Capitolo ventitre

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14 febbraio 2020
📍Parigi

Un mese dalla nostra "pausa di riflessione" che giorni fa si è trasformata in una vera e propria fine.
Lui ha messo il punto e ha cambiato il libro.
Mi ha lasciata,
da sola,
di nuovo.
Sospiro guardando l'alba dalla mia finestra.
Appena Charles ha chiuso con me, ho deciso di partire e venire a Parigi.
L'unica città che sento mia.
Ma ovunque vada, lui mi viene in mente.
Sempre.
Appoggio la testa sul palmo della mano e prendo in mano il telefono.
5:57 a.m
San Valentino.
È arrivato anche questo giorno.
Credo non ci sia niente di peggio del 14 febbraio per chi ha il cuore a pezzi.
Chissà cosa sta facendo, chissà cosa sta pensando, chissà se mi ha pensato.
Non mi è mai pesato essere sola a San Valentino, l'ho sempre ritenuta una festa non essenziale.
Senza dubbio, ho sempre visto questo giorno come la celebrazione dell'amore, non della coppia, ma delle persone innamorate e di persone innamorate ne è pieno il mondo.
E di persone innamorate che non stanno con le persone che amano ne è pieno il mondo.
Ed io non sto con lui.
Chissà cosa sta facendo, chissà cosa sta pensando, chissà se mi ha pensato.
Un mantra che dentro la mia testa si ripete da un mese.
Non so cosa mi aspettasi, o forse è più corretto dire che non lo voglio ammettere.
Perché dire che lo stavo aspettando, che speravo di ricevere un messaggio, è davvero troppo anche per me.
Non avremmo festeggiato San Valentino, vorrei che lo sapesse.
Non mi sarei aspettata fiori, cioccolatini, regali, neanche una rosa.
Davvero.
Avrei voluto passarlo facendo le solite cose.
Scegliere una serie tv o un film che non avremmo mai visto perché ci saremmo persi a baciarsi, ad accarezzarci, a guardarci negli occhi.
Magari avremmo mangiato dei biscotti e poi ci saremmo messi a ridere per una cosa stupida che magari ci era successa durante la giornata.
Ci saremmo sdraiati e lui mi avrebbe accarezzato il braccio e mi avrebbe dato un bacio sulla fronte e io avrei sorriso contro la sua felpa e avrei annusato quel suo odore così buono.
Saremmo stati noi dentro la nostra bolla, noi e il mondo fuori, noi e tutto quello che ci serviva.
Invece lui stasera esce con i suoi amici, forse va a ballare, così mi hanno detto.
Mentre io uscirò con un amica che non lo è più da molto tempo e ci faremo compagnia a vicenda per non sentirci delle fallite sentimentali che scelgono di amare la persona sbagliata.
Vorrei che ad un certo punto della serata un mio piccolo pensiero gli arrivasse, non per rovinargli la serata, non vorrei mai.
No perché se è felice allora devo esserlo anche io.
È quasi un obbligo, lui è felice e prima o poi lo sarò di nuovo anche io.
Se gli dovesse arrivare il mio pensiero e si fermasse a chiedersi cosa sia successo, ti prego chiedilo anche a me.
Che prenda in mano quel suo dannato telefono, e scrivimi che ti manco.
Sputiamo in faccia a tutto quello che ci sta tenendo lontani.
Dio, che illusa che sono, ancora credo di venirgli in mente, ogni tanto.
Una patetica illusa.
Io lo so, lo so che non mi pensa mai, non sono scema, è solo che delle volte fingo di esserlo.
Per non vedere, per non sentire, per non piegarmi al dolore totalitario e destabilizzante che sento quando mi ricordo che lui se n'è andato di nuovo senza intenzione di tornare.
Allora niente, non so più neanche cosa dirgli, perché oggi è San Valentino, io ho il cuore distrutto e lui andrà a guardare il culo delle altre sculettare in una discoteca.
Un giorno sarò felice.
Voglio cambiarlo il mantra di oggi, certo forse è un po' tardi, ma ci provo lo stesso.
Un giorno sarò felice.
Un giorno non penserò più a Jules.
Un giorno riuscirò a stare con lui, senza avere la testa piena di ricordi di Jules.
Un giorno sarò felice,
ma non ora,
non adesso,
non senza di lui.

***

Flashback
  

15 gennaio 2020
📍Monaco

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