai sui miei passi ed andai in camera mia; mi siedei nel letto e guardai i "miei" cento euro.
Non avrei mai dovuto farlo, non era una cosa dignitosa e giusta, e sarebbe stato meglio se li avessi chiesti, anziché rubarli. Anche se non sarei stato in grado di giustificare la mia richiesta, non potendo dir loro che mi servivano per i debiti che avevo con la droga.
Mi sentivo estremamente in colpa per aver fatto un gesto così brutto: decisi che glieli avrei restituiti il prima possibile.

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FINE

𝐀𝐫𝐭𝐡𝐮𝐫.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora