Capitolo sette.

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29 luglio 2019
📍Monte Carlo, Monaco

<<Charles!>> lo stringo allacciando le braccia attorno alla sua vita, facendo sprofondare il viso sul suo petto, inspirando un po' del suo one million.
<<Emilie, ciao!>> mi stringe a se mentre mi bacia i capelli.
<<Cosa ci fai a Monaco?>> mi chiede sorpreso mentre mi allontana leggermente per guardarmi negli occhi.
<<Sono venuta a prenderti. Mi mancavi e quindi ho deciso di venire qui all'aeroporto!>> lui mi sorride e si guarda in giro per poi abbassarsi leggermente per darmi un bacio sulla guancia.
Mi era mancato.
<<Bello il cartello.>> sorride sulla mia guancia ed io gli do un pugno sulla spalla prima di allacciare le braccia attorno al suo collo.
Chi passava avrà di sicuro pensato:
"Ma che bella coppia!"
Tutt'altro che coppia.
Lui apparteneva ancora a lei.
<<Allora? Possiamo andare? Sono abbastanza a stanco..>> ammette ed io mi stacco immediatamente.
Annuisco e prendo il borsone ed inizio a camminare verso l'uscita.
<<No Em, dallo a me, pesa!>> cerca di prenderlo ma io mi giro di scatto e faccio l'errore di guardarlo negli occhi.
Dio.
Quanto mi erano mancati.
<<No, figurati! Tanto è qua vicino la macchina.>> gli sorrido e lui appoggia il braccio attorno alla mia spalla.
Dopo pochi minuti arriviamo al parcheggio ed apro il bagagliaio e metto il borsone all'interno.
Lui fa lo stesso con la valigia e lo zaino per poi sedersi davanti accanto a me.
Metto in moto e subito lui inizia a cambiare musica dal mio telefono.
Sorrido mordendomi il labbro inferiore ed esco dall'aeroporto.
Non ho mai cambiato il codice del telefono, anche se è molto banale non l'ho mai voluto fare.
051014
Per due semplici motivi.
Primo è stato il giorno più bello della mia vita e
secondo è stato quello peggiore.
<<Che cos'hai da sorridere?>> mi chiede mentre si sporge in avanti per guardarmi meglio.
Era un po' troppo vicino per i miei gusti.
Scuoto la testa.
<<Nulla di che. Solo che mi stupisce come dopo quattro anni tu ti possa ricordare il codice.>>
<<Beh Em..ha fatto l'incidente Jules, me lo ricordo bene.>>
Solo quello.
Bene.
Svolto a destra ed imbocco l'autostrada.
<<Casa dei tuoi?>> chiedo cambiando discorso.
Lui annuisce e dopo una trentina minuti di silenzio arriviamo a destinazione.
Parcheggio davanti a casa e spengo la macchina.
Mi giro verso di lui e lo guardo.
Lui mi stava già guardando, chissà da quanto tempo.
<<Bene>> sorrido e guardo dietro di lui.
Sua mamma e i suoi fratelli lo stavano aspettando con dei sorrisi stampati in faccia <<ti stanno aspettando.>> indico dietro di lui e lui non si gira.
Mi fissa negli occhi intensamente, quasi mi sta spaventando.
<<Emelie. Non ho dimenticato quel giorno. È stato il più bello, ma anche il più brutto della mia vita. E credo che sia la stessa cosa per te. Io e Giada ci siamo lasciati, quattro giorni fa. E forse sono uno stronzo se dico che appena ti ho vista ti avrei voluta baciare. Perché non ho mai smesso di amarti. Non ho mai smesso di volerti. Per cui voglio che tu rimanga qua con me, lo sai bene che mamma ti reputa la figlia che ha sempre voluto. Resta con noi.>> mi chiede e si avvicina, di nuovo, pericolosamente.
Ed io, dopo tanto tempo, seguo il cuore.
Prendo il suo viso tra le mani e lo bacio dolcemente ed annuisco.
<<Resto. Perché voglio te. Ho smesso di seguire la testa. Voglio seguire il cuore, voglio stare con te Charles.>> lui sorride sulle mie labbra e mi ribacia avvicinandomi di più a lui.
Ci stacchiamo dopo un paio di baci ed usciamo dalla macchina.
Apro il baule e tiro fuori il borsone, la valigia e lo zaino di Charles.
<<Aspetta, ti aiuto.>> si avvicina e prende la valigia e lo zaino e va a salutare sua mamma che lo abbraccia calorosamente.
Sorrido a quella scena, chissà quanto gli era mancato.
<<Emelie!>> mi abbraccia forte Arthur, io fratello minore.
Lo stringo a me <<Ciao Arthur, come stai?>> gli chiedo e lui mi bacia la tempia.
<<Ti sei alzato o mi sono abbassata?>> chiedo non vedendolo da un po', lui ridacchia e subito mi viene ad abbracciare Lorenzo, il fratello maggiore.
<<Hey, Lorenzo!>> lo stringo anche lui, <<Emelie>>
<<Mi sono alzato, ma molto probabilmente ti sei abbassata anche tu! Comunque sto bene, stiamo bene, e tu?>> mi chiede Arthur non appena mi stacco da Lorenzo.
<<Bene!>> ammetto ed entro in casa non appena mi fanno passare.
<<Emelie, come sei diventata bella!>> mi viene incontro Pascale, la mamma, stringendomi forte.
Le sorrido e la stringo.
<<Ciao Pascale, come stai?>> chiedo e lei annuisce.
<<Tutto bene, tu? Come va il lavoro?>> mi chiede e mi trascina sul divano e i ragazzi fanno la stessa cosa.
<<Tutto bene.>> incrocio le gambe e lo guardo.
Era veramente una bella famiglia.
<<Vado un attimo in cucina a vedere come sta procedendo il pranzo e poi torno.>> mi sorride e si alza e va in cucina.
<<Hervè? Sta bene?>> chiedo mentre bevo un sorso d'acqua che mi aveva portato Lorenzo.
I tre fratelli rimangono immobili e mi guardano come se avessi detto qualcosa di sbagliato.
<<Papà è morto due anni fa..>> dice Arthur appoggiando le mani sulle sue ginocchia.
Li guardo e chiudo gli occhi immediatamente.
Alcune lacrime scivolano lungo le guance e mi copro il viso con le mani iniziando a singhiozzare.
<<Hey, Hey, calmati, è tutto okay.>> mi abbraccia di scatto Charles.
Scuoto la testa.
<<No, non lo sapevo nemmeno. Non vi ho nemmeno fatto le condoglianze, manco sono venuta al funerale. Tutto perché avevo smesso di seguire la formula. Mi dispiace così tanto.>> lo guardo e lui mi bacia dolcemente.
<<Non è colpa tua, vai tranquilla. Ora papà e Jules si sono ritrovati.>> annuisco e chiudo gli occhi mentre lui continua a baciarlo le labbra.
<<Come siete dolci, da quanto?>> fa ritorno Pascale, avvicinandosi a Lorenzo mentre gli cinge la vita.
Charles si stacca leggermente ed inizia a sorridere.
<<Non stiamo ancora insieme, o almeno non ufficialmente, ma vogliamo riprovarci.>> dico al posto suo mentre guardo Pascale, mi alzo e l'abbraccio forte.
<<Non lo sapevo, mi dispiace così tanto. Era come il mio terzo papà.>> lei mi accarezza la testa <<E per lui eri come la figlia che ha sempre voluto, sapevo appena ti ho visto che non ne avevi la minima idea, ma va bene. Non è colpa tua. Ora andiamo che è pronta il pranzo.>> annuisco e ci avviamo verso la sala.
Mi siedo accanto ad Arthur ed iniziamo a mangiare parlando del più e del meno.
Mi era mancata questa famiglia.
Mi erano mancati tutti questi momenti con Charles.
Per fortuna, che ho iniziato a dare ascolto al cuore.

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