Capitolo diciassette.

1.2K 33 0
                                    

17 luglio 2016
📍Monte Carlo , Monaco

Ricominciare è difficile perchè è qualcosa di invisibile.
Nulla di ciò che ci sta intorno ricomincia mai. Si potrebbe dire che non è vero, che il sole sorge e tramonta ogni giorno, che le maree si ingrossano e si ritirano, che gli animali dei boschi si svegliano dal letargo, ma non è mai un inizio.
É anzi il contrario di un inizio, è un cerchio, una spirale di ripetitività, una trappola rotonda che ti culla sino a quando non sei troppo stanco per ribellarti alla sua infinita rinascita.
Ci ripromettiamo di ricominciare, giriamo pagina al calendario appeso alla parete, ci guardiamo allo specchio con sguardo luminoso di determinazione, ci prepariamo pranzo, studiamo, lavoriamo, guardiamo un film, andiamo a dormire, ci svegliamo, ci guardiamo allo specchio con determinazione, mangiamo, lavoriamo, ci laviamo, andiamo al bar, ci addormentiamo.
Non ricominciamo mai o ricominciamo ogni secondo.
Non fa differenza perchè comunque vada resteremo le uniche cose mobili in un mondo immobile; l'unica mente pensante che penseremo mai e questo ci deve bastare.
E nel frattempo, è passato un anno.
Un anno senza di lui.
Era difficile pensare ad una vita senza di lui, era sempre presente per me, per la sua famiglia e anche per Charles.
Sempre ventiquattro ore su ventiquattro.
Ma ora, da un anno, non riesco a pensare ad altro.
Non riesco a pensare che già è passato un anno, da quel giorno che mi hanno chiamata.
L'unico giorno,
che per qualche motivo avevo deciso di andare a casa per stare con la mi famiglia,
lui ci ha lasciati.
Ho paura ad andare avanti,
ho paura di rovinare tutto quello che lui ha creato, che ha lasciato.
Ho paura ad andare avanti, senza di lui non riesco a fare gran parte delle cose, per la mia pigrizia, ma anche per la mia bassa autostima,
ho paura di riprovarci con Charles, era l'unico che riusciva a non farci litigare, e ora non riusciamo nemmeno a salutarci.
Ho paura ogni volta che arriva la fine dell'anno, perchè l'idea che sarà un altro anno senza di lui mi divide in due,
e lui non torna mai, non tornerà mai, perché non può.
Stare qui, seduta in riva al mare, dopo un anno, dopo tutto è rilassante.
Rilassante perché, alla fine è vero, questa spiaggia mi ricorda Charles e la discussione che abbia avuto su quelle sdraio, mi ricorda anche tante cose belle con Jules, ma alla fine è sempre stato il mio posto, dove venivo per cercare un po' di pace, anche con me stessa.
E chissà un giorno, magari, avremo un tempo per stare vicini a guardare il mare.
Avremo un silenzio solo nostro per dire cose che si spiegano senza parlare.

*****

<<Sono davvero contenta che sei venuta a farci visita, vieni quando vuoi, ci fa davvero piacere.>> mi libera da un abbraccio stritola costole che solo Jules e sua madre riuscivano a farlo.
Le sorrido e abbraccio calorosamente Philipe.
<<Christine ha ragione, quando vuoi vieni pure, ci fa piacere.>> mi da un bacio sulla testa
Gli sorrido e chiudo il bagagliaio del taxi. <<abbi cura di splendere Emelie.>> mi giro lentamente, era così strano.
Quella frase, mi risuonava nella testa con la voce di Jules, tutti i giorni dall'incidente, e ora.
Per la prima volta.
Non la sento più.
Per la prima volta, non l'ho immaginata.
Philipe me l'ha appena detto.
Gli sorrido e annuisco, abbracciandoli di nuovo, per poi salutarli e salire sul taxi diretta verso l'aeroporto.
<<Aspetta>> Philipe blocca il taxi e dopo poco Christine arriva con una lettera.
<<Jules, l'ha scritta non appena le cose tra te e quel ragazzo erano andate male...non ha mai avuto l'occasione di dartela.>> ammette porgendomela.
La prendo un po' titubante e sospiro ringraziandoli.
Li saluto di nuovo e il tassista parte subito.l dopo.
Un'altra lettera.
Altre lacrime, di sicuro.
La metto in borsa, consapevole che il viaggio sarebbe stato corto ed infatti dopo una decina di minuti arriviamo al l'aeroporto.
Ringrazio il tassista pagandolo e prendo le valige.
Percorro velocemente la strada che mi porta al check-in ed imbarco le valige, poi vado al gate e mi siedo aspettando di salire.
La leggo adesso o dopo?
Meglio dopo.
Non vorrei mai piangere davanti a tutti.
<<Ciao scusa se ti disturbo, ma che ore sono?>> mi chiede un ragazzo.
Alzo lo sguardo verso di lui e controllo l'orologio che stava dietro di lui.
<<Sono le 15:25.>> lui mi sorride e si siede accanto a me.
<<pensavo di essere in ritardo ma invece no. Anche tu a Londra?>> mi chiede ed io annuisco.
Continua intensamente a parlarmi della sua avventura qua a Monaco e non smette un attimo.
<<Scusa ma non mi interessa. Davvero.>> mi alzo raccogliendo la borsa che avevo lasciato per terra e mi metto in fila.
<<Scusa volevo solo fare conversazione.>>
<<non mi interessa, è un momento no, una giornata no, una settimana no, un mese no, un anno no. Per cui non mi interessa della tua avventura a Monaco, o di Montecarlo quanto hai vinto oppure di tutto il tuo giro dell'Europa mega galattico.
E ah, l'orologio era lì. Potevi solo alzare lo sguardo.>> dico e porgo il mio biglietto al signore e aumento il passo salendo sull'aereo.
Mi siedo al mio posto e mi allaccio la cintura tirando fuori dalla borsa la lettera.
Le mani e le gambe tremavano di già, solo leggendo il mio nome.
La sua scrittura era sempre meravigliosa.
La apro delicatamente, stando attenta a non romperla.
"Sono le 4 e 44 del mattino, e sono qui a scriverti questa lettera, anziché dormire accanto a te, perché vorrei dirti che ogni mattina dovresti svegliarti e guardarti allo specchio e guardarti sempre per qualche secondo e vederla ferma lì, l'immagine di te, di te che sei stupenda, di te che quando sorridi lo sai fare con il cuore, con le guance, con gli occhi grandi che hai.
E anche se stai a pezzi devi sorridere, devi far uscire il sole che è in te.
Perché non ho mai visto nessuno illuminare il cielo come sai fare tu.
Vorrei dirti che l'amore arriva, che quello che hai vissuto fino ad ora forse non era per te.
Tu hai ancora bisogno di qualcuno che si prenda cura di te, che non ti annulli ma che ti faccia vivere per davvero.
Vorrei portarti a cena questa sera, dove vuoi tu, a mangiare tutto quello che vuoi tu.
E passeggiando per le strade di Londra quando la luna illuminerà ogni cosa, ti abbraccerò forte e ti dirò che la vita va vissuta in due , perché in due il buio fa meno paura.
E che tu, per quella che sei, proprio per come sei, meriti qualcuno che ti ami più di quanto le stelle possano amare l'universo.
Le feriti che hai sono solo passeggere, ogni cosa guarisce, anche il cuore.
Abbi cura di splendere Lie.
Tuo per sempre,
Jules.
ps ora torno a dormire, non ti mollerò mai.
Promesso.

Richiudo la lettera e la rimetto nella sua busta lasciandola cadere nella borsa, asciugandomi l'ultima lacrima.

Alla fine mi hai mollata.

E per sempre.

****

SONO TORNATA.
Scusate l'assenza di questo mese, ma vi giuro, non avevo idea di cosa scrivere.
Avevo il blocco.
Però alla fine rieccomi con un altro capitolo strazianteeeee!
Spero che vi piaccia!
AMBRA22

Prenditi cura di meOù les histoires vivent. Découvrez maintenant