Capitolo trentasei

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6 dicembre 2020
📍Londra

Sospiro sonoramente e per la centesima volta  rifiuto la chiamata.

Mio padre, mi continuava a chiamare senza motivo -visto che sapeva, sia lui che mia madre- che a quest'ora ero in tribunale.

In più ho sempre odiato i tribunali, l'ansia di finire in carcere, l'ansia di poter perdere la sentenza, l'ansia per tutto.

E anche se per la maggior parte della mia vita, i tribunali li vedevo solo in televisione, ora, ero seduta, vicino al mio avvocato e davanti a me c'era il giudice.

Ed era tutto vero.

<<Allora signorina Roberts.>> mi richiama il giudice e riporto poi tutta l'attenzione su di lui.

<<Avrete la custodia alternata, lei lo avrà dal giovedì ( in quei rari casi in cui Charles dovrà partire prima per una gara) alla domenica, il signor Leclerc invece dal lunedì a mercoledì. Seguirete un calendario e vi occuperete del bambino, in modo uguale. Qualsiasi cosa dovesse succedere fra voi due, dovete dirlo ai vostri avvocati. La sentenza è chiusa.>> sbatte il martello di legno e si alza lasciando l'aula.

Pensavo peggio.

Mi alzo dalla sedia e ringrazio con una stretta di mano il mio avvocato uscendo poi dall'aula per chiamare mio padre.

Mi accorgo di aver ricevuto, in quei pochi minuti, almeno trenta chiamate da mio padre, quindici da mia madre e dieci da Liam.

Sospiro e mi mordo il labbro inferiore e schiaccio sul nome di mio padre, sperando che mi risponda.

Sospiro di nuovo nel non ricevere nessuna risposta è provo a chiamare mia mamma ma Liam mi precede.

<<Pronto? Cosa vi sta succedendo? Lo sapevate che ero in tribu->> non riesco a finire la frase che mi accordo che Liam ha il fiato corto.

<<tutto bene Liam?>>

<no. Cioè io sto bene, tuo padre però no. Oggi andava a caccia con i suoi amici, ricordi?>> annuisco ricordandomi.

<<beh..non so come dirtelo Em..>> sento il cuore sgretolarsi piano piano e poi delle voci.

Mia madre.

<<Emelie, vieni all'ospedale.>>

<<Perché cos'ha avuto papà?>>

<<vieni, no- non voglio allarmarti.>> dice tra un singhiozzo e l'altro.

<<Mamma.>> la supplico.

<<Ha avuto un infarto, ed è molto grave.>> ammette e in quel momento sento il cuore spezzarsi in mille pezzi.

Il telefono mi cade a terra e le gambe mi cedono facendomi cadere in ginocchio.

Non cado, perché Charles ha avuto i riflessi pronti ed è riuscito a tenermi fra le sue braccia prima che potesse succedere qualcosa.

Prenditi cura di meWhere stories live. Discover now