Capitolo undici.

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8 settembre 2019
📍 Monza, Italia

<<ci sei vero oggi?>> mi chiede Daniel al telefono mentre mi chiudo la porta alle spalle.
<<si Dan, sono già in Hotel, però non so se venire o no, nel senso, potrei aspettarlo fuori dal suo hotel.>>
<<Ma che stai dicendo? Assolutamente no, tu vieni e stai con i suoi parenti. Non farti venire un attacco di panico, per favore. Ho bisogno che tu ci sia, e anche lui ha bisogno di te. Quindi ora muovi quel tuo bel culetto e vieni al circuito.>> mi dice con tono serio ed io alzo gli occhi al cielo.
Per tutto il mese di agosto io e Daniel non ci siamo mai mollati un secondo, siamo diventati molto amici, avevo bisogno di qualcuno che avesse visto quello che era successo, con occhi diversi, avevo bisogno di questo, di loro, di Daniel, di Lando, di Carlos, di Max e di Lewis.
Ma allo stesso tempo, non volevo tornare in quel mondo.
Non volevo, non me la sentivo.
Tutto mi ricordava ancora Jules.
<<hey, ci sei ancora?>> mi chiede Daniel sospirando rumorosamente.
<<si scusa, solo che, non me la sento ancora.>> ammetto ed esco dall'hotel.
Chiudo gli occhi ed inspiro l'aria ancora calda, il sole maestoso che emanava ancora caldo.
Sembravo una pazza, occhi chiusi, il volto rivolto al sole.
Si decisamente una pazza, ma venivo da Londra, non ero abituata a questo sole.
<<si che puoi farcela Em, ricordi la lettera di Jules? Quella che ti ha scritto per i tuoi diciotto, che la custodisci gelosamente nella tua borsa? Quella che non fai leggere a nessuno? Ecco. Rileggila. Datti la carica, la forza di ritornare ai circuiti. Charles ha bisogno di te. Hai visto che cos'ha fatto in Belgio eh? Ha fatto una pole! Solo perché tu gli hai scritto, augurandogli buona fortuna. Lui ha fatto una pole! Chissà cosa farà ora che sei qui!>> ammette ed io riapro gli occhi.
<<Emelie!>> esclama contendo.
Sbarro gli occhi.
<<devo lasciarti, ci vediamo dopo, forse.>> chiudo la chiamata senza che lui potesse replicare e rimetto il telefono.
<<è da tanto che non ti vedo.>> mi abbraccia di scatto, <<come stai? Tutto bene?>> mi chiede mentre si stacca e mi guarda negli occhi, con le mani appoggiate sulle mie spalle.
Annuisco mettendomi una ciocca dietro all'orecchio.
Cosa ci faceva qui?
Cosa voleva da me?
<<Sono contento, sei sempre bellissima, anche con questo taglio.>> dice mentre mi tocca i capelli, ormai corti.
<<Jules lo diceva sempre.>>
<<cosa vuoi Adrian Sutil?>> chiedo spostandomi definitivamente da lui.
<<Il tuo perdono, tu non mi hai mai perdonato. E vorrei tanto.>> mi appoggia una mano sulla guancia accarezzandomela con il pollice <<vorrei tanto che tu lo facessi, per Jules.>> gli sposto la mano bruscamente.
Odio fare le sceneggiate davanti a tutti, ma lui mi è sempre stato sul cazzo.
<<Non ti perdonerò mai Adrian. Non so che cosa tu ci faccia qui, ma stammi lontano. Non voglio più vederti, se Jules è andato via, è solo colpa tua.>> inizio a correre il più lontano possibile da lui e dopo due ore, più o meno, mi ritrovo all'entrata dell'autodromo.
Mi piego mettendo le mani sulle ginocchia e cerco di respirare.
Non ora,
non qui.
Mi rimetto dritta ed inspiro profondamente per poi espirare subito dopo.
Entro a grandi passi nell'autodromo e vado alla ricerca del box della Renault senza guardare in faccia nessuno.
Appena scorgo tutte le persone in giallo, capisco di essere arrivata.
Sorrido, facendo vedere il pass che mi aveva dato Daniel pochi giorni prima ed entro nel box ed allungo il collo cercandolo.
Lo riconosco.
Mi salutava con le mani in alto, ed un sorriso luminoso.
Gli sorrido andando verso di lui e aprendo le braccia, appena siamo a pochi centimetri di distanza, mi abbraccia calorosamente.
<<Sono così contento che sei qui!>> mi stringe di nuovo, facendo staccare i piedi da terra.
Soffoco una risata e gli appoggio le mani sulle spalle per staccarmi un po' da lui.
<<Se vuoi, puoi rimanere qui. Almeno qui, nessuno ti guarda male.>> mi da un bacio sulla guancia ed io annuisco.
Mi fa sedere sui divanetti e si piega davanti a me.
<<Resta qui, ti prego.>> mi bacia la fronte, mi sorride e si rialza per poi uscire fuori dal box.
Dopo un paio di minuti la gara inizia e per Daniel procede bene e appena arriviamo al 52 esimo giro Daniel è quarto.
Sospiro e mi appoggio allo schienale chiudendo gli occhi.
Il suo sorriso ancora impresso nei miei occhi.
Le sue labbra ancora sulle mie guance.
La sua voce ancora nelle mie orecchie.
Lui ancora nella mia testa.
Riapro gli occhi e guardo l'uscita del box, e come per magia, lo rivedo.
Come cinque anni fa.
Prima di andar via per sempre.
Non c'è la facevo.
Non potevo restare lì,
non riuscivo.
Non respiravo.
Avevo bisogno d'aria.
Mi alzo di scatto ed esco fuori dal box per poi bloccarmi.
Un boato dalla folla mi fa fermare e subito dopo dei aerei sfrecciano in cielo creando la bandiera italiana.
Ciò significava solo una cosa:
vittoria della Ferrari.
Un signore vestito rosso dalla testa ai piedi mi passa accanto e mi scuote tutto contento.
<<Abbiamo vinto! Charles Leclerc il predestinato ci fa sognare! Dopo nove anni!>> urla tutto euforico per poi correre verso il podio.
Scuoto la testa a sconcertata per poi dopo sorridere come un'ebete.
Però, non riuscivo a muovermi.
Volevo correre verso Charles e abbracciarlo, digli che era stato fantastico.
Ma non riuscivo a muovere nessun passo.
<<Em? Ciao!>> mi saluta Lando con la mano.
<<Ciao Lando!>>
<<Che ci fai qui tutta sola?>> mi chiede spostando la testa di lato per guardarmi meglio
<<Nulla, non riesco.>>
<<A fare cosa?>>
<<Em!>> sento Daniel richiamarmi e poi subito dopo un braccio sulle mie spalle.
<<Ci penso io a lei Lando, grazie per non averla fatta scappare. Comunque sei stato molto bravo.>> gli da una pacca sulla spalla e lui sorride.
<<Grazie, anche te. Complimenti per il quarto posto, ciao Em, spero di rivederti.>> mi da un bacio sulla guancia e subito Daniel mi trascina verso il podio.
<<Ora. Tu, appena lui sale, entri dentro, così appena lui ritornerà dentro, ti vedrà. Inteso?>> mi comunica ed io annuisco velocemente.
Non avevo capito niente, ma va bene così.
Dopo pochi minuti Charles entra e sale sul gradino più alto ed alza il trofeo.
L'immagine più bella di sempre.
Il suo sorriso.
Daniel mi spinge verso l'interno ed io mi ritrovo in una stanzetta con un divano, un tavolo con i caschi dei tre classificati e dei sgabelli.
Mi siedo su uno sgabello ed accarezzo il caso di Charles.
Era meraviglioso, come lui.
<<Si beh, mi conviene fare prima una doccia. Ci troviamo all'hotel, si dai poi dopo ci organizziamo!>> sento la voce di Charles e mi alzo di scatto.
Prendo una ciocca di capelli tra le dita e ripenso ad un discorso intelligente, e sensato, del perché sono qui.
Ma non riesco a pensare a niente non appena lo vedo entrare con il trofeo in mano.
Si blocca al centro della stanza ed io gli sorrido, avvicinandomi a lui.
Lui appoggia il trofeo sul tavolo e mi avvicina a lui abbracciandomi forte.
<<Sono così contento che sei qui. Ma..>> mi stacca per guardarmi meglio <<come stai? Come hai fatto ad entrare? Hai avuto un attacco?>> mi accarezza la guancia e mi guarda negli occhi, decisamente preoccupato.
Gli sorrido.
Amavo quando si preoccupava per me.
<<Sto bene, ed è grazie a Daniel. Certo quando ero nel box della Renault, ad un certo punto volevo scappare, mi veniva in mente lui e non riuscivo a respirare. Ma poi appena sono uscita, ho visto gli aerei passare sopra di me con le scie tricolore ho capito che, tu.>> gli punto il dito contro il petto <<avevi vinto.>> lui mi sorride e mi bacia dolcemente.
<<sono così felice che sei qui con me e che sei riuscita a superare le tue paure.>>
Mi stringe di nuovo ed io allaccio le braccia attorno al suo collo.
<<Ti amo Lie>> mi sussurra all'orecchio baciandomi la guancia.
<<Ti amo anche io Charles.>>
E poi,
di nuovo,
ho bisogno
di baciarlo
fino ad avere le labbra
gonfie e rosse.

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