Capitolo quattordici.

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1 Gennaio 2018
📍Monte Carlo ,Monaco

In fisica quantistica, se due particelle interagiscono tra loro per un certo periodo di tempo e poi vengono separate, non possono più essere descritte come due entità distinte, perché tutto quello che accade ad una continua ad influenzare il destino dell'altra. Anche ad anni luce di distanza.
Quando due persone che si sono legate, si separano, continuano a rimanere in contatto anche a distanza, in quanto non sono più entità distinte, sono un'unica cosa.

Così è stato, quando ho rivisto Charles per la prima volta, dopo quattro anni.
Non l'avevo mai dimenticato, e non era mai andato via da me, era rimasto in qualche modo, legato a me.
Era seduto, su un divanetto di una discoteca in zona a Monaco, da solo, mentre beveva qualcosa di alcolico.
Aveva lo sguardo fisso, gli occhi impiantati da qualche parte davanti a lui, un'accenno di barba gli decorava il viso, la mascella serrata e le labbra sembravano screpolate.
Strano, fidanzato e con le labbra screpolate!
<<Em, dai! Vieni con me a ballare!>> mi incita Liam a seguirlo verso la pista.
Non che non voglia, ma solo che, se andavo in pista a ballare, molto probabilmente mi nota.
Ed io, non voglio.
Scuoto energicamente la testa ma inutilmente, perché dopo pochi secondi mi ritrovo trascinata in pista.
Alzo gli occhi al cielo e li in quel momento incontro il suo sguardo.
Sulla sua guancia compare una fossetta, quella, anzi quelle, fossette, mi erano mancate tanto.
Come lui, del resto.
Sotto le note di Are You With Me, Lost Frequencies, Liam, Emily e altri ragazzi, ballavano e si scatenavano con i bicchieri rivolti verso l'alto.
Io ero bloccata ed in imbarazzo.
Forse più per loro che per la situazione che si era creata.
<<Em, ma quello non è Charles?>> mi chiede Liam avvicinandomi al mio orecchio.
Scuoto la testa.
<<No>> dico velocemente <<ho sete, volete qualcosa?>> chiedo e loro scuotono la testa.
Mi avvicino al bancone e mi alzo sulle mezze punte per farmi vedere dal barista.
Un ragazzo mi passa davanti facendomi quesì cadere e si mette davanti a me facendo sì che il barista non mi possa più vedere.
<<No ma grazie.>> dico sbuffando e cercando di mettermi tra lui e un'altra ragazza che era appoggiata al bancone.
<<Due Margarita, grazie.>> dice il ragazzo accanto a me ed io sbuffo di nuovo.
<<Che c'è, non ti piace più?>> mi chiede girandosi completamente verso di me e rimango senza fiato.
Certo che mi piaceva ancora, ma non potevo certo diglielo.
Sono troppo orgogliosa.
<<Ma, c'è di meglio. Potevi anche evitare, sono capace anche da sola.>> dico e ringrazio il barista dopo avermi dato il cocktail.
<<certo lo so, ma a me conoscono e quindi mi fanno prima di tutti.>> ammette sorseggiando il suo bicchiere.
Annuisco.
<<Sei raccomandato.>> mi giro verso la pista e lui mi prende per la mano.
<<Emelie.>> mi avvicina a lui, facendo appoggiare la mi schiena al suo petto.
Mi bacia la guancia ed io, inevitabilmente, sotto ad ogni suo tocco, chiudo gli occhi.
<<Emilie, ti prego. Non andartene.>> mi sussurra all'orecchio provocandomi mille brividi.
<<Charles, devo andare.>> sospiro e lui dopo un paio di minuti mi lascia la mano.
<<Onestamente, non so se devo trattenerti, o lasciarti andare. È stupido trattenere qualcosa che continua a farti del male, ma è anche stupido lasciar andare tutto quello che hai sempre voluto.>> mi dice per poi girarsi verso l'uscita ed andarsene.
È inutile che ora stia qua a piangere o a pensare a quello che mi ha detto.
L'ho voluto io.
Ho voluto io tutto questo casino.
Potevamo stare insieme, avere la nostra vita, andare avanti, insieme.
Ed invece, ho preferito lasciarlo, li su quella spiaggia, da solo.
Forse per paura, forse perché sono codarda.
O forse, solo ed esclusivamente, perché ogni volta che lo guardo negli occhi, mi viene in mentre Jules.
Ed ora, ferma in mezzo a mille persone che ballano e saltano sotto le note di Broken Arrows - Avicii mi ricordo, della lettera.
Mi ricordo di quella frase in particolare:
"Lie, ricordati di combattere sempre, sempre per quello che vuoi."
Forse un giorno, potrò ringraziare di persona Jules, per tutto quello che ha fatto, per le parole che mi ha detto.
Ma ora, come ora, devo assolutamente correre fuori.
Bevo tutto d'un fiato l'ultimo goccio rimasto nel bicchiere e corro fuori, facendomi spazio tra i corpi sudati, apro la porta e appena esco la richiudo facendola sbattere.
Mi ritrovo completamente sola, non c'è nessuno tranne una coppia che sta andando via.
È troppo tardi.
Lui,
il mio lui,
non c'è più.
Mi appoggio al muro prendendo una sigaretta dal pacchetto che tenevo sempre nella borsa.
Non ho preso il vizio, ma fumo nei momenti di stress, come questo.
E poi, tra un tiro e l'altro l'ho visto.
Con lei, come potrei dimenticarmi di lei.
Giada, quella con la chioma bionda, come la chiamavamo io e Jules.
Lui le teneva la mano, lei era sulle mezze punte pronta per baciarlo ed in una frazione di secondo si sono baciati.
Nella stessa frazione di secondo, lui si è girato verso di me, notando che lo stavo guardando.
Avrei voluto tanto digli:
"Tu e lei che vi baciavate davanti a me e tu che subito dopo ti sei girato a guardarmi.
Che c'è, vuoi una reazione?
Vuoi vedere attraverso i miei occhi e guardare il mio cuore andare in frantumi per l'ennesima volta a causa mia?
Dannazione lo so che state insieme.
Lo so io, lo sanno gli altri, lo sanno tutti.
Ci stai insieme?
E smettila cavolo, ti prego smettila di guardarmi così, come se stessi usando ogni briciola di buona volontà per non correre qui da me.
Smettila di guardare me, fissare me e sorridere a me mentre stai con lei.
Smettila di voltarti verso di me e guardarmi in quel modo lì ogni volta che ti passo vicino e non ti saluto.
Diamine, prova a pensare a me ogni tanto. Non ce la faccio a salutarti, perché se ti saluto poi ti abbraccio, e tra un abbraccio ed un bacio il passo è breve.. e sappiamo entrambi che non saremmo in grado di trattenerci.
Prova a pensare a me che nemmeno riesco a guardarti negli occhi senza avere le vertigini o a sentire la tua voce senza che mi si annodi lo stomaco, figuriamoci se riesco a dirti ciao.
Perciò fammi un favore: smettila.
Stai con lei, guarda lei.
Che se continui così mi fai credere che esista ancora da qualche parte quel 'Noi' che in realtà non esiste più."
<<Emilie, eccoti! Ma che fai qui al freddo? Tieni, metti la giacca che se no ti ammali.>> mi risveglia dai miei pensieri Emily, mettendomi la mia giacca sulle spalle.
Scuoto la testa, notando che Charles e Giada non c'erano più.
Mi giro verso Emily e con gli occhi lucidi appoggio la testa sul suo petto, scoppiando a piangere.
<<Lo amo, e sono solo una cogliona.>> dico tra un singhiozzo e l'altro.

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Prenditi cura di meWhere stories live. Discover now