Capitolo trentuno

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28 maggio 2020
📍Londra

<<Mamma, papà? Sono arrivata!>> urlo per farmi sentire non appena entro dalla porta, appoggio la borsa per terra e mi tolgo le scarpe e mi dirigo a destra per andare in cucina.

<<Emelie, amore mio.>> mi viene incontro mia mamma con le braccia aperte per abbracciarmi forte a lei.

<<come stai?>> mi chiede spostandomi leggermente da lei per guardarmi meglio e sistemarmi qualche ciocca di capelli fuori posto.

<<tutto bene, un po' di nausea.>> ammetto e lei mi sorride.

<<è normale, per un paio di mesi avrai questa nausea mattutina.>> ammette e mi porta in cucina con lei e mi fa sedere su uno sgabello della penisola.

Mi mancava stare a casa, con i miei, sentirmi ancora piccola.

<<Charles? Non l'hai più sentito? Comunque, Robert c'è tua figlia!>> urla la parte finale per farsi sentire da mio papà che era di sopra.

<<Arrivo Margharet!>> urla lui ed io sorrido.

Mio padre, colui che amavo più di ogni altra persona al mondo.
Certo, anche mia mamma, ma il papà è l'eroe e il primo amore per le figlie.

<<comunque no, non l'ho più sentito, lui non si è più fatto vivo e non mi interessa più.>> ammetto e mangio un pezzetto di carota che stava tagliando.

<<Emelie, non mangiare! Comunque vedrai che si farà vivo... gli uomini sono così, hanno bisogno di tempo.>> ammette e mio padre fa ingresso in cucina e le da un bacio sulla guancia per poi bloccarsi.

<<Figliola mia.>> con gli occhi lucidi allarga le braccia e ci fiondo subito.

La parte più bella di me, la mia roccia, la mia essenza, la mia anima.
L'unico che riesce e che riuscirà a calmarmi.

<<È un ragazzino, vedrai che capirà la situazione e si farà vivo.>> ammette mio padre accarezzandomi la schiena.

<<quanto ci vorrà? Nove mesi? O c'è o no. Non mi va che quando è nato lui compaia così all'improvviso eh!>> ammetto e stringo forte mio padre e lui in cambio mi bacia la testa.

<<vedrai che capirà i suoi errori e ritornerà.>> mi accarezza la schiena e mia madre si unisce a noi nell'abbraccio.

<<Em, sai forse non è il momento giusto per dirtelo ma..>> ci stacchiamo tutti e tre ed io mi giro a guardarla.

<<Dovresti dirlo anche a Philippe e Christine, comunque loro sono stati come degli zii per te e credo sia giusto che loro lo sappiano da te e non da nessun altro.>> mi accarezza la guancia dolcemente ed io annuisco.

<<Avevo in mente di andarli a trovare..>>

<<Sono a Parigi, se vuoi andare posso vedere se ti possono incontrare..>> si rimette alla penisola per continuare a cucinare mentre mio padre si appoggia ad un pilastro.

<<Certo, magari tra un paio di giorni, ora voglio stare un po' con voi.>> ammetto e mi sorridono dolcemente.

<<Allora vai pure a lavarti le mani che tra poco si mangia.>> mi sorride mia mamma ed io le sorrido di ricambio mentre mi dirigo verso il bagno.

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📍Monaco

Mi avvicino alla tomba di Jules che ancora, dopo cinque anni è addobbata di mille fiori e mi siedo davanti ad essa con una lettera in mano tutta stroppicciata dalle mie mani sudaticce.

<<Beh eccomi qui, in un giorno diverso, perché non è ne il 5 ottobre, ne il 17 luglio, e ne il 3 agosto ma è un semplicissimo 28 maggio e sono le 21 di sera e se guardi il cielo potresti pensare che siano le 18, ma cosa sto dicendo? Tu lo puoi vedere eccome... beh, sono appena stata dai tuoi che mi hanno offerto la cena e gli ho detto che ero incinta. E mi hanno detto quanto sono contenti e quanto tu saresti stato contento e vorrei davvero tanto poter vedere, anche solo per cinque minuti, la tua faccia, e il tuo sorriso.
Ma tu non sei più qui.
Dovrei leggerti questa lettera, ma non la leggerò, tanto la so a memoria.>> accarezzo la sua foto e mi asciugo le lacrime che stavano cadendo.

<<Vorrei dirti che smetterò di pensasti ogni giorno.
Vorrei dirti che non cercherò mai più qualcuno che ti somigli tanto, per ritrovare quel poco di te che, però, nessuno ha davvero.
Che non cercherò più i tuoi occhi tra la folla e nemmeno il tuo sguardo, sempre attento ad ogni mia minima mossa.
Vorrei dirti che non ascolterò più le nostre canzoni, con i finestrini abbassati ed il vento fra i capelli, a scompigliarmi i capelli.
Vorrei dirti che le albe non porteranno più il tuo nome, che il sole brillerà anche senza i nostri sguardi fissi su di lui.
Vorrei dirti che il mio cuore non perderà un battito, che la terra non mi mancherà da sotto i piedi ogni volta che mi sembrerà di sentire il tuo profumo o la tua voce roca.
Vorrei dirti che non penserò più al tuo sorriso mentre fisserò la luna, che i pancake saranno più buoni se preparati con Charles, che il mare mi calmerà comunque l'anima senza che tu mi stringa forte al tuo petto e che riuscirò ad addormentarmi prima dell'alba senza sentirti suonare le note di qualche canzone.
Vorrei dirti che ho dato ai tuoi genitori tutte le tue felpe e tutti i tuoi regali e lascerò che il tempo dissolva le nostre promesse, non destinate a compiersi.
Vorrei dirti che crescerò, comunque, anche senza la tua compagnia, che starò bene, che sarò felice da sola.
Che non avrò bisogno delle tue braccia a sorreggermi in piedi quando crederò di non saper gestire una situazione, che non ripenserò alla tua voce sussurrarmi quanto io sia sempre forte e determinata in ogni cosa che faccio.
Vorrei dirti che ad amarci non siamo stati così bravi, che non ci siamo stravolti la vita, che non siamo stati così importanti l'uno per l'altro.
Vorrei anche dirti, che adesso, sono felice.
E vorrei anche dirti, che se dovesse essere un maschio, lo chiamerò come te.
Vorrei dirti che con Charles sto bene, ma non è così.
Stiamo bene insieme, lo siamo stati e lo saremo sempre, perché finalmente io sono riuscita a dimenticarti, e il mio cuore ora è tutto suo.
Vorrei anche dirti, che tu rimarrai sempre una parte importante per me, ma lui, viene prima e ora verrà primo anche il bambino.>> bacio la foto di Jules e sospiro per poi mettere la lettera nella borsa ed esco dal cimitero per poi salire sulla macchina che gentilmente mi aveva dato il papà di Jules.

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Prenditi cura di meWhere stories live. Discover now