choice N

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Non domandai nulla, seguendo quel poco di buonsenso che mi era rimasto; mi sarei davvero mandato il futuro a puttane, per una stronzata tra l'altro, nonostante quel momento in cui mi feci fu il più bello della mia vita.
Distolsi lo sguardo nel momento in cui si infilò l'ago nella vena, essendo che avevo i brividi in tutto il corpo. Avevo ignorato la mia voglia, ma non se n'era di certo andata.
Lo tornai a guardare, dato che non c'era nulla di meglio da fare, e sembrava quasi non si fosse fatto: faceva le sue cose con nonchalance, anche se certo, un po' rallentate. Era lo sguardo a tradirlo, oltre alle cicatrici sulle braccia.
Qualcuno bussò, facendo risvegliare i miei amici collassati sul divano accanto a me.
Fu Nicholas ad aprire, rivelando così Claudio entrare nella stanza con tutta la tranquillità del mondo.
-Bella raga- salutò, venendo ricambiato quasi istantaneamente da tutti noi. Mi accesi una sigaretta, aspirando, poi buttai fuori dalle labbra una nuvoletta di fumo.
-C'é pure il frocio- sentenziò, alludendo a me.
Lo guardai male, poi finsi un sorriso, palesemente e volutamente forzato.
Continuai a fumare la mia sigaretta, mentre con lo sguardo balzavo dal biondo, naturalmente stra fatto, a Claudio, che si stava rollando una canna. La accese, poi si sistemó nella poltrona, accanto a me. Stavo fissando il vuoto, non sapevo cosa fare, essendo che non avevo stimoli di alcun tipo. Questo fin quando non scorsi la mano di Claudio allungarsi verso di me: mi stava passando la canna. Lo guardai un istante, poi afferrai il joint, che fumai.
Mi godei l'ottimo sapore della marijuana, uno dei miei preferiti in generale; ne feci una decina di tiri, poi gliela restuii, sorridendo leggermente, come a ringraziarlo.
Lui alzò gli occhi al cielo, per farmi capire che fosse scocciato, poi finì la canna, essendo che ne erano rimasti davvero pochi tiri.
Sentii improvvisamente una fitta alla spina dorsale, come se mi avessero appena pugnalato. Gemei piano, per il dolore, passandomi la mano nella schiena.
-Arthur, che succede?- mi chiese Andrew stranito.
-Ho male alla schiena, ma non so il perché- spiegai, sistemandomi meglio, cercando di placare il dolore.
-Forse è perché l'hai preso in culo troppe volte- disse Claudio, ridendo leggermente. Sbuffai piano, scuotendo il capo.
-Stai zitto- mormorai, cercando di mantenere la calma.
Lui ridacchiò nuovamente, poi si accese una sigaretta.
Gettai uno sguardo alle persone attorno a me, e notai che Luca si stava riprendendo lentamente e che Nicholas stava guardando stranito Nadir, il quale stava seduto a fissare il vuoto, con gli occhi a mala pena aperti.
-Raga io me ne devo andare, mi madre ha bisogno di una mano.. non ho capito nemmeno a fare cosa, ma ha detto che è urgente- annunciò Luca alzando gli occhi al cielo.
Quando l'uscio fu chiuso, calò il silenzio per alcuni minuti, ma poi fu interrotto da Andrew.
-Amici miei, sto in chimica, andiamo a prendere una pizza?-
A pensarci, in realtà, avevo fame anche io.
-La prendete anche per me? Non ho voglia di alzarmi- sentenziai, con tono stanco.
-Andiamo io, Nicholas e Mirko, Nadir vuoi unirti?- continuò Andrew, mettendosi in piedi, anche se un po' barcollante.
Il biondo annuì, nonostante tenesse gli occhi quasi chiusi del tutto e avesse un'espressione di pura stanchezza in viso.
In qualche minuto, i quattro uscirono di casa, lasciando quindi soli me e Claudio, che continuò a fumare la sua sigaretta, ormai finita.
Nessuno dei due disse nulla per una decina di minuti, ma sentivo il suo sguardo insistente su di me: riuscivo a percepire come mi squadrava da capo a piedi, osservava ogni centimetro del mio corpo. Mi voltai verso di lui, e lo beccai con lo sguardo fisso all'altezza del mio cazzo. Inarcai il sopracciglio sinistro, in segno di stupore. Si rese conto che lo stavo guardando io, quindi voltò di scatto il capo nella direzione opposta. Sorrisi scuotendo la testa, poi presi il mio telefono per controllare l'ora: erano le diciotto e quindici.
Sentii un rumore felpato provenire dalla poltrona in cui stava Claudio: si era alzato ed era davanti a me. Appoggiai il cellulare nel divano, poi guardai il ragazzo negli occhi. Respirò profondamente, poi si inginocchiò tra le mie gambe leggermente divaricate; ero sorpreso, ma ciò che stava per succedere mi piaceva parecchio. Ma una parte di me aveva uno strano presentimento, come se a permettergli ciò che stava per fare, sarebbe andata a finire male.

Cosa farà Arthur?

Scelta Z
fermarlo

Scelta A¹
lasciarlo fare

𝐀𝐫𝐭𝐡𝐮𝐫.Wo Geschichten leben. Entdecke jetzt