Capitolo 1: Lisette

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Il vento soffiava leggero, quando mio fratello venne a svegliarmi.

«Lisette, alzati,» mi scosse con decisamente poca delicatezza. L'accento era duro, tipico dell'est, ma le parole erano pronunciate nella lingua dell'ovest, un'abitudine risalente a quando eravamo bambini e io non spiccicavo una parola in Dothraki.

«Fottiti, Coryus,» mugugnai, coprendomi la testa col cuscino e girandomi dall'altra parte.

Poco dopo sentii la coperta che scivolava via dal mio corpo e un paio di mani piccole e callose che mi afferravano le caviglie, trascinandomi con forza giù dal letto. Imprecando, mi alzai in piedi, massaggiandomi il sedere e guardando storto il ragazzo che mi aveva tanto indelicatamente svegliata.

«Buongiorno, principessa,» sorrise lui, indicandomi la bacinella per le abluzioni con un'espressione nervosa. Adoravo mettergli fretta.

«Ciao, macellaio,» risposi per le rime, iniziando a sciacquarmi le braccia e il viso con tutta la calma e lentezza di cui ero dotata.

«Sbrigati a cambiarti: è giunto un messaggero per avvisare Illyrio che i Targaryen stanno arrivando.»

«Che gioia,» mormorai, specchiandomi nell'acqua increspata dai miei movimenti. Perché avrò sempre quest'aria stanca?, mi ritrovai a pensare, pettinandomi i capelli con le dita e spalmando un balsamo sulle lunghezze per cercare di farli stare a posto.

«Potresti almeno fingere di essere felice?» chiese Coryus, infastidito dalle mie costanti lamentele. «Dopotutto, potresti essere scelta per far parte del seguito dei due fratelli.»

«E perdermi tutto il divertimento con Magistro Maniaco che cerca di farti diventare la sua puttanella?» ridacchiai. «Mai.»

«Sai quali sono i patti, con lui. Noi due ce ne andremo di qui insieme: erano questi gli accordi che hanno stretto mamma e papà con Illyrio. Io non posso perderti di vista; senza di me rischieresti di commettere qualche imprudenza.»

«Aspetta che vado a cercare l'interesse che ho per questa faccenda: devo averlo perso. E comunque chi è l'imprudente?!»

Uscimmo dalla stanza.

«Quando smetterai di essere così cinica?» ignorò la mia osservazione sul mio carattere. «Jorah ti ha cresciuta come una signora da quando Cat Stark ti ha affidata a lui.»

«Quando mi importerà qualcosa di Cat Stark o della sua stirpe. Quella donna non mi ha mai sopportata e sinceramente mi stupisce che ci abbia messo così tanto tempo a sbarazzarsi di me. Tre anni sono pur sempre tre anni.»

All'apparenza la prendevo sul ridere, ma quella ferita mi faceva ancora male, nonostante fossero passati già nove anni da quel giorno.

«Elisabeth,» mi aveva detto quella mattina, mentre aiutavo i servi a preparare il pranzo. «Oggi succederà una cosa importante, per te.»

Nessuno mi chiamava con il mio nome completo, men che meno Catelyn Tully in Stark, che preferiva il più distaccato "Snow" sia per me che per mio fratello Jon. Già quello avrebbe dovuto farmi sospettare delle vere intenzioni della donna.

«Cosa succederà, mia signora?» le avevo chiesto invece, temendo che il silenzio avrebbe potuto essere peggiore di qualsiasi risposta.

«Lo vedrai... lo vedrai.»

Se n'era andata, lasciandomi nelle cucine con la curiosità a rodermi il cervello. Bella sorpresa, quando fui svegliata dal signor padre nel cuore della notte per essere portata su una nave dove Ser Jorah Mormont mi stava aspettando per portarmi via col favore delle tenebre.

Le cronache del Lupo e del DragoOpowieści tętniące życiem. Odkryj je teraz