Capitolo quindici.

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5 ottobre 2019
📍Londra

Di solito il 5 ottobre lo passo con i genitori di Jules, ma dopo quattro anni, avevano deciso di partire e di viaggiare, senza pensare a quello che era capitato.
E così, mi sono ritrovata a passare questo sabato con la mia famiglia e con Charles.
<<Allora, quando il matrimonio?>> ci chiede mio zio che era difronte a noi con in braccio suo figlio piccolo.
Charles ridacchia un po' in imbarazzo e mi prende la mano stringendomela forte.
<<Beh, magari molto presto.>> mi guarda e mi fa l'occhiolino mentre sfoggia il suo sorriso migliore, con le sue fossette in bella vista.
Gli sorrido, diventando rossa in volto e riposo l'attenzione su mio zio Gigi.
<<Zio, abbiamo 22 anni. È un po' troppo presto.>> ammetto e mi rimetto composta mentre Charles mi guarda.
<<Dai Gigi, si sono persi e poi ritrovati così tante volte che adesso hanno scovato il coraggio di stringersi troppo forte per essere sicuri di non perdersi di nuovo, dagli tempo.>> si mette in mezzo mia madre giocando con un pupazzo per far divertire il piccolo Riccardo.
<<E poi magari, prima arriva il nipotino.>> dice prendendo alla fine in braccio Riccardo.
<<non voglio diventare nonna a 60 anni eh!>> dice di nuovo.
Alzo gli occhi al cielo e Charles si mette a ridere.
<<Dai Em, sta solo mettendo in chiaro che ci dobbiamo dare da fare in questi quindici anni. Abbiamo tempo.>> mi sussurra all'orecchio baciandomi l'angolo della bocca.
Annuisco e lo guardo.
<<Tu, quindi, vuoi un figlio?>> chiedo e lui annuisce
<<perché tu no? Io voglio sposarti e voglio diventare padre e voglio che tu sia la madre dei nostri quattro figli.>> mi bacia il naso
<<quattro figli? Davvero?>> chiedo mentre metto le braccia attorno al suo collo << e dimmi,il sesso? Hai già anche deciso il nome per caso?>> chiedo ridendo mentre tutto i presenti ci puntano gli occhi addosso.
<<certo, tre maschi e una femmina. Solo una perché diventerei troppo geloso, ho bisogno di tre maschi per seguirla se, e dico se, avrà degli appuntamenti.>> ammette ed io sorrido mentre lui rimane serio.
<<comunque, i maschi potrebbero chiamarsi o con nomi italiani tipo: Federico, Edoardo e Matteo oppure inglesi tipo: Tyler, Michael e Aaron, e logicamente uno di loro, il primo, avrà come secondo nome Jules.
Mentre la bimba o Emily o Grace.>> ammette ed io sorrido di nuovo mentre lui si sporge in avanti e si inclina leggermente a destra.
<<perché sorridi?>> mi chiede sorridendomi
<<perché mi sorride l'idea, i nomi mi piacciono e mi piace l'idea che tu possa essere geloso nel caso dovessimo avere una figlia femmina. E poi certo, io voglio sposarti e avere dei figli con te. Ma pensiamoci più in là, ad esempio quando avremo 24 anni.>> ammetto e lui annuisce baciandomi.

****

Mi sistemo meglio sul divano e incrocio le gambe mentre guardo davanti a me.
Charles, seduto sul divano, in mezzo a mio padre e mio zio, parlavano del gran premio.
Non smettevo di guardarlo.
Non smettevo di guardare ogni suo movimento, come se non lo avessi mai guardato.
Eppure l'ho sempre guardato.
Infatti tra di noi è così, ci perdiamo e ci ritroviamo.
Capiamo noi stessi negli occhi dell'altro e non finiamo mai di stupirci.
I pensieri in perfetta sincronia le menti accordate  e i sentimenti in armonia.
Fragili, sì.
Ma forti nelle nostre scelte.
Avremmo la capacità di annientarci  ma siamo l'uno appoggio dell'altro e se uno cade anche l'altro cade.
Se starà male soffrirò come un fiore calpestato, se starò male io, sarà come un lampione che non vuole accendersi e mi cercherai nel buio.
Così diversi  come l'afa e il gelo così simili come i granelli di sabbia.
E andrò a cercarlo ogni volta che si perderà e non troverà più la strada.
Io sarò quella luce che lo guiderà a casa e sentirà la mia voce che chiama il suo nome e non si girerà, ma saprà che sono dietro di lui.
Deve tenermi stretta, forte perché la sera è difficile restare da soli perché senza lui il mondo è un po' meno colorato.
E basterà vederci per capire, nessuna parola quelle sono inutili.
Ma ogni parola ci aprirà di più il cuore lo fanno esplodere lo fanno sentire vivo che lo fanno battere forte fortissimo finché non ci chiude lo stomaco finché non ci tremano le gambe.
Tutto è così chiaro. 
Sguardi che riassumono pagine abbracci che racchiudono lacrime  sorrisi che traspirano grazie.
Solo i nostri limiti ci contengono e ci danno il ritmo. 
Come un battito del cuore,  come una sinfonia.
<<Hey.>> mi dice non appena si mette accanto a me, appoggiandomi il braccio attorno alle spalle.
<<Charlie.>> gli dico e lui mi guarda con le sopracciglia alzate.
<<Charlie? Da quanto non mi chiamavi così?>> mi chiede ridacchiando.
<<Da un po'... >>
Si avvicina e mi bacia dolcemente le labbra ed io lo avvicino ancora un po' di più verso di me, stringendo la maglia con la mia mano.
<<Andiamo ad abitare insieme.>> dico tra un bacio e l'altro.
Lui si stacca leggermente per sorridere ampiamente.
<<Davvero?>> chiede, incredulo, con voce stridula.
Sorrido ed annuisco per poi dopo essere travolta dalle sue braccia.
<<Dove però?>> chiedo e lui mi guarda negli occhi.
<<A Monaco o a Londra, scegli tu.>>
<<Monaco>> dico senza pensarci.
Monaco era la mia città, la nostra città.
La città di Jules.
La città di Charles.
La mia città.
Avrei trovato lavoro da Louis Vuitton, tranquillamente.
Quindi perché avrei dovuto pensarci su?
È un'occasione da prendere al volo, senza pensarci su due volte.
<<Sicura? Hai tutto qua a Londra, hai Liam, Emily, il lavoro.>> dice accarezzandomi la guancia.
<<Ma a Monaco ho voi due.>> ammetto accarezzandogli la mano.
Lui annuisce e chiude gli occhi mentre io gli bacio, di nuovo, le labbra.
Bene, ci saremmo dovuti trasferire, insieme.
Inizia l'avventura!

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